Cos’è il Quantitative Easing (QE), noto anche come allentamento quantitativo o monetario e come funziona, spiegato in 7 passaggi.
Il Quantitative Easing (QE) è stata la “grande arma” usata dalle banche centrali per salvare le economie da una fine impietosa al tempo di mercati finanziari tanto voraci da essere capaci di fagocitare se stessi. Con l’allentamento quantitativo la Banca centrale europea (BCE) dal 2015 ha avviato un processo di acquisto di attività dalle banche commerciali, nel quadro di “misure non convenzionali di politica monetaria” che da eccezionali sono diventate la norma per salvare dal fallimento una intera economia.
Anche grazie a nuovi e potenti piani di allentamento quantitativo sono state salvate le economie a seguito dello shock esogeno all’economia causato dalla pandemia: vedasi il PEPP nell’area dell’euro. L’obiettivo del QE nell’eurozona è sostenere la crescita economica contribuendo al ritorno dell’inflazione su livelli prossimi al 2% seppur inferiori.
Spieghiamo in 7 rapidi passaggi come funziona il quantitative easing, altrimenti detto allentamento quantitativo, per poi passare ad una spiegazione più ampia.
Il sistema dell’allentamento quantitativo, quindi, spera nel maggior indebitamento di cittadini, famiglie e imprese per far riprendere i consumi e l’inflazione, per innalzare il tasso di occupazione nell’area dell’euro. Un sistema che ha dimostrato tutti i suoi limiti dal momento che l’accesso al credito non è stato realmente facilitato, ma a beneficiare dell’allentamento quantitativo sono stati maggiormente i mercati finanziari e le banche.
“Creazione e iniezione di liquidità nel sistema da parte delle banche centrali, mediante l’acquisto sul mercato di attività finanziarie come azioni, obbligazioni e titoli di Stato, con il duplice fine di sopperire al pericoloso calo per numero e consistenza di prestiti concessi a famiglie e imprese e di eliminare dal mercato i titoli tossici”, scrive treccani.it nella sezione Neologismi datata 2015.
In linea generale l’allentamento quantitativo può essere applicato da qualsiasi banca centrale al fine di stimolare la crescita economica, produttiva ed occupazionale del paese, e per sostenere il debito pubblico (ma non per ridurlo).
Il quantitative easing viene considerato una azione di politica monetaria aggressiva e dagli effetti anche pericolosi sull’inflazione se non ben dosata e calibrata.
Con l’allentamento quantitativo una banca centrale crea moneta comprando titoli di Stato o altre tipologie di obbligazioni sul mercato. In questo modo aumenta la quantità di denaro messa a disposizione degli istituti di credito mediante operazioni di mercato aperto, in questo modo la banca centrale fornisce ulteriore liquidità al sistema monetario quando i prestiti concessi a individui, famiglie e imprese calano decisamente in termini di numero e consistenza.
Il QE dovrebbe in teoria aumentare i prestiti come spiegato nei 7 passaggi, ma nei fatti la storia di questi anni ha dimostrato che le banche hanno usato la liquidità aggiuntiva ottenuta per depositarla presso la stessa banca centrale o presso altri depositi ottenendone ulteriori interessi. In questo modo la missione dell’allentamento quantitativo è fallita miseramente come più volte denunciato da vari economisti in questi anni.
Uno degli effetti generati dal QE è la svalutazione della moneta, ciò avviene perché il meccanismo genera surplus di moneta necessaria teoricamente per finanziare nuovi prestiti.
Ecco perché le banche centrali monitorano costantemente i piani di allentamento quantitativo ed intervengono in fretta riducendo gli acquisti non appena sono stati raggiunti gli obiettivi desiderati.
Ma è lecito alla Banca centrale europea acquistare titoli di Stato, non si configura come una azione di aiuto di Stato e quindi una pratica scorretta secondo il Trattato dell’UE? Durante la pandemia anche la Corte costituzionale di Germania ha chiesto chiarimenti in merito, ottenendo per tutta risposta che la BCE per Statuto Europeo è indipendente da qualsiasi giurisdizione nazionali di Stati membri e che deve quindi rispettare solo le leggi europee di riferimento.
La BCE, quindi, spiega che opera all’interno dell’articolo 18, paragrafo 1 dello Statuto del Sebc (Sistema europeo delle banche centrali), il quale annovera tra gli strumenti di politica monetaria anche gli acquisti definitivi di attività negoziabili, tra cui i titoli di Stato.
La BCE che è accorta a tutte le normative, non compra direttamente dagli Stati membri ma nel mercato secondario e quindi dagli investitori che in precedenza hanno comprato i titoli dagli Stati emettitori e di cui ora intendono liberarsi.
Evitando l’acquisto di obbligazioni nel mercato primario, la BCE evita di esercitare “un effetto distorsivo sulla componente delle quotazioni riconducibile al rischio”.
Prima e dopo la BCE, hanno fatto ricorso all’allentamento monetario il Federal Reserve System, la Bank of England e già dal 2001 la Banca del Giappone.
Quando una banca centrale non può più fare ricorso alla riduzione dei tassi di interesse ufficiali, questo strumento diventa “l’arma bianca” per saltare fuori dalla trincea e assaltare la deflazione così da garantire la crescita e la creazione di posti di lavoro.
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Una domanda che ci si potrebbe porre è se davvero questo è il modello migliore per garantire la crescita di una economia.
Davvero, cioè, una economia cresce solo se si permette alle persone, alle famiglie e alle imprese di indebitarsi di più, di vivere sempre oltre le possibilità reali, anche se a tassi di interesse contenuti e abbordabili dalla maggioranza dei cittadini?
Fino a quando un modello del genere sarà in grado di garantire la tenuta economica di una economia, piccola o grande che sia?
Il quantitative easing, da misura di ultima istanza si è trasformata nella normalità della politica monetaria di alcune banche centrali compresa la BCE.
Dopo anni di allentamento quantitativo, infatti, è lecito domandarsi quali conseguenze per l’economia se una banca centrale tentasse di uscire completamente da questa misura per tornare a misure di politica monetaria meno aggressive. La paura che i mercati finanziari possano reagire molto male a questo scenario, rischia di intrappolare per lungo tempo le economie nel QE.
Ma fino a che punto si potrà continuare a “drogare” il sistema senza che vada in overdose?
Domande aperte a cui il futuro ci darà una risposta. Intanto leggi cosa sono i tassi di interesse di riferimento.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.