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Cosa sono tassi di interesse benchmark o tassi di riferimento?

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: May 30, 2020, 15:43 UTC

Cosa sono i tassi di interesse benchmark o altrimenti detti tassi di riferimento? Quale funzione hanno e perché l'investitore dovrebbe conoscerli?

tassi di interesse benchmark

Con una delle precedenti guide abbiamo introdotto la definizione di tasso di cambio e appreso quali sono i modi di quotazione e i relativi criteri. In questa nuova guida educational vogliamo invece scoprire cosa sono i tassi di interesse benchmark, altrimenti detti tassi di riferimento o più semplicemente tassi benchmark.

Perché un operatore sul Forex e in generale un trader dovrebbe conoscere cosa sono i tassi di riferimento? Semplice, perché essi sono utilizzati per tutti i tipi di contratti finanziari tra cui: emissione di titoli, opzioni, contratti a termine e swap. Inoltre possono essere usati per verificare l’efficacia dei tassi di interesse applicati al costo del denaro.

Entriamo subito nel dettaglio e vediamo come funzionano i tassi benchmark.

Tassi di interesse benchmark: chi li gestisce?

I tassi di interesse benchmark sono calcolati da un organismo finanziario indipendente per misurare il costo dei prestiti assunti su vari mercati finanziari. La frequenza di aggiornamento è regolare e il loro valore è accessibile al pubblico attraverso le varie piattaforme che ne mettono i dati a disposizione.

Chi usa i tassi benchmark?

Le banche li utilizzano per contrarre prestiti nei confronti di altre banche, o per ottenere dei finanziamenti da altre fonti, tra cui i fondi pensione, le compagnie di assicurazione e fondi del mercato monetario.

In generale i tassi benchmark sono utilizzati da singoli individui e da organizzazioni che operano in tutto il sistema economico.

Esempio d’uso

Facciamo subito un esempio di utilizzo dei tassi di riferimento. Prendiamo la Banca X che decide di prestare del denaro a una impresa del territorio a un tasso di interesse fissato a un determinato tasso benchmark più il 3,5%. All’impresa spetterà pagare un interesse maggiorato del 3,5% rispetto al tasso benchmark corrente. Questo significa che se il tasso di riferimento dovesse salire, aumenterà di conseguenza il costo del prestito, all’opposto se il tasso dovesse scendere diminuirà anche il costo del prestito.

L’esempio qui proposto fa comprendere come il benchmark può essere un riferimento affidabile e indipendente per tutte le parti del contratto coinvolte e allo stesso tempo semplice da utilizzare.

Per cosa si usano i tassi di benchmark?

I tassi di interesse benchmark si usano per valutare le voci di bilancio, lo fanno sia le banche che le società o altri tipi di organizzazioni, ma anche per agevolare il lavoro dei contabili nel calcolo del valore delle attività finanziarie di tali realtà.

Come scrivevamo in apertura, i benchmark servono anche nell’ambito delle operazioni finanziarie complesse, come l’emissione di titoli a tasso variabile, i contratti a termine, le opzioni e gli swap.

Altro uso che si fa dei tassi di riferimento è il calcolo delle penali sugli scoperti di conto corrente, ma anche l’interesse su alcuni depositi al dettaglio o, ancora, per stabilire l’interesse sui mutui e sui prestiti al dettaglio.

Esempio d’uso

Prendiamo come esempio uno swap su tassi di interesse. Si tratta di una operazione tra due parti che accettano di pagare gli interessi della controparte. In questa operazione di swap specifica, uno dei tassi di interesse scambiati può essere calcolato basandosi sul tasso benchmark. Perché farlo? Si hanno più vantaggi: trasparenza, standardizzazione, facilità di negoziazione.

L’uso dei tassi benchmark da parte delle banche centrali

Le banche centrali possono usare i tassi di riferimento quale fonte di informazione e tra esse la Banca centrale europea (BCE) è una di quelle che li utilizza nell’attività di mantenimento dei prezzi stabili nell’area dell’euro.

Come mai la BCE si fida di tali tassi? Perché se il benchmark riflette “adeguatamente i tassi ai quali le banche assumono e concedono prestiti, può aiutarci a comprendere meglio il funzionamento dei mercati finanziari e la disponibilità di denaro nell’area dell’euro”, spiega la BCE.

La Banca centra europea fa confluire queste informazioni nelle decisioni di politica monetaria, perché se viene a sapere “con quale facilità le banche accedono al finanziamento”, può “stimare con quale velocità saranno in grado (le banche, ndr) di far circolare a loro volta il denaro ottenuto sotto forma di prestiti a individui e imprese”. Anche queste dinamiche, spiega la BCE, influiscono sul livello dei prezzi.

Altro uso che la BCE fa dei tassi benchmark, è per monitorare gli effetti concreti della politica monetaria. In particolare quando decide di innalzare o di abbassare i tassi di interesse, la BCE può seguire gli effetti della scelta operata individuando le variazioni dei tassi benchmark per l’euro.

E l’applicazione di nuovi tassi di interesse è molto importante per chi investe nel forex.

I tassi benchmark usati in Europa

Conosciamo alcuni dei tassi benchmark che si usano in Europa e poi parleremo della loro riforma in atto.

Eonia

L’Eonia è il tasso di riferimento per i prestiti overnight in euro. Il suo calcolo è una media ponderata dei tassi di interesse sui prestiti overnight interbancari non garantiti. Il calcolo del benchmark è fatto dalla BCE per conto dello European Money Markets Institute (EMMI). Quest’ultimo è un organismo senza scopo di lucro che ha sede a Bruxelles.

Euribor

Il benchmark Euribor è il tasso di riferimento del mercato dei prestiti non garantito, calcolato per diverse scadenze: una settimana, un mese, tre mesi, sei, dodici mesi. Esso è amministrato dall’EMMI, che ne ha precisato la definizione per renderlo conforme al regolamento dell’Unione europea sui benchmark. L’Euribor è quindi il tasso al quale le banche, nei paesi dell’UE e dell’Associazione europea di libero scambio, possono ottenere fondi nel mercato dei prestiti all’ingrosso non garantiti.

I nuovi benchmark europei

I benchmark sopra descritti sono in una fase di transizione, in particolare l’Eonia entro il 3 gennaio 2022 verrà completamente sostituito dall’€STR, un nuovo benchmark che serve al settore privato nel caso non riuscisse più a produrre il proprio tasso di riferimento overnight usando l’Eonia.

L’€STR è in vigore dal 2 ottobre 2019 e al momento viene utilizzato in una speciale combinazione con l’Eonia per consentire ai mercati di avere il tempo necessario ad effettuare la completa transizione.

Anche l’Euribor è oggi calcolato secondo una metodologia che la BCE definisce “ibrida”. Il nuovo metodo di calcolo considera il più possibile le operazioni effettive, ricorrendo al giudizio degli esperti nel caso in cui le operazioni non fossero disponibili.

Caratteristiche di base dell’ESTR

STR sta per Euro short-term rate ed è pubblicato il giorno successivo basandosi sulle transazioni condotto il giorno precedente, alle ore 8.00 con eventuale aggiustamento alle ore 9.00.

Ad esempio, il tasso €STR del 29 maggio 2020, si basa sulle transazioni del 28 maggio 2020.

Per conoscere il tasso benchmark €STR aggiornato visitare la pagina dedicata sul sito della BCE.

L’ISIN assegnato al benchmark è EU000A2X2A25, mentre il FISN è ECB/EUR EURO SHORT-TERM RATE IR.

L’€STR riflette i costi di prestito non garantiti overnight in euro all’ingrosso, delle banche collocate nell’area dell’euro. Il benchmark riflette i tassi di mercato in modo imparziale.

Eonia vs €STR

Perché €STR sostituisce l’Eonia? Perché il primo copre un ambito di applicazione più vasto. Mentre l’Eonia, infatti, considera solo le operazioni interbancarie, l’€STR copre anche le operazioni fatte da fondi del mercato monetario, fondi di investimento o fondi di pensione e altri tipi di operatori finanziari, comprese le banche centrali.

Inoltre il nuovo benchmark tiene conto di operazioni trasmesse alla BCE da un numero maggiore di banche, migliorando i meccanismi antimanipolazione e l’affidabilità del tasso stesso.

Potresti essere interessato a conoscere cos’è la liquidità in eccesso nell’Eurosistema.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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