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La BCE a Riga per la Riunione di Giugno: l’Abbandono del Quantitative Easing Sembra Ormai Imminente

Da:
Alberto Ferrante
Aggiornato: Jun 14, 2018, 12:35 UTC

La fine del Quantitative Easing potrebbe essere annunciata nella conferenza stampa di oggi, ma l’Europa è pronta per abbandonare definitivamente questo controverso strumento di politica monetaria? Le conseguenze nel medio e nel lungo periodo sono tutt’altro che chiare, e hanno intimorito le principali borse europee.

BCE Mario Draghi

Oggi, a Riga, si terrà la riunione della BCE di giugno, in seguito alla quale Mario Draghi aprirà la conferenza stampa. Dopo la scelta della Federal Reserve di alzare i tassi di interesse, la Banca Centrale Europea discuterà della politica monetaria europea, comunicando le sue decisioni intorno alle ore 14:30.

Gran parte della riunione ruoterà evidentemente sulla fine del Qe e sulle mosse successive all’abbandono di questo controverso strumento.

Il Quantitative Easing della BCE costituisce infatti una non convenzionale scelta di politica monetaria, atta a combattere la deflazione e la crisi economica europea, abbinandosi alle più classiche manovre sui tassi di interesse.

Vista la complessità dello strumento, appare lecito domandarsi quali saranno le più immediate conseguenze dell’addio al Qe. Una valutazione di questo tipo non può tuttavia prescindere dalla comprensione del principio alla base della peculiare politica monetaria avviata dalla BCE nel 2015.

il Quantitative Easing abbatte essenzialmente i rendimenti a medio e lungo termine attraverso l’acquisto di titoli di Stato, riducendo quindi il costo del denaro. Inoltre, esso è abbinato al taglio dei tassi a breve: con il Qe, quindi, i tassi europei sono stati profondamente ridotti. Il suo abbandono porterà quindi nel medio periodo a un naturale rialzo degli stessi. Per questo motivo, gli investitori attendono impazientemente le dichiarazioni della BCE di oggi, al fine di comprendere quando sarà previsto il primo incremento e, indicativamente, a quanto potrebbe ammontare.

Evidentemente, considerata la mole di acquisti mensili, pari a 30 miliardi di euro circa, l’abbandono sarà graduale. Per il momento, è certo che la mole mensile sarà la medesima fino a settembre, mentre nei mesi successivi potrebbe ridursi progressivamente, fino all’interruzione definitiva, che potrebbe coincidere secondo alcuni economisti con il mese di Dicembre.

Tuttavia, la modesta performance economica dell’Eurozona ha spinto alcuni studiosi a ritenere che il Qe verrà applicato anche dopo la fine del 2018. Per finire, c’è chi ritiene che la decisione potrebbe essere posticipata a luglio, permettendo alla BCE di guadagnare un mese di tempo per la complessa delibera.

Nelle ultime settimane si è parlato molto del destino dei Btp italiani, in seguito alla bozza di governo che lasciava trapelare un eccessivo euroscetticismo. Chiaramente, il mercato dei Btp verrà ampiamente influenzato dalla fine del Quantitative Easing. I Paesi dovranno rinunciare a un importante acquirente, che ad oggi acquista in media circa 200 milioni di euro al giorno di titoli di Stato italiani, a prescindere dall’andamento dello spread o da altri rischi valutati dagli investitori.

Infatti, con l’obiettivo chiave di mantenere l’inflazione a un tasso prossimo al 2%, la BCE ha comprato negli ultimi tre anni i titoli di Stato dei 19 Stati membri, con valori compresi tra gli 80 e i 30 miliardi al mese, basandosi su Pil e popolazione, senza discriminare tra i diversi Paesi.

Dopo l’abbandono del Qe, quindi, il calmiere dei rendimenti verrà meno e i Btp torneranno a funzionare come previsto dalla più banale dottrina economica, ovvero basandosi sulle mere aspettative del mercato per trovare un proprio equilibrio, che potrebbe non rivelarsi favorevole per alcuni Paesi.


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Resta dunque da attendere la conferenza stampa della Banca Centrale per ulteriori novità o comunicazioni. Intanto, nell’attesa delle delibere della BCE, e in seguito all’innalzamento dei tassi della Federal Reserve, le borse europee hanno aperto in calo, con l’indice Dax in flessione dello 0.6%, il Cac40 dello 0.44% e il Ftse 100 dello 0.5%. L’euro-dollaro è in recupero, a 1,1815$, con un aumento dello 0.2%.

 

Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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