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Fondi di investimento tematici, sono davvero quel che sembrano?

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Apr 15, 2022, 09:40 UTC

I fondi di investimento tematici, sono davvero quel che sembrano? Conviene seguire i temi di investimento oppure è un miraggio nel deserto?

Fondi di investimento tematici

I fondi di investimento tematici hanno catturato l’attenzione degli investitori da almeno un paio di anni a questa parte.

Ne è prova il fatto che nel 2021 sono sorti 589 nuovi fondi tematici e la raccolta è salita a 188 miliardi di dollari rispetto ai 139 miliardi di dollari di raccolta del 2020, scrive Morningstar che ai fondi di investimento tematici ha dedicato il report “Global Thematic Funds Landascape”.

Ci si domanda se davvero i fondi di investimento tematici siano una buona strategia di investimento sul lungo periodo, oppure se sono soltanto un miraggio nel deserto.

Cosa sono i fondi di investimento tematici?

In breve, un fondo di investimento tematico investe su un tema come la tecnologia, l’e-commerce, l’intelligenza artificiale, il metaverso, ecc.

Sono in particolare degli ETF che replicano un indice di benchmark legato ad un paniere di società quotate in Borsa che si ritiene siano collegate al tema d’investimento.

Perché si investe nei fondi di investimento tematici?

Si investe nei fondi di investimento tematici perché si ritiene che quella determinata innovazione ha un futuro da qui ai prossimi anni o anche oltre.

Ad esempio, gli ETF legati all’idrogeno mirano a garantire performance investendo in quelle società che sono direttamente impegnate nello sviluppo delle tecnologie e nella produzione di idrogeno.

Gli investimenti tematici in linea generale sono facili da capire, perché toccano il nostro vissuto e dunque una platea più ampia di persone vi può investire.

Se, ad esempio, una società sviluppa un fondo legato al settore del fashion, è facile per chi si interessa del settore, ma non ha grandi competenze finanziarie, investire in esso.

Lo stesso vale per un fondo legato al food e al beverage, anche un non avvezzo ai mercati finanziari capisce che sta investendo nelle catene di ristoranti, in Coca-Cola, Heineken, ecc.

Quali i rischi degli investimenti tematici?

Morningstar fa notare che tali fondi vengono lanciati in concomitanza con la fase di massima attenzione nei confronti di un nuovo tema di investimento.

Un esempio è il metaverso, per il quale di recente sono stati sviluppati vari ETF negli USA e anche in Europa.

Tuttavia, questi fondi vengono quotati quando ormai si è quasi all’apice del ciclo rialzista per quel tema.

Il primo rischio è proprio questo, di comprare quote del fondo quando è all’apice. Nel giro di settimane o poco più, il fondo potrebbe perdere valore in modo significativo e nessuno ha certezze che ritorni su in futuro.

Altro rischio da considerare riguarda le performance di lungo periodo. Di solito, quando un ETF ottiene un buon rendimento un anno, difficilmente ottiene lo stesso rendimento l’anno successivo.

Quest’ultima dinamica l’abbiamo notata con l’e-commerce e il settore digitale nel suo insieme. Nel 2020 l’esplosione di questi settori “foraggiata” dalle necessità delle persone chiuse in casa, nel 2021 gli stessi settori si sono sgonfiati anche violentemente.

I rischi sui fondi di investimento tematici

I fondi di investimento tematici presentano dei rischi intrinseci propri, che l’indagine di Morningstar così sintetizza:

  • il tema scelto deve crescere come previsto;
  • le società detenute nel fondo devono trarre profitto dalla crescita del tema;
  • la crescita dei profitti aumenterà i rendimenti azionari.

Queste tre condizioni che il fondo deve soddisfare sono anche i rischi, perché l’analisi condotta da Morningstar giunge alla conclusione che la maggior parte dei fondi non raggiunge gli obiettivi sperati.

Non solo, ma si fa notare che con il passare degli anni e quindi con l’aumentare dell’anzianità del fondo, aumenta notevolmente il rischio che il fondo chiuda e che sottoperformi rispetto ad un indice azionario globale.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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