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Confcommercio, 2021 non sarà anno della ripresa: 390 mila imprese chiudono

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Jan 24, 2021, 09:23 UTC

Confcommercio, il presidente Sangalli stima che nel 2021 non ci sarà la tanto sperata ripresa: 390 mila imprese chiudono nel 2020. Servono investimenti e programmazione.

confcommercio

“Il ritorno alla normalizzazione e il tempo della ripresa economica diventano per ora un esercizio di speranza più che di proiezione di tendenze ragionevolmente prevedibili”, a dirlo è il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli intervistato dal quotidiano Il Mattino.

Con una chiusura di 390 mila imprese nel 2020 che non sono riuscite a tenere testa già ai primi blocchi imposti a marzo dello scorso anno, il quadro dipinto da Sangalli è a tinte molto fosche e certo, afferma, non aiuta per nulla la situazione politica molto instabile dell’Italia. Condizione quest’ultima, che è diventata osservata speciale anche in Europa dove si guada con preoccupazione al futuro politico del Bel Paese che si inventa una crisi politica nel bel mezzo della pandemia.

Il 2021 inizia in salita e più del previsto ha detto Sangalli, perché a dicembre la caduta dei consumi su base annua è stata dell’11%, ma che tocca punte del 60% per alberghi e ristorazione.

Il Pil italiano per Sangalli arretrerà dell’11%, nel 2020 anche se le stime di Banca d’Italia e e del Mef indicano una caduta più lieve e inferiore al 10%.

Le prospettive di Sangalli per il commercio italiano

Il presidente di Confcommercio è costretto a fare un bagno di realismo alla luce non solo della situazione epidemiologica italiana, ma anche alla luce della situazione in cui si trovano i maggiori partner commerciali europei, come Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, USA.

Tutte nazioni verso le quali l’Italia esporta o importa importanti quantità di merci e che ora si trovano in situazioni epidemiologiche anche peggiori della nostra.

“Pure immaginando una ripresa nella tarda primavera, – riflette Sangalli con Il Mattino – assumendo cioè vasta efficacia delle attuali campagne vaccinali in Italia e nei Paesi partner commerciali, di fatto le restrizioni all’attività produttiva si protrarranno ancora a lungo. L’esercizio di realismo cui si è obbligati porta a non escludere un mancato rimbalzo dell’economia italiana nel 2021, deludendo le aspettative di un concreto recupero di ampia parte delle perdite di prodotto e di consumi patite nel 2020”.

Le certezze necessarie alle imprese

Secondo Sangalli le imprese hanno bisogno di tre certezze:

  1. ristori tempestivi;
  2. regole chiare sulla riapertura;
  3. progetto condiviso sull’utilizzo efficace dei fondi del Next Generation EU.

La Cgia di Mestre, a proposito delle regole chiare, ha effettuato uno studio per contare le norme applicate al lavoro nel 2020 per combattere la pandemia e normare le attività produttive. Ne ha contate 450 escludendo le Faq del governo e del ministero dell’Interno ed escludendo gli accorgimenti normativi.

La Cgia di Mestre da un lato è comprensiva e comprende che la gravità della situazione ha imposto l’adozione di provvedimenti straordinari, ma mette anche in luce come la macchina burocratica pubblica sia stata capace di “dare il meglio di sé” nella sovrapproduzione di norme.

E la Cgia di Mestre non ha tenuto conto delle ordinanze regionali e di quelle comunali.

Come si esce da questa situazione

Secondo Sangalli il Piano di recupero dell’Italia è un buon punto di partenza, ma secondo la sua visione va 2approfondito il rapporto tra investimenti e riforme” e va “messo a punto un meccanismo di governance – punto cruciale anche per il recupero dei divari territoriali – che consenta un’effettiva svolta nella capacità di programmazione e realizzazione degli investimenti pubblici”.

Noto, infatti, che l’Italia non riesce mai a spendere tutti i fondi europei che le vengono destinati per una incapacità di programmazione e di presentare progetti.

Il terziario, conclude Sangalli, ha bisogno di un impulso che deve derivare dagli investimenti, solo così l’economia di questo settore strategico potrà ripartire quando saremo nel post-pandemia.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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