Borsa di Hong Kong (HKEX) ecco perché investire e come nella prima Borsa cinese, l'hub di accesso ai mercati interni della Cina.
Perché investire nella Borsa di Hong Kong (HKEX)? Quali opportunità offre questa Borsa asiatica? E soprattutto, è sicuro investire in essa? Proveremo a dare delle risposte a tutte queste domande e non solo in questa guida, che segue quella realizzata sulla Borsa di Milano (Borsa Italiana) e l’altra guida scritta a proposito della Borsa di Londra.
Dedichiamoci ad HKEX e guardiamo a essa dalla prospettiva dell’investitore.
La storia della Borsa di Hong Kong affonda le sue radici in quel 1800 in cui nascono molte Borse a livello mondiale. Altri tempi il 1891, quando nasce la Stockbrokers’ Association of Hong Kong, ma quella associazione getta le fondamenta di un mercato oggi globale e strategico, irrinunciabile nonostante le tensioni politiche tra USA e Cina.
Nel 1914 l’associazione prendee il nome di Hong Kong Stock Exchange (HKSE) e nel 1921 un’altra associazione, la Hong Kong Stockbrokers’ Association viene fusa alla prima e nel 1947 le due fanno da base alla rinascita della Borsa al termine della seconda guerra mondiale.
Tuttavia gli anni successivi sono anni di rapida crescita e nascono altri tre mercati di scambio: Far East Exchange (1969); Kam Ngan Stock Exchange (1971); Kowloon Stock Exchange (1972).
Quattro piazze di scambio in un fazzoletto di territorio così piccolo sono davvero troppe, così nel 1980 dalla fusione di tutte nasce Stock Exchange of Hong Kong Limited (SEHK). Il periodo di transizione ad un reale mercato unico locale diventa effettivo solo dal 27 marzo del 1986.
La tecnologia informatica entra a far parte dell’infrastruttura finanziaria di Hong Kong dal 2 aprile 1986 e la nuova epoca della finanza assistita dai computer diventa realtà anche nella piccola colonia britannica.
Il 1999 è la data della ultima e definitiva riforma dei mercati finanziari, con la fusione del mercato azionario (SEHK), del mercato dei derivati (HKFE) e dell’Hong Kong Securities Clearing Company Limited (HKSCC), nasce HKEX che diventa operativa a partire dal 6 marzo del 2000.
HKEX si quota su se stessa il 27 giugno del 2000 istituendo 2 miliardi di azioni del valore di 1 dollaro ciascuna, di cui 1.040.664.864 di azioni vengono distribuite.
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I mercati chiave della Borsa di Hong Kong sono rappresentati dal mercato azionario, dallo scambio dei future e dal mercato dei metalli di Londra (LME).
Per quanto riguarda il mercato azionario sono 2.449 le società listate al 31 dicembre 2019, per un capitale di mercato (sempre alla stessa data) di 38,2 mila miliardi di dollari. 6 delle più grandi IPO a livello globale degli ultimi 10 anni hanno visto la luce qui. Qui troviamo inclusi anche gli ETP ed ETF, il settore degli investimenti immobiliari e i titoli di debito.
Il futures exchange di Hong Kong è un mercato di scambio di derivati multi classe. Sono 263 milioni i contratti commerciati nel 2019, con una crescita annuale dal 2000 al 2019 del 20,9%. Il record storico di contratti future scambiati (USD/CNH) è stato di 1,94 milioni. Tra i derivati troviamo i futures sulle coppie di valuta e le opzioni, le materie prime, gli indici azionari di cui l’Hang Seng Index (HSI) è il più rappresentativo e si divide in HSI Futures e HSI Options. Un approfondimento sugli indici Hang Seng è reperibile sul sito della società.
Il mercato dei metalli di Londra, di cui presentiamo a seguire un paragrafo di approfondimento dedicato, può contare su 176 milioni di lotti commerciati annualmente e sono 3,9 miliardi le tonnellate di metalli scambiati, mentre i luoghi di consegna sono 33.
Ma HKEX è molto di più di una semplice Borsa, il suo ruolo è strategico a livello mondiale perché funge da hub di interconnessione con le Borse di Shanghai e di Shenzhen.
HKEX è un anello di collegamento, una porta di accesso ai mercati cinesi per gli investitori stranieri che preferiscono però operare attraverso un contesto internazionale e più aperto quale la Borsa di Hong Kong per ora è.
La Borsa dell’ex colonia britannica connette gli investitori con i mercati obbligazionari cinesi interni, tra cui il mercato obbligazionario interbancario della Cina.
Operare su HKEX significa accedere ai mercati finanziari cinesi e coglierne le opportunità.
HKEX dal 1993 a oggi è diventata anche per le imprese cinesi un hub di collegamento con il mondo degli investitori esterno alla Cina. Molte imprese già quotate a Shanghai o a Shenzhen, infatti, hanno deciso di quotarsi ad Hong Kong attraverso una seconda IPO per internazionalizzare il proprio business. Grazie a questa collocazione speciale, Hong Kong ha raccolto 6 mila miliardi di dollari HK attraverso le prime collocazioni.
Altra peculiarità di Hong Kong risiede nell’infrastruttura di trading abilitata agli scambi in renminbi, la moneta cinese.
Il London Metal Exchange (LME) è il centro mondiale per gli scambi dei metalli di ogni tipo, da quelli preziosi a quelli per uso industriale. Presso il LME tutti i metalli sono quindi rappresentati, compresi quelli minori come il cobalto e il molibdeno.
Il LME è parte del gruppo HKEX, è quindi di proprietà della Borsa di Hong Kong che ne detiene tutta la proprietà come azionista unico.
Ciò che c’è di interessante da sapere su questa connessione diretta tra LME e HKEX per un investitore, riguarda il progetto di unificazione del mercato dei metalli cinese al London Metal Exchange.
La Cina è infatti grande produttore e allo stesso tempo consumatore di metalli, tanto da rappresentare il 50% del mercato globale in termini di produzione e consumo di metalli (dati aggregati, fonte hkex.com.hk).
L’obiettivo che dal 2015 viene perseguito è di favorire l’ingresso di società cinesi del comparto metallifero nella Borsa dei metalli di Londra, avendo come collaterale il renmimbi (RMB) e cioè la valuta cinese.
Un report redatto dalla Borsa di Hong Kong descrive in 15 pagine questa visione di una integrazione del mercato cinese nel grande mercato globale dei metalli, avendo come collaterale lo yuan.
Il motivo di tutto questo interesse? La Cina rappresenta un mercato da 1,3 miliardi di persone ed è in grande espansione. La Cina punta molto sulle nuove tecnologie e anche sulla transizione a una industria più sostenibile sotto il profilo ambientale, inoltre punta sempre di più sull’auto elettrica che ha bisogno di batterie. Come noto per la produzione delle batterie sono necessari metalli come il litio e il cobalto.
Si può immaginare, quindi, quanto questi metalli saranno trainanti in Cina.
L’attuale gelo diplomatico tra gli USA e la Cina causato dall’amministrazione Trump e dall’imposizione ad Hong Kong, da parte della Cina, di una legge ritenuta oppressiva delle libertà personali dai cittadini della sempre meno indipendente amministrazione speciale, rischiano di compromettere il futuro della piazza finanziaria.
Dopo il record raggiunto dall’indice HSI a gennaio 2018 (oltre 33 mila punti base), la Borsa non è riuscita a eguagliare o avvicinarsi a quel record. Se gli USA dovessero togliere effettivamente ad Hong Kong lo status speciale che ha sempre avuto, sarà un problema per molte imprese statunitensi e non solo operare lì.
Forse un cambio di amministrazione negli USA potrebbe “ammorbidire” la diplomazia, ma nessuna amministrazione statunitense rinuncerà mai alla battaglia per il rispetto dei diritti dei cittadini di Hong Kong.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.