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L’Industria 4.0 in Italia crea posti di lavoro: ricerca Confindustria

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Aug 13, 2020, 07:10 UTC

L’Industria 4.0 in Italia, a sorpresa, crea posti di lavoro, è quanto emerge dalla ricerca Confindustria in collaborazione con il MEF.

Industria 4.0

Dati alla mano la ricerca del Centro studi Confindustria realizzata in collaborazione con il MEF, sembra sfatare il mito secondo cui introdurre nelle fabbriche il “paradigma tecnologico” dell’Industria 4.0 equivale a ridurre i posti di lavoro.

La ricerca evidenza, invece, come il “contributo all’acquisto di beni strumentali incorporanti tecnologie digitali avanzate” ha prodotto “un effetto occupazionale positivo tra gennaio 2017 e marzo 2019”.

L’iper-ammortamento per l’acquisto di nuove tecnologie, compresi nuovi macchinari, ha infatti generato effetti occupazionali migliori di quelli che si sarebbero presumibilmente registrati “in assenza degli investimenti agevolati”.

“Di contro, la dinamica delle cessazioni non risulta, in media, essere stata influenzata dalla decisione d’investimento”, scrive ancora Confindustria. Anzi, si sono verificate minori cessazioni e l’occupazione è migliorata sia per i giovani fino a 35 anni (quelli che ne hanno beneficiato di più in termini assoluti), che per i lavoratori più anziani.

In assenza di investimenti in tecnologie afferenti all’Industria 4.0, lo studio evidenzia che lo scenario avrebbe fatto mancare un +10,9% di assunzioni ad industrie di ogni grandezza, dalle piccole alle grandi imprese.

L’effetto positivo si è registrato al Nord e ancora di più al Meridione. Insomma, secondo Confindustria investire in Industria 4.0 fa bene all’occupazione.

Gli investimenti in Industria 4.0 in Italia

La misura fiscale dell’iper-ammortamento da gennaio 2017 a marzo 2019 ha interessato 7 miliardi di euro di investimenti in macchinari e attrezzature avanzate ad uso industriale.

L’ammontare degli investimenti effettuati dalle società di capitali italiane corrispondono “all’8,5% degli investimenti privati medi annui in macchinari e attrezzature (esclusi autoveicoli) in Italia”, ma la cifra sale al 16% se si tiene conto solo del settore manifatturiero.

Chi investe in Industria 4.0 in Italia?

Ad aver maggiormente investito sono state le piccole imprese e le medie industrie, queste da sole hanno effettuato il 66,7% degli investimenti totali e l’82,6% appartiene al settore manifatturiero.

Dato molto importante, 84,7% delle imprese che ha beneficiato dell’iper-ammortamento non aveva mai investito in Industria 4.0 prima di allora.

Quanto vale l’Industria 4.0 in Italia?

Uno studio dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano pubblicata in giugno e menzionata dall’Ansa, ha indicato che nel solo 2019 l’Industria 4.0 ha raggiunto un valore di 3,9 miliardi di euro, in aumento di ben il +22% rispetto al 2018.

Se si considera il quadriennio precedente il valore è quasi quadruplicato. I principali investimenti hanno riguardato la connettività IoTT (Industrial IoT).

La voglia di Industry 4.0

Le imprese italiane hanno voglia di Industry 4.0, ma non desiderano il credito di imposta ha rilevato l’indagine dell’Osservatorio del PoliMi. Le imprese italiane preferiscono il super e l’iper-ammortamento.

Le criticità evidenziate da Confindustria

Ritornando alla ricerca di Confindustria sull’Industria 4.0, essa rileva comunque delle criticità. In particolare l’acquisto di macchinari e tecnologie avanzate non ha contribuito all’assunzione di personale altamente qualificato nelle piccole e medie imprese, ma solo nelle grandi imprese. Queste ultime hanno assunto un più alto numero di figure con qualifiche elevate.

Altri punti di criticità riguardano la distribuzione geografica degli incentivi. Purtroppo il Nord ne ha approfittato più del Meridione e questo, come riporta la ricerca “implica potenzialmente un ulteriore aumento dei divari di sviluppo tra Nord e Sud del Paese.”

Si spera che nel post-Covid vi sia una accelerazione sull’adozione dell’Industria 4.0.

 

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Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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