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Il Fondo Monetario Internazionale sul Venezuela: inflazione a quota 1.000.000% e PIL in caduta libera

Da
Alberto Ferrante
Aggiornato: Jul 25, 2018, 08:42 GMT+00:00

L'economia venezuelana è paragonabile oggi alla Repubblica di Weimar o allo Zimbabwe di dieci anni fa. L'inflazione a quota un milione per cento e uno stimato crollo del PIL del 18% non fanno che alimentare i flussi migratori verso Brasile e Colombia, mentre chi resta torna ormai al baratto.

Il Fondo Monetario Internazionale sul Venezuela: inflazione a quota 1.000.000% e PIL in caduta libera

Recatosi nella Repubblica di Weimar nel 1923, anche il celebre economista John Keynes ebbe modo di osservare da vicino gli effetti dell’iperinflazione. Il suo sincero stupore si tradusse poi in una serie di intelligenti riflessioni, talvolta ironiche e distopiche.

In quei mesi, raccontava, era più conveniente per i tedeschi acquistare due birre al bar nello stesso momento, ché già assaggiando la prima, il prezzo della seconda sarebbe aumentato vertiginosamente.

Con meno ironia, tocca oggi ad Alejandro Werner, responsabile del Dipartimento dell’Emisfero Occidentale del Fondo Monetario Internazionale, presentare al mondo l’attuale situazione in Venezuela.

Il Paese, stando al recente report dell’FMI, potrebbe raggiungere proprio quest’anno livelli di inflazione paragonabili alla Repubblica di Weimar cent’anni fa, o al tristemente dimenticato Zimbabwe nel 2009. Entro la fine dell’anno, l’inflazione potrebbe infatti sfiorare quota 1.000.000%, vale a dire un milione per cento.

Si tratta di uno stato in cui la moneta si dissolve letteralmente nelle mani dei cittadini, e la soluzione più immediata è quella di tentare la fuga dal Paese con i capitali a disposizione.

Il governo brasiliano, secondo delle stime recentemente pubblicate, ha infatti parlato di un vero e proprio esodo, che spinge talvolta anche 1200 venezuelani al giorno a superare il confine. Discorso simile anche alla frontiera con la Colombia.

A questa già drammatica condizione si aggiunge un crollo del PIL di circa il 18%, stimato da parte del Fondo Monetario, che sommandosi ai valori registrati negli scorsi anni garantirebbe al Venezuela un triste primato. Infatti, in un solo quinquennio, il Prodotto Interno Lordo si è letteralmente dimezzato, con un calo mai registrato in nessun altro Paese negli ultimi 60 anni. A danneggiare il PIL concorre ancora una volta il crollo del prezzo del greggio, che già nel 2017 aveva portato a una contrazione del 17% circa.

Il Venezuela, che ricava oltre il 96% delle sue entrate dal greggio, sta infatti producendo attualmente appena 1,5 milioni di barili al giorno, il suo livello più basso negli ultimi 30 anni.


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Come fa notare Alejandro Werner, nel caso di un’economia così aspramente colpita dall’iperinflazione, è troppo difficile prevedere cosa accadrà nelle settimane successive, in quanto ogni piccola scossa  può avere conseguenze enormi a livello macroeconomico. Nonostante ciò, il responsabile dell’Emisfero Occidentale ritiene che le stime dell’FMI possano presentare solamente errori di proiezione marginali, e suggerisce l’ipotesi che la crisi venezuelana possa in futuro colpire di riflesso anche i Paesi confinanti.

Sull'Autore

Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.

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