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Banche centrali e i costi ‘segreti’ delle politiche di stimolo monetario

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Aug 21, 2019, 07:17 UTC

Riflessione sulle Banche centrali e i costi ‘segreti’ delle politiche di stimolo monetario. Il QE dela BCE e il QT della Fed hanno prodotto i risultati attesi?

Banche centrali

L’economia non si basa solo sulle leggi economiche e sulla matematica. ma si lascia prepotentemente influenzare dalle persone e sono loro a gestire e modificare il “destino” dell’economia, sia essa locale, nazionale o mondiale.

Tad Rivelle, Capo dell’ufficio investimenti a reddito fisso della TCW Group, società di gestione patrimoniale con sede a Los Angeles, afferma che la politica monetaria delle Banche centrali ha dei costi nascosti che prima o poi si rivolteranno contro il sistema attuale.

La sua riflessione, Rivelle, l’ha affidata alle colonne di Milano Finanza, da dove scrive che non può bastare girare un’unica manopola per raggiungere gli obiettivi di crescita stabile, inflazione contenuta e mercati finanziari in equilibrio. Cioè, afferma Rivelle, la manopola dei tassi di interesse da sola non basta a risolvere tutti i problemi dell’economia mondiale.

La critica al QE

Quella di Rivelle appare come una aperta critica al QE messo in campo dalla Banca Centrale Europea sotto l’era Mario Draghi e al Quantitative tightening della U.S. Fed di Jerome Powell.

Le critiche alle scelte di politica monetaria dell’ultimo decennio messe in campo dalle maggiori banche centrali, negli ultimi mesi si sono moltiplicate.

Ieri anche il presidente della Consob Paolo Savona ha criticato il Quantitative easing, affermando che in Europa è necessario un ripensamento degli interventi di politica monetaria, perché come ha fatto Draghi non va, non si interviene sul debito pubblico italiano e su quello tedesco usando la stessa strategia.

Savona critica anche le tempistiche del QE: “Draghi fece il Quantitative easing nel 2012, quattro anni dopo lo scoppio della crisi, quando molte imprese italiane erano già saltate”.

L’economia non è una macchina

Torniamo alla riflessione di Rivelle, il quale ci dice che non si può considerare l’economia come una macchina, perché l’anima del sistema non sono degli ingranaggi o altri sistemi che rispondono esattamente a delle regole date, l’anima dell’economia sono gli esseri umani e questi “non sempre reagiscono in base allo schema prefissato da un certo piano macroeconomico.”

Egli fa l’esempio di un evento accaduto tra la fine degli anni ‘70 e gli inizi degli anni ‘80 negli USA. In quel periodo gli agricoltori dell’Oklahoma guadagnavano più dall’estrazione di gas naturale presente nel sottosuolo dei loro terreni agricoli, che dalla coltivazione dei campi stessi.

Il prezzo del gas, però, era prefissato dalle leggi federali e gli agricoltori potevano guadagnare solo un certo margine. Le stime dicevano che nonostante il prezzo fisso, gli agricoltori potevano avere un margine di guadagno al netto dei costi di estrazione, ma, nonostante i calcoli favorevoli gli agricoltori decisero di arrestare l’estrazione e di attendere che cambiasse la legge federale sui prezzi fissi del gas.

Questo esempio, Rivelle, lo usa per affermare che seppure a livello centrale si stabiliscono delle leggi economiche e ci si attende che tutto funzioni secondo il modello economico predisposto, nella realtà dei fatti l’essere umano può scegliere di agire in maniera opposta o semplicemente diversa.

Ecco che, quindi, la politica dei tassi d’interesse bassi non ha sostenuto gli investimenti, non ha sostenuto e favorito il credito così come ci si aspettava.

In pratica, afferma Rivelle, se si muove una manopola essa causerà delle reazioni dirette, ma tali reazioni dirette causeranno delle reazioni secondarie indirette difficili da prevedere a priori.

Turbare l’equilibrio tra prestatore di denaro e debitore

Manipolare artificialmente i tassi di interesse, dovrebbe servire a stimolare il credito secondo i banchieri, ma ciò turba “l’equilibrio naturale tra le esigenze di chi prende e di chi dà in prestito”.

Bisogna quindi porsi alcune domande, come: il credito è stato usato in modo produttivo? La risposta è no ed è forse ora di cambiare politica monetaria, perché così non potrà andare avanti per sempre.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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