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Wirecard, sogno fallito del fintech europeo?

Da:
Fabio Carbone

Lo scandalo Wirecard ci insegna che il fintech è una realtà complessa. Quale insegnamento ne può trarre l'investitore?

Wirecard

Lo scandalo Wirecard va ben oltre il semplice ennesimo fallimento di una società quotata in borsa perché ha truccato i conti e truffato gli azionisti gonfiando il valore del titolo.

La truffa di Wirecard mostra e dimostra quanto la finanza sia oggi complessa e di difficile controllo anche per le autorità di controllo finanziario (in questo caso la Bafin), anche per una società di consulenza di livello mondiale come la Ernst & Young.

Un vero terremoto europeo nel settore del fintech che ha coinvolto milioni di clienti. In Italia i possessori della carta prepagata SisalPay hanno visto la loro carta bloccata, con l’impossibilità di svolgere qualsiasi tipo di transazione economica. Non un affare da poco, sono 300 mila gli utenti coinvolti, ma SisalPay sta provvedendo alla sostituzione attraverso Banca 5, società italiana del Gruppo Intesa Sanpaolo.

Il complesso mondo del fintech e Wirecard

Che in Wirecard le cose non andassero come dovevano era chiaro già dal 2008 (12 anni fa!), quando una associazione di azionisti denunciò irregolarità nel bilancio dell’azienda.

La cosa fu risolta interrompendo il contratto con la società di commercialisti che fino ad allora aveva guidato Wirecard verso il successo, e introducendo nella gestione dei suoi conti la EY.

Le acque tornarono tranquille e Wirecard volò verso i 192,45 euro di valore del 7 settembre 2018. Ma fu un vero e proprio pump and dump, perché al 30 novembre 2018 valeva già 133,45 euro e nonostante un ulteriore guizzo il suo valore scese ancor più repentinamente a 99,9 euro il 15 febbraio 2019.

Il titolo Wirecard riprese quota per un certo periodo a 150 euro fino a settembre del 2019 per poi crollare ancora una volta poco sopra i 100 euro nel mese di dicembre 2019. Un titolo davvero molto volatile insomma, quasi una criptovaluta.

Ma non è questo che rende complesso il fintech, ma quello che c’è dietro. E dietro c’è una rete di data center e di software che gestiscono autonomamente i mercati da ogni parte del mondo, con dati finanziari che diventano difficilmente controllabili anche dalle autorità finanziarie data la complessità degli algoritmi.

Dietro c’è una rete infinita di applicazioni attraverso cui far viaggiare il denaro che può contribuire a confondere le tracce lasciate dal flusso di denaro.

Wirecard e la corruzione?

Al momento nessuna ipotesi di reato di corruzione è stata avanzata dalla Procura di Monaco di Baviera che ha fatto arrestare il Ceo di Wirecard Markus Braun, poi rilasciato dietro cauzione di 5 milioni di euro.

Ma l’impossibilità di rintracciare Jan Marsalek, il direttore operativo di Wirecard, che è stato licenziato a seguito dello scandalo, fa pensare molto.

Si dice che sia scappato nelle Filippine, cioè nel paese dove avrebbero dovuto esserci 1,9 miliardi di euro e che invece la Banca centrale delle Filippine ha fatto sapere non essere mai esistiti su alcun tipo di conto aperto da quelle parti.

EY non ha così potuto chiudere l’esercizio di bilancio 2019 e Wirecard ha dichiarato bancarotta.

La domanda di molti è come sia stato possibile che EY non si sia mai accorta dell’ammanco e che quei conti nelle Filippine erano fasulli.

Ma anche la Bafin (l’equivalente della Consob) è finita nel mirino delle critiche per non aver vigilato adeguatamente.

Anche in Italia la Banca d’Italia era finita nel mirino della politica per non aver vigilato sulle banche poi fallite a causa delle truffe comminate ai danni dei rispettivi clienti.

La “morale” per l’investitore

Da questo ennesimo scandalo finanziario l’investitore che insegnamento ne può trarre? Che di scandali finanziari ne vedremo ancora in futuro, ma anche che quando si investe su un titolo azionario o in un fondo d’investimento, ecc., bisogna studiare l’azienda, il suo bilancio e tenersi informati a 360 gradi e non fidarsi mai ciecamente.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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