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Turismo Italia, almeno 60% di ricavi persi su 200 miliardi di euro

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Apr 13, 2020, 08:10 UTC

Il Turismo in Italia ha già perso almeno 60% dei ricavi sui 200 miliardi di euro generati annualmente dal settore. Un asset strategico da difendere anche contro acquisizioni ostili.

turismo italia

Accanto all’acciaio e all’industria manifatturiera di alta qualità, il comparto del Turismo è l’altro asset strategico dell’Italia. Secondo Confcommercio, che fornisce dati del WTT, il turismo in Italia rappresenta il 13% del Pil, il 15% dell’occupazione totale e in termini economici contribuisce con 17 miliardi di euro al saldo attivo della bilancia commerciale (Banca d’Italia).

Sono i dati che riporta Confcommercio, che ha fatto notare come in due mesi si siano persi 30 milioni di turisti stranieri e italiani, per un totale di 90 milioni di presenze.

“Su 1.000 euro che un turista estero spendeva fino a oggi per fare un viaggio in Italia, nel nostro PIL ne restavano 550, incluse le spese fatte qui a destinazione”, scrive Luca Patanè presidente di Confturismo.

L’importanza del Turismo in Italia

Ogni 100 euro spesi nel turismo, ulteriori 86 euro ne vengono generati in altri settori, spiega Alberto Corti, responsabile del settore turismo di Confcommercio, intervistato da Teleborsa.

D’estate il settore genera 120 miliardi di euro in termini di volume d’affari nel valore aggiunto, di cui beneficiano il turismo ma anche altri settori strettamente collegati a esso spiega Corti a Teleborsa.

Questa immissione di liquidità nel sistema italiano questa estate verrà a mancare quasi del tutto.

E verrà a mancare molto lavoro, perché mancherà lavoro per i dipendenti fissi delle imprese turistiche italiane e mancherà lavoro per i 500mila stagionali che di solito d’estate trovano ossigeno lavorando nei villaggi turistici, negli alberghi, ristoranti, ecc.

Gli italiani trascorreranno le vacanze in Italia per il 70%, ma Ursula von der Leyen ha consigliato di non prenotare le vacanze estive agli europei.

Cosa serve al settore Turismo?

Servono sostegni a fondo perduto dice Corti. Fondi utili alle imprese del settore turistico per non spegnersi del tutto ed evitare non tanto la chiusura, quanto l’acquisizione da parte di chi avrà capitali per comprare.

Per ora l’Italia ha dato la possibilità di accedere a prestiti da restituire in 6 anni e con tassi d’interesse agevolati. Appaiono pochi 6 anni per la restituzione e qualsiasi tasso d’interesse sarà solo un aggravio.

Confindustria aveva chiesto al Governo prestiti trentennali.

Anche il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli aveva richiesto al Governo, scrivendo sull’Avvenire, interventi speciali, ritenendo quelli inclusi nel decreto Cura Italia e nel decreto Liquidità, non sufficienti ma solo parziali.

Rischio acquisizioni dall’estero nell’industria del Turismo

Le associazioni di categoria Anbba, Confguide, Fiavet e Fipe, avevano scritto pochi giorni fa al ministro della Cultura Dario Franceschini, avvertendo che il settore turistico non va solo aiutato con liquidità, ma anche protetto:

“Le Federazioni avvertono che per la completa ripresa ci sarà bisogno che il sistema si presenti integro, evitando che grandi gruppi della finanza mondiale, che da tempo hanno puntato gli occhi su questa nostra grande risorsa nazionale, possano compiere agevolmente campagne di acquisizione a basso costo, trasferendo così nel PIL di altri Paesi una parte cospicua del valore aggiunto che il turismo italiano genera”.

Concludendo

Sarà difficile per il turismo, ma più in generale per qualsiasi settore, riabilitarsi se i fondi non verranno dati senza esigerli indietro. Una prospettiva impensabile nel mondo bancario e finanziario, certo, eppure si delinea all’orizzonte un bivio e non solo per l’Italia ma per molte nazioni che vivono il lockdown.

Le due strade appaiono essere queste:

  1. Ricevere prestiti in varia forma, Mes, Sure, Bei per gli investimenti, Recovery Fund, o come altro li si voglia chiamare eurobond compresi. Sono tutti prestiti da restituire, cioè debiti e non porteranno a nulla di buono per l’economia reale.
  2. Un intervento più dall’alto e ampio da parte del Fondo monetario internazionale e della banca mondiale, che elargiscano sostegno economico a fondo perduto, a beneficio della dignità delle nazioni, delle imprese e dei loro cittadini. Come dopo la seconda guerra mondiale.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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