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IBM brevetta il suo browser Blockchain-based

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Aug 11, 2019, 08:39 UTC

IBM brevetta il suo browser Blockchain-based. Quali rischi per la privacy degli utenti? Perché IBM sviluppa un browser blockchain e quale tecnologia usa?

IBM

Il 6 agosto scorso la IBM ha depositato un brevetto negli Stati Uniti d’America che descrive un browser per navigare il web basato su una rete decentralizzata peer-to-peer e su una piattaforma che usa la tecnologia blockchain.

Il patent risulta per l’interfaccia di un browser web blockchain, il quale viene descritto come un metodo di archiviazione di eventi del browser, in una blockchain che usa una rete peer-to-peer. “Uno o più processori – descrive il patent depositato – rilevano uno o più eventi browser generati da un browser su un computer. Uno o più processori, quindi, trasmettono transazioni associate con gli eventi del browser, dal computer alla peer-to-peer network di dispositivi che creano una blockchain, la quale include uno o più blocchi che descrivono uno o più eventi del browser”.

Gli inventori del sistema sono James R. Kozloski, Clifford A. Pickover ed altri e come richiedente risulta lo International Business Machines (IBM).

Il browser blockchain di IBM

Il software potrà essere implementato nel sistema operativo di un computer o essere distribuito come prodotto a se stante.

Alla base del meccanismo di funzionamento, come si legge all’interno del patent, verrà utilizzata la tecnologia blockchain fabric 400 sviluppata a suo tempo da IBM e ora nota come Hyperledger fabric, progetto posto sotto la responsabilità di sviluppo della The Linux Foundation e a cui partecipano numerose società del settore IT internazionale.

Da notare che Hyperledger fabric si presta maggiormente come soluzione blockchain permissioned, cioè un ledger sì distribuito ma gestito su nodi privati.

Il sistema non richiederà l’uso di eccessive risorse hardware, perché in questo caso il consenso richiesto non è demandato alla prova di lavoro ma attraverso un meccanismo di consenso (consensus services 402) che coinvolge tutti i partecipanti del sistema. “In questo modo i partecipanti conoscono con certezza che un evento digitale (la transazione) è avvenuta creando un record non rifiutabile su di un ledger pubblico permissioned.

La privacy degli utenti che navigano il web

Al di là delle considerazioni tecniche sul progetto, che sicuramente non mancheranno, l’aspetto della privacy degli utenti viene subito alla ribalta.

Cosa registrerà sulla blockchain il browser? Quale tipo di dati? Quelli di navigazione? Se così fosse, nessuno mai si azzarderebbe a usare un tale browser e nessuna Autorità garante della privacy lo approverebbe in alcuna giurisdizione.

Gli utenti chiedono maggiore privacy e tutela dei propri dati mentre navigano nel web, non si sognerebbero minimamente di usare un software che registra in modo indelebile da qualche parte i propri comportamenti di navigazione.

Molto più probabilmente IBM, sfruttando la sua esperienza pregressa nello sviluppo di software e l’esperienza maturata in campo blockchain negli ultimi anni, punta ad estendere la sua sfera di influenza.

La costruzione del Web 3.0 fa gola a molte aziende. Opera browser è stato il primo a implementare un crypto wallet Ethereum che di fatto abilita l’utente alla navigazione delle DApp Ethereum senza lasciare il browser.

I browser, vera porta di accesso al web e alle sue applicazioni, sarà anche la porta di accesso ai servizi basati su blockchain e IBM a quanto pare vuole esserci.

Grazie ai nuovi sviluppi dimostrati negli ultimi anni da Opera, i browser possono trasformarsi in portafogli di criptovalute per la conservazione di crypto asset, porte di accesso alle applicazioni decentralizzate di una o più piattaforme blockchain-based (Ethereum, Cardano, TRON, Ontology, ecc.). E perché no, in futuro lo shopping online, usando come metodo di pagamento le criptovalute, sarà facilissimo appunto grazie all’integrazione dei wallet nel browser stesso. Pagare sarà un attimo.

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Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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