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Banche Centrali gonfie di titoli, esploderanno? Bce, BoE, BoJ, Fed stampano nuova moneta

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Apr 14, 2020, 07:55 UTC

Le Banche Centrali sono gonfie di titoli di Stato, esploderanno? Bce, BoE, BoJ, Fed stampano nuova moneta senza sosta per alimentare le rispettive economie. Cosa potrebbe accadere dopo?

Banche centrali

In questo articolo:

Quantitative easing senza sosta, dall’inizio della pandemia le Banche centrali di tutto il mondo hanno messo in campo le due armi della politica monetaria oggi disponibili: acquisto titoli di stato immettendo nuova liquidità nel sistema per tenere bassi gli spread sui titoli; taglio dei tassi d’interesse.

Lo hanno fatto praticamente tutte le Banche centrali del mondo e ora si può dire, senza neanche troppa ironia, che sono tanto gonfie di titoli da far temere possano esplodere.

Il record alla Bank of Japan (BoJ)

Il record è della Bank of Japan (BoJ) che una quantità tale di titoli da aver raggiunto, e forse superato, il 110% del Pil nazionale pari a 5mila miliardi di dollari USA nel 2019, riferisce Il Sole 24 Ore.

Nei forzieri nipponici si conservano tonnellate e tonnellate di titoli che forse non sanno neppure più dove metterli. Ovviamente è una metafora, al tempo del digitale basta un hard disk per conservare una mole tale di titoli che a qualcuno potrebbe anche venir voglia di riempirlo.

La Print machine non si ferma qui.

La Banca centrale Svizzera

Anche la Swiss national bank ha raggiunto quota 100% del Pil nazionale in termini di titoli e se questa crisi dovesse riuscire ad intaccare anche il piccolo stato, che è riuscito a passare indenne tra due guerre mondiali nel ‘900, allora il quantitativo potrebbe salire ancora.

Le Banche centrali Bce e Fed

La Banca centrale Europea (Bce) compra titoli da anni, da quando Mario Draghi pronunciò la famosa frase “What ever it takes”, il Quantitative easing europeo è proseguito quasi senza sosta e poco prima di andare in pensione, Draghi aveva programmato ulteriori acquisti.

Lagarde ha programmato ulteriori 750 miliardi di euro di acquisto titoli (PEPP), oltre a quelli già programmati, che portano la somma totale a 1.200 miliardi di euro.

Cifre impressionanti. In totale la Bce possiede 5mila miliardi di titoli europei, scrive ancora Il Sole 24 Ore.

Il Federal Reserve System non scherza con i suoi 6mila miliardi di dollari USA di titoli. Solo a marzo 2020 ne ha comprati 2mila miliardi per consentire a Donald Trump di avere i fondi necessari per finanziare il suo mega piano anti-Covid-19.

Banca d’Inghilterra: i tempi sono speciali

Nel Regno Unito i tempi sono davvero speciali, alle prese con la Brexit che dal punto di vista economico non sarà certo una passeggiata (scommettiamo chiederanno un allungamento del periodo di transizione?), ora c’è Covid-19 dopo averlo sottovalutato non poco.

Ma non la Bank of England (BoE) che ha deciso da tempo di tagliare i tassi d’interesse sul GBP e di finanziare direttamente il Tesoro di sua maestà, eccezionalmente scavalcando i mercati.

In pratica la Banca d’Inghilterra stamperà sterline immettendole direttamente nelle casse del Tesoro per coprire i costi che deriveranno dall’emergenza economico-sanitaria.

Le banche centrali ostaggio dei mercati finanziari

Cosa succede se le Banche centrali continuassero a comprare titoli? Anzi, a ricomprarli a scadenza? Ebbene di fatto otterremmo la monetizzazione del debito, ovvero, le Banche centrali si accontenterebbero degli interessi maturati sui titoli acquistati, ma reinvestendo invece di ritirare dal mercato la liquidità.

Negli Usa Powell provò a fine 2018 a ritirare dal mercato circa 60 miliardi di dollari incassando i titoli a scadenza precedentemente acquistati, ma i mercati la presero molto male e fecero crollare i titoli azionari.

Le Banche centrali sono in ostaggio dei mercati finanziari, questi con il Qe gonfiano i titoli azionari. Ma fino a quando tutto questo potrà durare?

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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