Il prezzo del petrolio greggio WTI viene scambiato ancora sui massimi relativi, mentre il gas sfiora il supporto di 2,5, al limite inferiore della banda laterale.
Nessun ravvedimento per il prezzo del petrolio greggio WTI, che viene scambiato ancora sui massimi relativi, in una cornice pienamente rialzista. Non si può dire lo stesso del gas naturale, che dopo i rachitici rialzi di alcune settimane fa è ritornato nella sua area laterale (o dovremmo già dire di stagnazione?) tra i 2,5 e i 2,8 dollari.
Precisamente, oggi al momento della scrittura il petrolio greggio WTI segna 87,15 dollari al barile, mentre il gas naturale rimane sul supporto di 2,5 dollari.
Il greggio texano si era spinto fino ai nuovi massimi di 87,7 dollari, che potrebbe tentare di riconquistare già in giornata. Per il gas, invece, non escludiamo nuovi ribassi fin sotto il supporto a 2,5 dollari che delimita l’inizio dell’area laterale.
Il prezzo del petrolio greggio WTI viene scambiato ancora in territorio rialzista e potrebbe già quest’oggi recuperare i massimi relativi di ieri abbandonati in seguito a un fisiologico arretramento.
Si tratta di raggiungere il target di 87,7 dollari al barile, prossimo alla resistenza principale successiva di 88 dollari. Oltre quest’ultimo valore, infatti, il petrolio greggio WTI potrebbe sfruttare un discreto gap tecnico per andare a battere direttamente alla porta dei 90 dollari al barile.
Tuttavia, spostandosi già presso il territorio di ipercomprato, il petrolio greggio potrebbe iniziare adesso a tentennare a causa della violenta pressione ribassista causata dalle ondate di realizzi dei rialzisti. Il rimbalzo potrebbe spingere il prezzo fino al livello di 85 dollari al barile e oltre.
Un calo sotto questo primo supporto non dovrebbe impensierire particolarmente, ma potrebbe indicare un tentativo di inversione di tendenza che si concretizzerebbe solo in seguito al test del supporto successivo di 80 dollari.
A difesa di questo valore tondo, si troveranno però diversi supporti costruiti nel corso dell’ultimo uptrend ancora in corso. Mi riferisco in particolare ai livelli di 83,5, 82,8 e 82,5 dollari al barile, che potrebbero reggere la pressione bearish.
Per il gas naturale, non possiamo che ribadire le previsioni di ieri, con il prezzo ancora instabile verso il limite inferiore della fascia laterale.
Qualsiasi calo sotto i 2,5 dollari, seppur temporaneo, porterebbe a una nuova esplorazione dei minimi relativi tra i 2 e i 2,2 dollari, con la possibilità di agevolare l’irrobustimento del già solido downtrend.
Se anche il prezzo dovesse riuscire a mantenersi sopra il supporto di 2,5 dollari già in fase di test, il gas naturale non avrebbe comunque molte prospettive di ripresa. Tutt’al più, in caso di spinte favorevoli da parte del mercato, potremmo osservare per l’ennesima volta un tentativo di stabilizzazione sul pivot dell’area laterale a 2,65 dollari.
Questo livello ha il duplice ruolo di ridurre la volatilità intraday nel mercato e di fare da ponte per rialzi più ampi. Considerando però la forte pressione ribassista e il contesto fondamentale, ritengo difficile nel brevissimo termine un nuovo allungo fino al test di resistenza di 2,8 dollari (che, con tutta probabilità, si concluderebbe comunque con un nuovo arretramento).
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.