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Recessione Coronavirus (Covid-19), quanto sarà lunga e profonda? Parola al WLI Index

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Apr 9, 2020, 06:43 UTC

La Recessione causata dal Coronavirus (Covid-19), quanto sarà lunga e profonda nelle società di tutto il mondo? E in Italia? Parola al WLI Index.

Recessione

iamo o non siamo in recessione? Questa una domanda cruciale e secondo l’analisi di Investopedia la risposta è sì, siamo in recessione globale.

La domanda ora da porsi è in quali tempi ne usciremo e come. Secondo lo studio di Investopedia, questa potrebbe configurarsi come una “cattiva”, “breve”, “amara” recessione.

Cattiva per come si è presentata, immediata, con la chiusura in poche settimane di attività che in alcuni settori andavano bene. Vedasi in Italia il Turismo e il Made in Italy esportato.

Andavano bene i mercati finanziari sui massimi storici.

Breve. Sarà una recessione più breve di quella del 2008 generata dall crisi della banca Lehman Brothers.

Ma sarà amara perché la disoccupazione crescerà in maniera sensibile a causa di una domanda che non riprenderà poi così rapidamente come è crollata.

Una recessione davvero profonda: cattiva

La recessione sarà profonda perché l’emergenza sanitaria ha imposto il lockdown di numerose attività. Non tutte le nazioni hanno imposto gli stessi livelli di chiusura e all’interno di ciascuna nazione si sono verificate anche chiusure diversificate, ma di fatto l’economia si è fermata perché la domanda di beni e servizi è comunque crollata ovunque.

L’approssimarsi dell’estate, almeno nei Paesi boreali, potrebbe garantire ad alcuni settori in particolare una rapida ripartenza. In particolare il settore turistico, quindi ristorazione e alberghiero. Ma tutto dipenderà da come i vari Paesi intenderanno riaprire le varie attività, quali vincoli nazionali e internazionali vigeranno ancora sullo spostamento delle persone.

Una ripartenza anche minima e immediata, con le dovute precauzioni sanitarie, è auspicabile e urgente.

L’estate quindi dovrebbe far aumentare la domanda di prodotti e fare da stimolo all’economia che ripartirà anche se lentamente.

Bisogna attendersi, comunque, una durata della recessione non inferiore ad 1 anno.

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Cosa dice il WLI

Lo US Weekly Leading Index (WLI) è l’indice dell’ECRI, Istituto di ricerca del ciclo economico, con il quale si rileva l’andamento del ciclo economico negli Stati Uniti d’America.

Perché il WLI è importante? Perché gli USA sono pur sempre la prima economia mondiale e il legame commerciale che hanno con gli altri Paesi del mondo è imponente. Una discesa dell’economia USA è un problema per tutti.

L’indice WLI a partire dal 13 marzo 2020 è crollato “rompendo” il grafico, nel senso che è andato giù senza trovare il fondo.

Lo stesso ha fatto l’indice USWCI dell’Ecri che monitora lo stato corrente dell’economia USA tracciando gli indicatori di produzione, occupazione, redditi, e vendite.

Il WLI non andava così male dai tempi della crisi di Lehman Brothers del 2008 e sarà molto utile monitorarlo per capire quando segnalerà l’inversione di tendenza e quindi la ripresa.

Recessione breve se…

Al netto dei problemi che ciascuna nazione aveva prima del lockdown, le attività produttive erano al lavoro e non vi era alcun presagio di devastante crisi economica. Quindi la ripartenza consentirà alle imprese, in particolare quelle che andavano bene e avevano ordini per mesi, di riattivare i motori in un trimestre o poco più.

Il peggio sarà per quelle imprese i cui business arrancavano già prima di questa chiusura totale e per quelle imprese e servizi che nella stagione estiva solitamente fanno pochi affari.

Perché questa recessione possa essere breve, è necessario un massiccio intervento degli Stati con iniezione di tanta liquidità nelle imprese e nelle tasche delle famiglie. Impossibile pensare che dando solo soldi alle imprese l’economia riprenderà: i beni li comprano le famiglie, le singole persone.

Quindi la recessione sarà breve se si interverrà su un doppio piano:

  1. nell’immediato servono finanze alle imprese e alle famiglie;
  2. ingenti investimenti statali in infrastrutture e innovazione dei comparti industriali più arretrati.

Disoccupazione, il lato amaro di questa recessione

Il lato amaro di questa recessione sarà indubbiamente la disoccupazione. Non dobbiamo attenderci che alla ripartenza tutti torneranno a lavorare nel giro di uno o due mesi purtroppo. E questo fattore sarà negativo per il ciclo economico, perché disoccupazione significa calo del potere di acquisto di numerose famiglie e quindi calo della domanda.

Ecco perché sarà necessario intervenire con un modello di welfare senza precedenti. In Europa la Commissione europea ha stanziato 100 miliardi di euro per il sostegno al reddito dei lavoratori. L’obiettivo è fare in modo che le imprese possano riprendere la produzione senza dover pensare al pagamento degli stipendi.

Nell’Ue almeno una parte degli stipendi saranno pagati dal programma Sure. Una ottima iniziativa che potrebbe evitare in alcuni contesti nazionali di passare dalla recessione alla depressione economica.

Ma serviranno politiche di sostegno al reddito anche a favore di chi non potrà rientrare a lavoro, o per chi un lavoro già non lo aveva e non erano previste per lui forme di sostegno economico. In questo modo si consentirebbe alle economie locali di ripartire più rapidamente, semplicemente perché le persone avrebbero soldi da spendere per soddisfare i bisogni primari e secondari.

Si riparte più forti di prima se…

Alcune nazioni, tra cui l’Italia, potrebbero ripartire più forti di prima se sapranno cogliere questo momento come una opportunità di rinascita piuttosto che di ripartenza.

Focalizzando la nostra attenzione sull’Italia è chiaro a tutti che la situazione precedente non era a tinte completamente chiare, molte erano fosche. Ma questo momento è l’ideale per fare ciò che prima non si è fatto.

L’Italia potrà ripartire in poco tempo e più forte di prima se investirà:

  • fortemente nel dissesto idrogeologico;
  • nel rendersi energeticamente indipendente (fotovoltaico, eolico, altre tecnologie);
  • nella riqualificazione dell’edilizia pubblica e privata esistente (risparmio energetico, antisismico);
  • nelle infrastrutture antiquate e in quelle da ripristinare (autostrade, strade, ferrovie);
  • nelle tecnologie digitali e nell’educazione dei cittadini all’uso delle stesse.

Ciascuno degli ambiti elencati possono stimolare enormemente la domanda e comportare addirittura il potenziamento del motore dell’economia al termine di questa recessione.

Non c’è dubbio che rendersi il più possibile energeticamente indipendenti permetterebbe all’Italia di ridurre i costi dell’energia con tutte le ricadute benefiche per imprese e cittadini. Inoltre la posizione geopolitica cambierebbe e risulterebbe una minore “sudditanza energetica”.

Questo processo è strettamente legato alla riqualificazione degli edifici pubblici e privati già esistenti, infatti, se si approfondisce bene l’impatto sui consumi derivante dalla ristrutturazione di un edificio nell’ottica dei minori consumi si comprende il beneficio.

Le infrastrutture autostradali devono essere ristrutturate in gran parte attraverso piani di riqualificazione e messa in sicurezza. Le linee ferroviarie di alcune regioni risalgono ad oltre 50 e più anni fa. Linee ferroviarie più veloci muovono meglio merci e persone.

Concludendo

Il nuovo coronavirus ha creato una recessione inattesa e simmetrica a livello globale e non è un dato positivo, perché significherà per tutti dover ripartire, se invece avesse colpito solo delimitate aree geografiche, la ripresa sarebbe stata per i paesi colpiti più rapida.

Per te che sei un investitore ti consigliamo di leggere ‘Coronavirus, tutti i titoli azionari che vanno bene: consigli di diversificazione’.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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