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Crack banche: norme europee che regolano Istituti di credito

Da:
Fabio Carbone

Il crack banche negli Stati Uniti e quello sfiorato in Svizzera. Quali le norme europee che regolano gli Istituti di credito e salvano i nostri soldi? Il Basilea 3.

Crack banche

Alcuni non hanno dormito, altri sono rimasti chiusi in riunione per lunghe ore al fine di capire cosa stesse accadendo sulle due sponde dell’Atlantico. Silicon Valley Bank (SVB) che fallisce in 48 ore seguita a ruota da una seconda, seppur più piccola banca, Signature Bank, era troppo.

Ma non è bastato il salvataggio di Stato di tutti i fondi sui conti correnti, compresi quelli non garantiti oltre i 250 mila USD previsti dal Fondo interbancario degli USA, il FDIC (sì, sono più generosi rispetto agli €100 mila del sistema europeo).

Non è bastato perché la settimana che si è conclusa è iniziata con Credit Suisse sull’orlo del fallimento. I suoi guai non sono gli stessi di quelli delle banche USA ma, per un destino crudele i loro guai si sono intrecciati (a danno dei nostri portafogli finanziari). Tuttavia, per capire Credit Suisse bisogna risalire allo short squeeze su GameStop e Company di inizio 2021; per comprendere i suoi “drammi” bisogna rileggersi la storia dell’hedge fund Archegos, a cui gli svizzeri avevano dato credito per miliardi (5,5 quelli persi).

Poi First Republic Bank ha chiuso la settimana, salvata da una cordata di “big bank” statunitensi che hanno sborsato 30 miliardi di dollari per evitare un altro fallimento: quello della banca dei più facoltosi. Pare che anche Mark Zuckerberg abbia un conto lì (L’Economia del Corriere della Sera).

Una crisi finanziaria come nel 2007-2008?

Errori, disattenzioni delle autorità di vigilanza. Ma anche la richiesta alla politica statunitense, giunta proprio da chi ha poi chiesto di essere salvato, di permettere alle imprese tecnologiche di poter chiedere più soldi alle proprie banche di riferimento (lo spiega Rampini sul Corriere).

E queste ultime si sono esposte, oltre le possibilità. Troppo oltre.

Tuttavia, non è come nel 2007-2008. Gli strumenti normativi ci sono, anche se negli USA non li hanno applicati per tutti.

Come stanno le cose in Europa e nell’Unione Europea?

Sin qui il riassunto in estrema sintesi di quanto accaduto, ma come stanno le cose nell’Unione Europea?

Allianz SE ha affermato che l’Europa ha liquidità ed è solida. Anche i ministri dell’economia dell’Unione Europea hanno dato rassicurazioni durante la riunione ordinaria svoltasi a Bruxelles, proprio all’inizio della settimana appena terminata.

Questi, però, sono “atti dovuti”. La realtà qual è? Da un punto di vista normativo dobbiamo rifarci al Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria e al documento noto come ‘Basilea: Schema di regolamentazione internazionale per il rafforzamento delle banche e dei sistemi bancari’.

Accordo di Basilea e rafforzamento dei sistemi bancari

La Banca dei regolamenti internazionali (BIS) è in poche parole la Banca delle banche centrali, ed è l’organo sovranazionale che ha favorito la nascita di un accordo per garantire la solidità del sistema bancario internazionale.

L’accordo di Basilea è giunto alla versione Basilea 4 nel luglio del 2019, tuttavia, di questa versione ne è prevista una implementazione da parte delle autorità di vigilanza bancaria nazionali tra il 2021 e il 2027 (qui la sintesi).

Per capire la solidità del sistema bancario all’interno dell’Unione Europea dobbiamo rifarci al Basilea 3, approvato nel 2010 e aggiornato nel 2011 e nel 2017.

Cos’è l’accordo di Basilea?

Anzitutto spieghiamo brevemente cos’è l’accordo di Basilea rimandando alla lettura completa delle 81 pagine del testo a chi ne fosse interessato.

L’accordo di Basilea III nasce come risposta alla crisi finanziaria del 2007-2008 e delinea una serie di misure e di regole per monitorare il rischio di liquidità del sistema bancario. L’obiettivo dell’accordo è rafforzare l’assetto regolamentare internazionale in materia di patrimonio e liquidità (la storia in sintesi dell’accordo di Basilea è qui).

In definitiva, l’accordo di Basilea tenta di creare un sistema bancario più robusto. Ma è chiaro che gli Stati devono applicarlo, altrimenti resta vano.

L’Unione Europea e l’accordo di Basilea: come stanno le cose?

In un comunicato della Banca centrale europea (BCE) di inizio novembre 2022, si faceva notare che il Basilea 3 non è stato completamente assimilato dall’Unione Europea a causa di una certa ritrosia politica ad accettare tutto quanto contiene quel documento (che anche l’UE ha contribuito a scrivere).

La BCE e l’Autorità bancaria europea (EBA), come riporta La Stampa, facevano notare giusto qualche mese fa come il Consiglio europeo e il Parlamento europeo hanno a lungo ritardato la piena e tempestiva attuazione del Basilea III.

Dunque, nell’UE la situazione è questa. Siamo sicuramente più avanti e meglio posizionati rispetto agli Stati Uniti, perché da noi le norme sono più stringenti e perché gli stress test della BCE vengono applicati anche alle banche europee più piccole.

Tuttavia, sul piano politico l’Unione Europea ha un problema. Non si riesce a convincere i decisori politici (Parlamento europeo e Consiglio europeo) della necessità di attuare per intero le regole di Basilea III.

Ecco, forse, una delle vulnerabilità principali alle quali gli investitori e azionisti devono guardare: la vulnerabilità politica delle economie. Cioè, mentre le Autorità di vigilanza saprebbero anche cosa fare (quando non si “distraggono”) trovano nel decisore politico che deve approvare le leggi un attore che tentenna, rimanda, non decide o che si rilassa.

Cosa prevede il Basilea 3 che le banche europee rispettano

Implementazione incompleta sì, ma non del tutto. Le banche dell’Unione Europea hanno la BCE che monitora in modo stringente le banche attraverso le Banche centrali nazionali dei 27 Stati membri.

Ed ecco dunque cosa prevede l’accordo di Basilea 3 che le banche europee rispettano o dovrebbero rispettare per non incorrere in richiami e sanzioni da parte della BCE.

  • Più capitale per le banche e un cuscinetto di capitale aggiuntivo (buffer) per quelle più importanti.
  • Un capitale migliore in termini qualitativi, ossia quel capitale che può assorbire le perdite anche in assenza di default conclamato della banca
  • Requisiti su rischi prima trascurati, per esempio il Credit Valuation Adjustment sull’operatività in derivati.
  • Nuovi requisiti di liquidità.
  • Limiti alla leva finanziaria delle banche.

Le regole bastano? Quando la crisi di fiducia è tutto

Torniamo per un istante al tracollo di SVB. La società non investiva in asset rischiosi come alcuni hanno voluto far credere per “gettare la croce sulle spalle delle criptovalute”. SVB investiva in Titoli di Stato emessi dal Tesoro degli Stati Uniti.

Il problema reale, ad un certo punto, è stata la crisi di fiducia da parte dei suoi clienti. I Venture capital e le start up che avevano fondi nella banca, presi dal panico, hanno ritirato fondi in grandi quantità.

La banca è stata quindi costretta a vendere i Titoli, ma in perdita, per poter soddisfare la domanda di liquidità dei clienti.

In definitiva, se si innesca una corsa a svuotare i conti correnti nessuna banca si salva. E nessuna banca si salva semplicemente perché i soldi depositati sul conto corrente, le banche li usano per prestarli o per vincolarli in asset a basso rischio (i Titoli di Stato) e oltre.

Devono garantire una certa liquidità, lo abbiamo scritto, ma un ipotetico ritiro di massa di soldi dalle banche non può essere retto da nessun sistema bancario: anche dal più virtuoso.

In definitiva

Bene leggere i bilanci delle banche in cui abbiamo investito i nostri soldi. Bene attuare delle procedure che possano garantire alla nostra liquidità di stare al sicuro in banche solide, bene anche sapere quali normative si applicano, ma il panico è il nemico numero uno ed è quello che più di altri fattori porta agli esiti visti nel 2007 – 2008.

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Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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