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Cina, crisi immobiliare. Evergrande fallisce. Cosa accade ora?

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Fabio Carbone
Aggiornato: Aug 19, 2023, 10:02 GMT+00:00

Cina crisi immobiliare. EverGrande fallisce, mentre Country Garden non riesce a pagare i coupon sui bond e Zhongzhi Enterprise ristruttura debito. Cosa accade ora?

Cina crisi immobiliare

La crisi del settore immobiliare in Cina è un tema economico tornato di attualità. Lo avevamo lasciato (probabilmente dimenticato) sul finire del 2021 con i tentativi del governo cinese di inabissare (?) il problema e concentrarsi su altre priorità.

Ma a quanto pare si era trattato solo di un rinvio ed ora ci risiamo. Evergrande, società al centro della bolla sin dall’ottobre del 2021, negli Stati Uniti ha chiesto protezione dal fallimento per avviare una ristrutturazione del debito che si preannuncia come la più grande al mondo (19 miliardi di dollari di debiti solo con investitori internazionali), ma ha oltre 300 miliardi di debiti.

Ma perché la crisi immobiliare della Cina preoccupa il mondo? Ecco qui alcune risposte e informazioni che potrebbero risultare utili agli investitori.

Cina, crisi immobiliare. Quanto vale il settore?

Per capire l’entità della crisi immobiliare in Cina, basta un solo dato. L’immobiliare in Cina vale un quarto dell’economia, il 30% del Pil interno secondo altre stime che riferiscono dati in percentuale che comprendono le spese e gli investimenti per:

  • il settore immobiliare in senso stretto (cemento e materiali di edilizia, impiantistica);
  • l’indotto in senso lato (mobili ed elettrodomestici).

Ed è questo il problema principale. Gli economisti e gli analisti temono l’effetto contagio sull’intera economia cinese, in una fase in cui si prevede che il Pil della seconda economia mondiale non raggiungerà l’obiettivo prefissato del 5% (le stime indicano una crescita del Pil del +4,7% nel 2023, ma per la Cina non è sufficiente).

Crisi immobiliare cinese: dove sta l’errore?

L’Economia del Corriere della Sera ha parlato di un mercato immobiliare cinese che non c’è.

La Cina 20 anni fa ha immaginato per il presente una espansione dell’economia che non si è verificata come si aspettavano. Prospettando un futuro sempre radioso, lo Stato cinese ha iniettato nelle casse dei costruttori centinaia di miliardi di dollari (in yuan) attraverso le banche. Gli operatori immobiliari si sono indebitati sempre di più, sicuri che la domanda di nuovi appartamenti e unità abitative sarebbe rimasta alta per molto tempo.

Sono stati così costruiti enormi quartieri grandi quanto piccole città e oggi risulterebbero circa 100 milioni di metri quadrati di abitazioni costruite, ma disabitate. Una enormità anche per un paese che conta poco più di 1,4 miliardi di persone.

Il paese di Xi Jinping non fa più figli come prima, anche qui è in corso un processo di denatalità. Come se non bastasse, la disoccupazione giovanile è arrivata al 21% e questo non permette ai giovani di investire nell’acquisto della prima casa.

Le scelte di Pechino che hanno affossato l’immobiliare

La decisione di stringere le maglie del prestito ai costruttori per evitare l’eccessivo indebitamento è stato il colpo di grazia dato dalle autorità di Pechino al settore. Una decisione presa anche nel tentativo di evitare l’impennata dei prezzi delle abitazioni.

Ma ormai era troppo tardi e la prima a far scoppiare la bolla immobiliare cinese è stata Evergrande nel 2021.

Effetto avvitamento dell’economia cinese?

I cinesi sono un popolo peculiarmente di risparmiatori e poco propensi agli investimenti di lungo periodo, spiega ancora L’Economia del Corriere. Quindi in questa fase economica delicata i cinesi sono su posizioni difensive, spendono meno e risparmiano ancor di più.

Non solo. Chi non può più permettersi di vivere in città torna nelle campagne dove la vita offre sì meno servizi, ma permette di vivere con poco: comprare casa in città non serve.

Ma come risparmiano i cinesi? I cinesi risparmiano e hanno risparmiato investendo anche nel mattone. Molti, come si ricorderanno le immagini di protesta viste in tv nei mesi invernali del 2021, hanno un investimento bloccato in case parzialmente terminate. Le società immobiliari a corto di liquidità non hanno terminato i lavori e sono fallite trascinando nel baratro i soldi di quanti avevano acquistato.

Evergrande e il piano di rientro presentato in Cina

Negli Stati Uniti Evergrande ha presentato istanza di protezione contro i creditori per non fallire invocando il Capitolo 15 delle procedure fallimentari. Il Chapter 15 è riservato ai casi di insolvenza che coinvolgono un altro Paese per promuovere la collaborazione tra tribunale fallimentare USA, i debitori e i tribunali cinesi, spiega MilanoFinanza. Negli USA il debito da estinguere è di “soli” 19 miliardi di dollari.

In Cina, invece, il debito di Evergrande ammonta a 340 miliardi di dollari. Un debito nei confronti delle banche, degli investitori (obbligazioni), delle imprese dell’indotto e degli acquirenti delle unità immobiliari non terminate.

Per capirci, il debito “monstre” di Evergrande da solo copre il 2% del prodotto interno lordo cinese. Sempre MilanoFinanza scrive che tra il 2021 e il 2022 Evergrande ha perso 81 miliardi di dollari degli azionisti.

La “buona notizia” è che quest’anno Evergrande ha raggiunto accordi vincolanti con i suoi obbligazionisti internazionali sul piano di rientro del debito. Ora servono tra i 36,4 e i 43,7 miliardi di dollari per riprendere le attività nei prossimi 3 anni.

Lo Stato di salute di Country Garden

Passiamo a Country Garden l’altra società big del settore immobiliare cinese che ha dato evidenti segni di sbandamento negli ultimi tempi. La società ha un debito accumulato pari a 200 miliardi di dollari.

Per il primo semestre del 2023 sono stati previsti fino a 7,5 miliardi di dollari di perdite, mentre alcune settimane fa la società non ha pagato per tempo un coupon su bond per 22,5 milioni di dollari, spiega L’Economia del Corriere.

Il caso Zhongzhi Enterprise

Lo scenario è ovviamente più complesso di così, perché ogni settore ha le sue società di investimento che raccolgono capitali da reinvestire. Questo è il caso della Zhongzhi Enterprise, società di asset management cinese che gestisce 136 miliardi di dollari e che sta vivendo una crisi di liquidità a causa della forte esposizione al settore immobiliare.

Ancora il quotidiano economico MilanoFinanza spiega che la società ha avviato un piano di ristrutturazione del debito, il quale prevede un auto-salvataggio grazie a capitali da reperire da investitori interessati. L’entità del debito da ristrutturare non è nota.

Cosa sta facendo la Banca centrale cinese?

La People’s Bank of China (PBoC) per ora tranquillizza e dice che farà tutto ciò che serve per mettere in atto politiche immobiliari volte a stimolare il settore e a garantire stabilità.

La PBoC in effetti già nel 2014 era intervenuta a sostegno del settore immobiliare in una fase in cui il mercato immobiliare aveva richiesto uno stimolo. L’intervento servì a portare il settore fuori da una fase di stagnazione e a rilanciare l’intera economia cinese.

Il risultato fu un aumento nelle vendite di case e un aumento dei prezzi nelle piccole città dove un eccesso di case invendute aveva bloccato il comparto.

Nel presenta la Banca centrale cinese ha intenzione di supportare il completamente delle abitazioni incomplete, fornendo prestiti finanziari ai costruttori fino a maggio 2024.

Sempre la PBoC ha intenzione di coordinarsi con il governo centrale per tenere sotto controllo il rischio del debito cinese nel suo complesso.

Per concludere: le banche cinesi

Già nel 2019 gli economisti esperti dello stato di salute dell’economia cinese avevano avvertito dell’alto stato di indebitamento delle imprese nei confronti delle banche cinesi. Ne aveva scritto in particolare un analista economico dell’agenzia di rating Moody’s spiegando che le aziende cinesi rischiavano il default.

Sull’argomento avevamo scritto un articolo dal titolo “Cina, debito delle grandi società una minaccia all’economia globale”.

Le conseguenze economiche della pandemia hanno esacerbato la situazione e fatto venire i nodi al pettine. La Cina sarà in grado di sciogliere in nodi o sta per verificarsi un altro “caso Lehman Brothers”?

A favore o a sfavore, va sottolineato il regime politico che governa la Cina. Non è una democrazia e i dati potrebbero essere non del tutto resi pubblici (di recente il governo cinese ha deciso di non diffondere più i dati sulla disoccupazione giovanile perché elevata). Qui il partito comanda su tutto e le regole di libero mercato sono sottomesse, quindi la Cina potrebbe anche scegliere strade “insolite” per un paese democratico ma che potrebbero avere la capacità di evitare un tracollo del sistema immobiliare cinese.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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