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Guida al Debito Pubblico Italiano

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Feb 15, 2019, 21:59 UTC

Cos'è il debito pubblico italiano e perché è così importante? Quali sono le sue caratteristiche, come si calcola e qual è la sua variazione storica? Leggerai tutto questo nella nostra guida.

Debito pubblico italiano

Prosegue la nostra serie di guide education per conoscere le tematiche economiche e finanziarie più interessanti e sentite dai lettori di FXempire. Dopo aver spiegato cos’è il Prodotto Interno Lordo e come si calcola, è importante apprendere qualcosa in più sul debito pubblico italiano.

Iniziamo la nostra guida approfondendo le caratteristiche principali e la struttura del debito pubblico.

Cos’è il Debito pubblico?

Il debito pubblico è un debito accumulato nel tempo da uno stato per far fronte alle proprie spese interne:

  • spesa corrente;
  • investimenti per infrastrutture.

Esso è generato dalle aziende statali autonome come ad esempio ANAS, dalle Regioni, dai Comuni e dall’insieme delle istituzioni pubbliche. Ma anche da tutte quelle imprese o enti speciali che direttamente o indirettamente appartengono allo stato italiano.

Il debito pubblico contratto dallo Stato fa riferimento a un debito contratto all’estero o all’interno (cittadini e aziende italiane, o banche nostrane), con chi ha comprato obbligazioni di stato appositamente emesse per prendere in prestito denaro.

Un esempio di tali obbligazioni sono i Buoni del Tesoro Poliennali (BTP).

Le tipologie di debito pubblico

Il debito pubblico si distingue in:

  1. debito fluttuante o di amministrazione;
  2. debito consolidato anche detto debito iscritto.

Caratteristiche del Debito Fluttuante

Il debito fluttuante consiste dell’insieme dei debiti contratti per un periodo massimo di un anno, e viene utilizzato per coprire i disavanzi di cassa momentanei. Questo debito viene coperto con l’emissione di:

  • Buoni del Tesoro Ordinari (BOT),
  • anticipazioni di biglietti di banca,
  • aperture di conto corrente al Tesoro da parte di istituti finanziari.

Caratteristiche del Debito consolidato

Il debito consolidato è quella parte del debito pubblico italiano costituito da debiti contratti a copertura di spese che superano le possibilità del bilancio statale. Esso riguarda quella parte del debito pubblico che ha una scadenza lunga o addirittura indeterminata.

Questo debito prende anche il nome di debito iscritto, perché viene iscritto nel Gran libro del debito pubblico italiano. Le somme iscritte nel Gran libro sono assunte in via definitiva ed entrano a far parte delle spese ordinarie dei bilanci futuri dello Stato italiano.

Il debito consolidato si divide a sua volta in:

  • debito redimibile;
  • debito irredimibile.

Vediamo la distinzione.

 

Debito Redimibile. Può essere a scadenza fissa, o rimborsabile a rate con versamenti annuali ai titolari, i quali ricevono una quota del capitale più gli interessi stabiliti a priori.

Altrimenti può essere rimborsato dallo Stato attraverso l’acquisto in borsa di cartelle al valore corrente.

O ancora attraverso estrazione a sorte di un certo numero di cartelle pagate ai titolari al valore nominale.

Il debito ad annualità (il primo citato) e il debito a obbligazioni ammortizzabili (i due tipi successivi), possono essere:

  • A premio: l’ammontare annuale dei premi è fissato in una somma inferiore rispetto all’ammontare degli interessi che realmente si dovrebbero pagare.
  • A interesse: equivalente o superiore al saggio corrente.
  • Misti: ovvero fruttiferi a un saggio inferiore rispetto a quello corrente e allo stesso tempo concorrenti all’estrazione di premi.

Tra i titoli redimibili emessi dall’Italia troviamo: i BTP, i Certificati di Credito del Tesoro (CCT), i Certificati del Tesoro con Opzione (CTO).

 

Debito irredimibile. Lo Stato non deve rimborsare il capitale (altrimenti detto debito non denunciabile) oppure ha facoltà di restituirlo in modi e tempi a esso più convenienti (debito denunciabile).

Il debito irredimibile è rappresentato da rendite nominative, da rendite al portatore, da rendite miste.

Il taglio dei titoli del tipo irredimibile è vario. Lo Stato italiano, dei tre presentati, emette solo titoli al portatore, ma l’acquirente può chiedere la trasformazione del titolo in nominativo.

La spesa per pagare gli interessi sulle obbligazioni di stato, si chiama servizio del debito.

Se dovessero insorgere controversie tra lo Stato e i creditori, l’unico organo autorizzato a intervenire è il Consiglio di Stato.

Nel 20° secolo gli stati lo usano molto

Non solo l’Italia, ma la stragrande maggioranza dei Paesi moderni, ricorre al debito pubblico per finanziare opere pubbliche o per coprire buchi di bilancio.

Si fa spesso ricorso al debito pubblico anche per scopi politici e per attrarre consenso politico in prossimità di elezioni: come promessa elettorale.

Come uno Stato può estinguere il debito pubblico

Uno Stato sovrano può estinguere il debito pubblico – in particolare quello irredimibile – decidendo di destinare avanzi di bilancio oppure costituendo una cassa di ammortamento.

Altro metodo potenzialmente utilizzabile dagli stati è la conversione facoltativa o forzata di titoli esistenti in nuovi titoli con redditività inferiore per il titolare.

Oppure lo Stato può decidere di applicare una tassa aggiuntiva sugli interessi maturati dai sottoscrittori o diminuire il loro valore svalutando la moneta.

In caso di sconvolgimenti gravi in uno Stato (dittatura), la nuova autorità può anche applicare il disconoscimento dei debiti contratti. Una pratica che, se attuata, potrebbe avere ripercussioni notevoli sulle future opportunità di approvvigionamento di risorse economiche.

Il debito pubblico italiano e il Trattato di Maastricht

Il 7 febbraio 1992 l’Italia e gli altri Membri UE firmavano il famoso Trattato di Maastricht, che imponeva ai Paesi firmatari una serie di vincoli rigidi pena sanzioni per i Paesi che non li avessero rispettati.

Tra i vincoli imposti, un debito pubblico lordo non superiore al 60% del Pil.

Questo vincolo è stato derogato all’Italia che oggettivamente non poteva e chissà quando potrà raggiungere un obiettivo del genere. All’Italia è stato chiesto, in cambio della concessione, di impegnarsi formalmente a ridurre il debito per rientrare nei parametri del 1992.

A quasi 30 anni da quell’impegno il debito italiano non è rientrato, anzi, è sensibilmente aumentato nonostante tutte le politiche di contenimento della spesa pubblica, le una tantum e tasse aggiuntive imposte agli italiani.

A quanto ammonta il debito pubblico italiano oggi

Il debito pubblico italiano oggi ammonta a circa 2.350 miliardi di euro ed è in costante aumento. Un applicativo online ne calcola il valore continuamente, avvalendosi della Base dati statistica della Banca d’Italia: almeno così è riportato a margine del tool.

I dati del debito italiano sono in tempo reale.

Storico del debito pubblico italiano

Altro utile tool disponibile online, mostra lo storico del debito pubblico italiano, nella forma di un grafico, dall’Unità d’Italia ai nostri giorni.

Interessante notare in particolare il rapporto tra il debito pubblico e il PIL. La sproporzione più elevata il nostro paese l’ha registrata negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale. Oggi non siamo su quei livelli di indebitamento, ma il nostro debito pubblico è più alto rispetto al 1942-43: anni della seconda guerra mondiale.

Concludendo

Il debito pubblico di un paese è molto articolato come hai potuto apprendere in questa breve guida, allo stesso tempo è uno degli indicatori fondamentali per capire lo stato di salute dell’economia interna.

Avere un debito pubblico alto significa essere più deboli e anche ricattabili, assoggettabili. Un paese con un alto debito, per continuare ad avere i capitali di cui ha assoluta necessità, può trovarsi costretto a sottoscrivere patti che in altre condizioni mai avrebbe accettato di firmare.

Si guardi a tal proposito cosa è accaduto alla Grecia.

Il debito italiano, in questi ultimi tempi, è molto acquistato all’estero e questo non è vero che sia un bene, perché gli interessi sui titoli andranno all’estero e non resteranno in Italia.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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