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Prezzi Crypto: -52% in Due Mesi, Bitcoin (BTC) Cerca il Fondo del Barile

Da:
Federico Dalla Bona
Pubblicato: Jan 24, 2022, 19:41 UTC

Il valore di BTC si è dimezzato, ma per gli analisti "non importa".

Bitcoin Polkadot

Il crollo dei prezzi di Bitcoin sta gettando nel panico molti investitori, che vedono messe a repentaglio le loro strategie di investimento e la salute dei loro portafogli. Per dar conto delle dimensioni del movimento, basti ricordare che dallo scorso 27 dicembre, data dell’ultimo massimo relativo, i prezzi della principale cryptovaluta hanno lasciato sul terreno il 37% circa del loro valore contro dollaro USA.

Ma l’intera discesa dai massimi storici dello scorso novembre, quota $ 68989.61, ammonta ormai al 52/53% misurato fino ai minimi di oggi (quota $ 32982.75). Alle ore 18.15 CET il Bitcoin viene passato di mano a $ 35826, con una discesa del 16.35% dalla scorsa settimana.

E’ Giusto Preoccuparsi di Questo Ribasso?

In questo contesto, ha dato un po’ da pensare l’affermazione dell’analista finanziario americano Anthony Pompliano, secondo il quale “sebbene l’andamento dei prezzi di Bitcoin possa sembrare preoccupante, ai miners ed ai possessori di Bitcoin questo non importa“. A molti commentatori questa è parsa quantomeno un’analisi piuttosto riduttiva, poiché la situazione attuale è sicuramente molto più complessa.

Durante una recente puntata del suo seguito programma d’affari, Pompliano ha affermato che “l’hash rate di Bitcoin continua a raggiungere nuovi massimi storici. Il prezzo scende? A nessuno importa”. Ricordiamo innanzitutto che per “hash rate” si intende una delle metriche-chiave che servono a misurare la sicurezza e l’affidabilità di una rete. Maggiore è la potenza di hashing della rete, maggiori sono la sua sicurezza e la sua resistenza complessiva agli attacchi. Sebbene l’esatto valore di hashing di Bitcoin sia sconosciuto, è possibile stimarlo dal numero di blocchi già estratti e dalle difficoltà che si incontrano ad elaborare il suo blocco attuale.

L’Hash Rate non è tutto

Sebbene l’hash rate medio di Bitcoin abbia effettivamente raggiunto i massimi storici, ciò è avvenuto mediante un lungo percorso costellato di frequenti picchi e cali, tanto è vero che, dal 21 gennaio, il suo valore è di nuovo in diminuzione.

Inoltre, l’hash rate non è completamente immune da eventi globali come divieti di mining e/o blackout di Internet, che hanno il potenziale per influire notevolmente sulle performance dei miners. Insistendo sul punto, Pompliano ha dichiarato che “la politica monetaria di Bitcoin non si preoccupa di cosa sta succedendo nel mondo. Non si preoccupa delle pandemie globali, non si preoccupa della Federal Reserve e di certo non gli importa di chi lo compra e chi lo vende“.

Ma anche se i miners di Bitcoin e le altre distinte parti del suo ecosistema hanno già mostrato di sapersi riprendere da eventi passati che hanno portato a cali di prestazioni, “non interessarsi” è un’altra faccenda. Dopotutto, il mercato non è in uno stato di estrema paura senza motivo: come abbiamo detto, il Bitcoin ha già perso in pochi mesi (e non è la prima volta) oltre la metà del suo valore, per cui è legittimo aspettarsi che diversi investitori siano quantomeno preoccupati. E la paura, purtroppo, scivola spesso nel panic-selling quando si tratta di mercati così volatili.

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