Il prezzo del petrolio greggio WTI passa di mano sopra la resistenza intermedia di 59,50 dollari, ma ancora piatto in fascia laterale. Il gas dovrà invece mantenere i 5 dollari tondi.
Il prezzo del petrolio greggio WTI si attesta a 59,50 dollari al barile, mantenendosi nella sua fascia laterale ma mostrando una lieve ripresa rispetto alle ultime sessioni di scambio. Nella giornata di ieri, per l’ennesima volta, il greggio ha tentato di raggiungere la soglia psicologica dei 60 dollari, ma la pressione ribassista ha impedito un test più deciso.
Il gas naturale, invece, riesce per adesso a mantenersi sopra la soglia dei 5 dollari. Una chiusura settimanale oltre questo livello sarebbe cruciale per garantire alla commodity un consolidamento più solido.
Precisamente, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI segna esattamente 59,55 dollari al barile e il gas naturale passa di mano a 5,045 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI rimane in piena fascia laterale, ma è riuscito quantomeno ad allontanarsi dal rischio ribassista rappresentato dai supporti a 58,50 e 58 dollari tondi. Ulteriori target bearish, in caso di rottura di tali livelli, resterebbero collocati in area 57,20 e successivamente 56,50 dollari, soglie che rappresenterebbero un deterioramento significativo della struttura tecnica di breve periodo.
Per i compratori, invece, la resistenza rimane rappresentata dal target di 60 dollari tondi, non ancora testato a dovere. La pressione ribassista si mostra infatti eccessiva e nuovi tentativi di allungo potrebbero essere immediatamente puniti con altrettanti ritracciamenti.
Ad ogni modo, ipotizzando una rottura sopra i 60 dollari, i target rialzisti successivi si posizionerebbero a 61,20 e 62 dollari al barile.
Il prezzo del gas naturale sta riuscendo sta riuscendo a mantenersi sopra la soglia psicologica dei 5 dollari, livello che rappresenta un punto di equilibrio cruciale per il mercato. La tenuta di questa area è fondamentale per evitare un ritorno della pressione ribassista e per favorire un consolidamento più stabile.
Una rottura al ribasso aprirebbe la strada a un test dei supporti recenti a 4,80 e 4,65 dollari al barile, mentre ulteriori cedimenti potrebbero estendere le proiezioni ribassiste fino alla banda di prezzo tra i 4,30 e i 4,20 dollari. Ritengo però questo scenario piuttosto inverosimile.
In caso di chiusura settimanale, quest’oggi, sopra i 5 dollari tondi, il gas naturale potrà proseguire il suo consolidamento e mirare ai 5,20 dollari già entro la prossima settimana. Per dicembre, i dati sulle riserve settimanali e l’output degli impianti di liquefazione saranno determinanti per valutare la pressione sull’offerta.
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Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.