Poste Italiane entra nel mercato borsistico. È notizia di ieri che il Gruppo Poste Italiane abbia iniziato un iter che lo porterà, in data 27 ottobre,
Poste Italiane entra nel mercato borsistico.
È notizia di ieri che il Gruppo Poste Italiane abbia iniziato un iter che lo porterà, in data 27 ottobre, alla quotazione vera e propria. Proprio ieri, infatti, è stata lanciata l’IPO (Offerta Pubblica Iniziale) con la quale l’omonima società postale si propone di vendere le sue azioni per addivenire alla propria quotazione: la vendita in questione avrà luogo fino al 22 ottobre c.m., termine ultimo affinché investitori istituzionali e piccoli risparmiatori possano acquistare i titoli suddetti.
È importante sottolineare come le azioni messe in vendita da Poste Italiane costituiscano approssimativamente il 40% del valore complessivo, lasciando il restante 60% in mano al Ministero delle Finanze, principale azionista, il quale si appresterebbe a incassare tra i 2,7 e i 3,7 miliardi di euro dall’operazione in questione. Si stima che l’azienda possa raggiungere un valore di 9 miliardi di euro, con la conseguente conferma del maxi piano di assunzioni di 8.000 unità.
Nel dettaglio, si osserva come il valore complessivo delle azioni da collocare si aggiri sui 453 milioni di euro, per una quota azionaria del 34,7%, mentre il prezzo della singola azione oscilli tra i 6 e 7,5 euro. È possibile che la distribuzione azionaria salga fino a 489,3 milioni, arrivando in quota capitale al 38,2%, qualora si optasse per l’opzione “greenshoe”, meccanismo attraverso il quale si stabilizzi il prezzo dell’azione sul mercato, che scatti quando gli istituti che vendano le azioni stipulino un’opzione con l’azienda che stia effettuando l’IPO, per delle azioni extra, oltre quelle previste inizialmente, fatto salvo anche il fatto che, se il prezzo al termine dell’IPO fosse molto più alto di quello previsto, la banca venderebbe le azioni extra, aumentando l’offerta e abbassando il prezzo.
Per quanto riguardi i destinatari della vendita, questi sono da individuare in banche, fondi d’investimento e altri investitori istituzionali, per il 70%, mentre il restante 30% avrà come target i singoli risparmiatori: questi potranno acquistarle in pacchetti minimi da 500 ed effettuare l’operazione presso la propria banca. In più, è prevista anche una sorta di fidelizzazione attraverso premio fedeltà, qualora il risparmiatore decidesse di tenere le azioni per almeno un anno, riconoscimento che si concretizzerebbe nella distribuzione di un’azione extra gratuita ogni 20 detenute.
È prevista anche la distribuzione delle stesse azioni presso i dipendenti dello stesso Gruppo: ammonta a 14,9 milioni il valore totale previsto in tal senso, con un minimale numerico più basso, consistente in 50 azioni e un bonus fedeltà dimezzato, che maturi cioè ogni 10 azioni possedute, invece che 20.
Sembra proprio che un simile intervento segni il passo con la modernità e si ponga come ponte tra la prima manovra in questo senso, iniziata nel 1999 con ENEL e le probabili successive come ENAV e Ferrovie dello Stato.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.