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Petrolio in stallo! Frena la corsa dei tori

Da:
Armando Madeo
Aggiornato: May 7, 2018, 06:42 UTC

Petrolio ancora in calo oggi al NYMEX, il Crude Oil ed il Brent entrambi in ribasso rispettivamente del 0,92 e del 0,76 % al momento della scrittura. I

Petrolio

Petrolio ancora in calo oggi al NYMEX, il Crude Oil ed il Brent entrambi in ribasso rispettivamente del 0,92 e del 0,76 % al momento della scrittura. I gestori dei fondi speculativi hanno ridotto le loro posizioni nette speculative long, mantenendosi cauti sul mercato del greggio, nonostante le ottime prospettive derivanti dal mercato dei raffinati. Gli hedge fund in effetti hanno dirottato gli ingressi long su benzina e gasolio da riscaldamento, basandosi sui dati pubblicati la scorsa settimana dall’ Energy Information Administration. Il COT report del 27 Aprile, infatti, mostra una diminuzione combinata Brent+WTI delle posizioni nette speculative pari a -24 milioni di bbl dopo aver fatto registrare un significativo aumento delle posizioni nelle prime due settimane del mese.

Questo Venerdì inoltre la Baker Hughes ha mostrato un aumento significativo dei rigs operativi, il numero più alto da Aprile 2015, che salgono di +5 portandosi a 825. Questi segnali di una più che mai rigogliosa produzione statunitense, in aggiunta alla distensione dei rapporti internazionali fra le varie compagini ( Nord e Sud Corea – Stati Uniti e Russia) ed al rafforzamento del dollaro, hanno frenato i prezzi del greggio che ora stazionano intorno alla resistenza psicologica posta a 70 dollari al barile.

In prospettiva però il mercato del petrolio potrebbe riservare piacevoli sorprese per i tori nel secondo semestre di questo 2018, data la costante crescita della domanda mondiale di oil, che potrebbe superare i 100 milioni di barili al giorno, mentre resta costante la produzione da parte dei membri dell’OPEC che si attesta sugli 1,8 milioni di barili die.

A tal proposito Says Schork titolare della “Schok Report”, intervistato da Bloomberg, vede ormai vicino il traguardo dei 70 dollari al barile, mentre Pierre Andurand, sulla stessa emittente, ha dichiarato che non è impossibile vedere un petrolio a 300 dollari per barile a causa della riluttanza da parte delle compagnie ad investire in nuove produzioni. Andurand è uno dei top manager dei principali gestori di fondi su commodity, non è quindi uno sprovveduto, ed è molto vicino al ministro Saudita che ha incontrato già in passato. Nonostante l’ilarità suscitata in alcuni operatori di mercato, le argomentazioni di Andurand sono valide, benché prive di supporto temporale e grafico.

Per domani gli occhi sono puntati su dati API e su quelli dell’EIA, sui quali trapela ottimismo, ma il focus è inoltre incentrato sulle decisioni in materia di politica monetaria da parte della FED, la quale si prevede mantenga i tassi invariati.

Fed Funds rate

Infine non è da sottovalutare la questione Siriana e Iraniana che potrebbero incidere positivamente o negativamente sui prezzi rispettivamente di gas e petrolio. Per quanto riguarda l’Iran andranno verificate le prove in possesso di Netanyahu riguardanti il programma nucleare dell’Iran, che sembrerebbe aver portato avanti in segreto lo sviluppo di armi nucleari ad elevato potenziale distruttivo. Insomma chiuso il capitolo Corea del Nord, per gli Stati Uniti d’America si apre uno nuovo scenario potenzialmente minaccioso, in un area quale quella Medio-Orientale che non riesce a trovare una sua dimensione e stabilità.

Sull'Autore

Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.

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