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Perché una forte ripresa economica statunitense risulta ribassista per il dollaro?

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Dec 9, 2013, 21:25 UTC

Questa mattina le ore di negoziato pressoché invariato insieme alla sterlina. Dopo aver raggiunto quota 1.3705 successivamente al rilascio del rapporto

Perché una forte ripresa economica statunitense risulta ribassista per il dollaro?

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Questa mattina le ore di negoziato pressoché invariato insieme alla sterlina. Dopo aver raggiunto quota 1.3705 successivamente al rilascio del rapporto sulle buste paga nei settori non agricoli statunitensi la moneta unica appare piuttosto esausta. Il dollaro statunitense ha registrato una perdita marginale dello 0,4% durante la scorsa settimana sulla scia delle preoccupazioni che vorrebbero la Banca centrale statunitense pronta per dare avvio al ridimensionamento. Il dollaro ha toccato un minimo settimanale di 80,22 per chiudere su quota 80,315 nella giornata di venerdì.  Il PIL USA relativo al terzo trimestre ha mostrato come l’economia a stelle e strisce si sia espansa ad un ritmo del 3,6% , a questo dato c’è poi da sommarsi un’ottima crescita occupazionale sia nel settore privato che in quello governativo. Tuttavia, i dati positivi provenienti dagli States sono andati ad incrementare le aspettative che vorrebbero la Fed pronta a ridimensionare il suo programma di acquisto asset già a partire da questo mese. Uno scenario siffatto vedrebbe contrapporsi una politica in fase falco ad una più colomba della BCE, suscettibili peraltro di portare il suo tasso di deposito al negativo.

Venerdì il rapporto sulle buste paga dei settori non agricoli statunitensi ha sorpreso il mercato mostrando per il mese di novembre un’aggiunta di ben 203.000 nuovi posti di lavoro contro i 200.000 di ottobre. Il tasso di disoccupazione è sceso al 7% contro il 7,3% di ottobre. Sempre nella giornata di venerdì la lettura preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori UoM è salita su quota 82,5 per il mese di dicembre contro i 75, 1 novembre. L’euro ha guadagnato la scorsa settimana lo 0,8%, spingere al rialzo la moneta unica il mancato taglio dei tassi da parte della BCE.

Questa mattina alla sterlina negoziata invariata a 1.6348 dopo essere andato a registrare una perdita marginale dello 0,1%. La valuta britannica ha toccato un minimo settimanale di 1.6296 per chiudere la giornata di venerdì a 1.6347. L’indice dei prezzi delle case Halifax ha mostrato per il mese di novembre un guadagno dell’1,1% contro l’1,3% di ottobre. Inoltre nel trimestre terminato a settembre le aspettative di inflazione dei consumatori sono salite del 3,6% contro il 3,2% del trimestre precedente.

Inoltre i dati provenienti nel fine settimana dalla Cina si sono mostrati piuttosto positivi. Il dollaro neozelandese riuscito a conservare i suoi guadagni dopo che le esportazioni cinesi sono aumentate più del previsto durante lo scorso mese e il mercato occupazionale statunitense ha evidenziato una crescita vertiginosa. Il kiwi è negoziato a 82.91 anche sulla scia di un ampliamento della bilancia commerciale cinese fissatasi nel mese di novembre a 33,8 miliardi di dollari, la crescita più significativa dal gennaio 2009. La lettura indica come la seconda più grande economia del pianeta stia dando forti segni di ripresa.

I dati provenienti dagli Stati Uniti hanno contribuito ad alimentare le aspettative di quanti vorrebbero la Fed pronta a ridurre il suo programma di acquisto asset, una realtà che ha spinto il dollaro australiano al ribasso di 13 punti per essere negoziato questa mattina a 0.9090.

Intanto lo yen giapponese si attesta contro il dollaro su quota 103 per essere negoziato questa mattina a 103.07. I dati governativi sul conto delle partite correnti proveniente dal paese del sol levante hanno mostrato un sorprendente deficit di 127,9 miliardi di yen. La lettura ha invertito la tendenza dello scorso anno che mostrava un surplus di 420,8 miliardi di yen. Il governo ha preannunciato che la crescita economica nell’ultimo trimestre conclusosi a settembre ha mostrato su base trimestrale un’espansione dello 0.3%, dato inferiore la stima preliminare dello 0,5% e nettamente al di sotto dello 0,9% dello scorso trimestre.

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