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L’impeachment nei confronti di Donald Trump è un’ipotesi realistica?

Da:
Alberto Ferrante
Pubblicato: Aug 29, 2018, 11:30 UTC

Il Presidente Donald Trump è nuovamente al centro dell'attenzione a causa delle rivelazioni del suo avvocato Michael Coen. Adesso, si ritiene davvero possibile che, come descritto dalla Costituzione, alcuni membri della Camera chiedano l'impeachment. Ma il meccanismo è molto complesso e necessita del voto favorevole dei due terzi del Senato, la cui composizione è in prevalenza repubblicana. Se però alle elezioni di questo autunno i democratici dovessero recuperare posizioni, il futuro politico di Donald Trump sarebbe molto più incerto.

Trump

Negli ultimi giorni la stampa mondiale è tornata a parlare della possibilità che il Presidente americano Donald Trump venga sottoposto all’impeachment, dopo le nuove dichiarazioni del suo avvocato, Michael Coen. Stando a quanto rivelato, l’avvocato avrebbe pagato, durante la campagna elettorale di  Trump, un’ingente somma di denaro a due donne affinché tacessero sulla loro relazione con il cliente, violando di fatto la legge sul finanziamento. Nello specifico, si tratta della pornostar Stormy Daniels e dell’icona di Playboy Karen McDougal.

Si ritiene inoltre che la stessa figura di Michael Coen possa contribuire a svelare interessanti retroscena circa il Russiagate, l’inchiesta sulle presunte ingerenze russe durante la campagna elettorale.

Se la stampa mondiale concorda nel definire quantomeno improbabile che Trump possa venire incriminato sulla base di queste dichiarazioni, è invece possibile che venga sottoposto a impeachment.

Il termine inglese impeach indica la messa in stato d’accusa, che permette di rinviare a giudizio i titolari di cariche pubbliche se si ritiene che essi possano aver commesso degli illeciti. Ciò non è quindi rivolto esclusivamente al Presidente degli Stati Uniti, ma a qualsiasi ufficiale civile del governo federale. Secondo la Costituzione degli Stati Uniti d’America, un Presidente può essere messo in stato d’accusa nel caso in cui si ravvisino crimini, episodi di corruzione o infrazioni.

Il processo è chiaramente molto complesso e articolato. Qualsiasi membro della Camera dei Rappresentanti può effettuare una proposta se vi sia il sospetto di un comportamento come quelli descritti dalla Costituzione. Nel caso in cui la maggioranza semplice della Camera supporti la proposta di impeachment, il processo giungerà al senato. La Corte Suprema presidierà il processo, i membri della Camera saranno l’accusa e il Senato costituirà la giuria. Il Presidente può in qualsiasi momento affidarsi a degli avvocati di difesa. Terminato il processo, il senato deve votare e, qualora si raggiungesse la quota del 67%, vale a dire i due terzi del totale, il Presidente verrebbe rimosso dalla sua carica e sostituito dal vicepresidente.

Quindi, per permettere al processo di decollare occorre esclusivamente la maggioranza semplice della Camera, ma per rendere effettivo l’impeachment è necessario che i due terzi dei membri del Senato diano un voto favorevole.

Donald Trump potrebbe quindi essere posto sotto stato d’accusa, ma difficilmente il processo si risolverebbe con il suo definitivo addio, soprattutto considerando la fascia repubblicana che siede in maggioranza tanto alla Camera quanto al Senato, e che continua ad approvare anche le mosse più recenti e controverse di Trump.

A ciò si aggiunge la natura assai vaga della frase dell’articolo 2 della Costituzione, che si riferisce a “high crimes and misdemeanours”, e che quindi non aiuta a confinare l’accusa a Donald Trump entro dei limiti formali. L’interpretazione generale fornita fino ad oggi è quella di un comportamento che porti a un vantaggio che si riveli in diretto conflitto rispetto alla fiducia fornita dalla popolazione per mezzo di un’elezione democratica.

Secondo il Washington Post, l’esito positivo del provvedimento di impeachment sarebbe un risultato davvero poco probabile, finché i repubblicani costituiranno la maggioranza nel Congresso.  Tuttavia, le recenti dichiarazioni dell’avvocato Michael Coen potrebbero rappresentare un importante punto a favore dei democratici, qualora dovessero riuscire a ribaltare il controllo della Camera dopo le elezioni di questo autunno.

E’ opinione condivisa, quindi, che l’esito dell’impeachment sia strettamente connesso alla composizione del senato.

La medesima idea è supportata anche da Cnn e da numerosi organi di stampa internazionali.

A riguardo, The Independent ha riportato il parere di Brian Klaas, esperto in materia. Secondo Klaas, Trump ha ricevuto indubbiamente un immenso danno legale e politico che si riflette sulla sua immagine di Presidente. Il maggior rischio per lui è che adesso il suo avvocato possa cooperare con Mueller e rivelare altri elementi incriminanti in grado di provocare una frattura anche tra i repubblicani.

E proprio Mueller potrebbe diventare il più grande incubo del Presidente. Con Cohen e l’imprenditore Manafort, adesso ad essere coinvolti nelle sue scrupolose indagini sono ben quattro storici alleati di Trump, dopo Michael Flynn e George Papadopoulos, che avevano rilasciato interessanti dichiarazioni proprio sul caso Russia.

Nelle ultime ore, inoltre, l’avvocato di  Cohen, Lanny Davis, ha dichiarato che il suo cliente è ormai  intenzionato a raccontare l’intera verità circa gli ultimi oscuri dieci anni della sua vita, nella quale Trump ha ricoperto a più riprese un ruolo di primissimo piano.

La situazione è quindi assai delicata e rischia di smuovere particolarmente l’equilibrio mondiale. Non si tratta del primo tentativo di impeachment nei confronti di Donald Trump, ma probabilmente, nonostante tutto, in questo caso i margini di successo sono comunque più elevati.

Anche lo scorso novembre sei democratici avevano richiesto l’impeachment per Donald Trump con cinque diverse imputazioni, una delle quali era l’aver licenziato il direttore dell’FBI James Comey a Maggio. Ciò era stato visto come un tentativo di indebolire le indagini del Bureau sul Russiagate.

I democratici avevano anche citato i commenti rivolti al sistema giudiziario e alla libera stampa, interpretati come un vero e proprio attacco alla democrazia. Tuttavia, come prevedibile, anche in quell’occasione non si giunse al processo, in quanto i Repubblicani riuscirono a dominare già alla Camera. In quel caso, ai Democratici mancò anche l’importante appoggio del Leader Nancy Pelosi, che riteneva fosse giusto attendere lo sviluppo delle indagini dell’FBI sui rapporti con il Cremlino.

All’epoca, la maggioranza delle imputazioni venivano considerate come semplici illazioni, probabilmente dovute alla scarsa popolarità della figura del nuovo Presidente negli ambienti democratici. Adesso, però, le accuse mirate e i loro incerti risvolti politici potrebbero seriamente compromettere l’amministrazione Trump.

Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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