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L’Abenomics: un fallimento dell’economia, della politica e del governo

Da:
Barry Norman
Pubblicato: May 28, 2016, 13:02 UTC

Il governo Abe potrebbe rapidamente cadere se il primo ministro decidesse di dare attuazione alla seconda fase dell'aumento dell'imposta sulle vendite. Lo

L’Abenomics: un fallimento dell’economia, della politica e del governo

Il governo Abe potrebbe rapidamente cadere se il primo ministro decidesse di dare attuazione alla seconda fase dell’aumento dell’imposta sulle vendite. Lo yen vale ancora molto più di quanto il governo e la banca centrale desiderino. Al recente vertice del G7, gli Stati Uniti hanno fermamente messo in guardia il Giappone circa l’intenzione di svalutare lo yen.

Nel corso della settimana, dopo l’avvertimento rivolto dagli altri membri del G7 al Giappone sulla possibile svalutazione dello yen, con cui è stato ricordato a Tokyo il suo precedente impegno a non svalutare la propria valuta, lo yen si è è mosso in rialzo. Il contrasto sulla valuta nipponica ha costituito il principale tema di discussione durante l’incontro dei ministri delle Finanze delle sette economia più sviluppate, dedicato al rilancio dell’economia globale. In risposta, il ministro delle Finanze giapponese, Taro Aso, ha dichiarato al suo omologo statunitense che Tokyo sta semplicemente reagendo “a una mossa unilaterale, brusca e speculativa” sul mercato valutario.

Il primo ministro giapponese Abe ha visto giorni migliori: il consenso nei suoi confronti è crollato e la politica economica del suo governo, perno del suo programma politico, non sta producendo gli effetti positivi sperati. Questa è un’opinione sempre più diffusa tanto in Giappone quanto negli altri paesi. In pochi anni, il cambio USD/JPY è salito da 80 a 125. In breve, è andata così: il Giappone ha eletto un primo ministro molto deciso, Shinzo Abe, che ha nominato un governatore della Banca del Giappone, Haruiko Kuroda, altrettanto deciso. Questi ha attuato un programma fortemente interventista di allentamento quantitativo, noto come “Abenomics”,che ha fatto aumentare il prezzo dei titoli e diminuire il tasso di cambio. 

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Abe è salito al potere nel 2012 con un importante mandato: rilanciare la stanca economia del Giappone, ponendo fine a decenni di deflazione. A tale scopo, Abe ha nominato Haruiko Kuroda governatore della Banca del Giappone. Kuroda ha avviato un imponente programma di allentamento quantitativo e impostato il tasso di inflazione obiettivo al 2%. Nel 2014, l’allentamento quantitativo è stato aumentato. Abe ha unito stimolo fiscale e politiche dal lato dell’offerta.

Non si può separare la politica economica di Abe dai suoi obiettivi geopolitici. Il primo ministro nipponico è un convinto conservatore con una politica internazionale revanscista, certamente non un keynesiano di centrosinistra, del tipo più familiare ai governi occidentali.

Tuttavia, l’economia è in buone condizioni. Il tasso di disoccupazione del Giappone al 3,3% è invidiabile, e molto difficile da raggiungere nelle economie occidentali. In Giappone, il mercato del lavoro, anche nelle condizioni peggiori, raramente registra una disoccupazione superiore al 5%.  Un paese come la Francia non ha praticamente mai raggiunto un tasso tanto basso. A ogni modo, Abe non ha tutto il merito di questa riduzione della disoccupazione, poiché la tendenza si è avviata prima della sua elezione alla fine del 2012.

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Il programma di Abe ha avuto un inizio entusiasmante. Già riluttante ad attuare una politica monetaria non convenzionale, la Banca del Giappone ha avviato un massiccio piano di acquisto di titoli. Il governo ha aumentato la spesa pubblica. I mercati si sono mossi in rialzo e lo yen si è deprezzato nei confronti del dollaro.

L’idea era che, con l’incremento dei prezzi e l’aumento dei profitti delle imprese, queste avrebbero elevato i salari dei lavoratori, i quali avrebbero speso di più in beni e servizi. Se avesse funzionato, questo circolo virtuoso avrebbe prodotto una crescita sostenuta.

Tuttavia, il programma di Abe ha fallito. L’aumento dei salari è deludente e l’inflazione è ancora al di sotto dell’obiettivo del 2%. Nel secondo trimestre, il Pil è sceso a un tasso annuale dell’1,2% e vi sono segnali della ricaduta dell’economia in recessione nel terzo trimestre.

Il primo ministro, che potrebbe rimanere in carica per altri tre anni, ha scoccato “tre nuove frecce”. Tuttavia, tali misure sono state criticate per mancanza di precisione e ambizione. Abe non ha saputo precisare quanto tempo una delle frecce – l’impegno a far salire il Pil nominale al 22% – impiegherà a

Il The Japan Time ha riassunto molto bene la questione, scrivendo che l’Abenomics presenta da lungo tempo un problema di onestà intellettuale. Il programma di Abe ha cercato di curare i sintomi, ossia la pressione deflazionistica, e non la malattia che colpisce il Giappone: la totale assenza di fiducia nel futuro. Per tale motivo, l’immissione di moneta da parte della Banca del Giappone, che ha raggiunto livelli mai sperimentati in precedenza, ha arricchito gli hedge fund e non le famiglie. Allo stesso modo, l’impegno a creare una Silicon Valley giapponese e a provocare un boom della startup si è illusorio

In fine, per le medesime ragioni, gli investitori stranieri non si stanno dirigendo sul Giappone, con l’unica eccezione rappresentata dall’acquisto di Sharp da parte di Foxconn Technology.

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