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La quiete prima della tempesta: nel Regno Unito sale l’inflazione, Yellen testimonia innanzi al Congresso degli Stati Uniti

Da
Bob Mason
Pubblicato: Feb 14, 2017, 16:50 GMT+00:00

La mattinata di oggi è ricca di eventi. La maggior parte dei dati in pubblicazione riguarda l'Eurozona, ma l'attenzione si concentra sul tasso di

La quiete prima della tempesta: nel Regno Unito sale l’inflazione, Yellen testimonia innanzi al Congresso degli Stati Uniti

La mattinata di oggi è ricca di eventi. La maggior parte dei dati in pubblicazione riguarda l’Eurozona, ma l’attenzione si concentra sul tasso di inflazione del Regno Unito nel mese di gennaio e sull’audizione che Yellen terrà innanzi al Congresso degli Stati Uniti durante la prima parte della sessione statunitense.

Si dibatte ampiamente delle prossime mosse della Banca d’Inghilterra. La capacità di resistenza dell’economia britannica sorprende tutti, non soltanto la banca centrale, ma anche i mercati e forse pure i funzionari dell’UE, i quali speravano in un declino che fungesse da deterrente per altri Stati membri tentati dal recesso.

Al contrario, fino al termine dello scorso anno, i dati macroeconomici sul Regno Unito sono rimasti solidi. Nonostante la flessione subita dall’indice dei direttori degli acquisti del settore privato a gennaio, con la Banca d’Inghilterra che si aspettava un lieve rallentamento all’inizio del primo trimestre, l’andamento dell’economia britannica rimane generalmente positivo. A dicembre, la produzione industriale e quella manifatturiera hanno superato le previsioni. Inoltre, l’opinione della Banca d’Inghilterra e dei mercati sta iniziando a virare verso una possibile inversione delle politiche espansive adottate ad agosto.

I dati sull’inflazione di gennaio hanno dato a Carney motivo di tirare un sospiro di sollievo. Il tasso di inflazione annuo ha toccato l’1,8%, al di sotto del previsto 1,9%, seppur in aumento rispetto all’1,6% raggiunto a dicembre.

La risposta dei mercati è stata coerente con le letture: alla pubblicazione dei dati, la coppia GBP/USD ha perso lo 0,28% per scendere a 1,24835$.

I dati possono essere anche risultati inferiori alle aspettative, ma difficilmente segneranno la fine della storia per la Banca d’Inghilterra. Carney ha già comunicato il proprio disagio per un tasso di inflazione superiore per un lungo periodo di tempo all’obiettivo del 2% fissato dalla Banca d’Inghilterra. Uno scenario possibile, qualora la sterlina rimanesse sotto pressione e il prezzo del petrolio dovesse continuare a salire. Seppure a gennaio l’inflazione non ha superato l’obiettivo del 2%, l’indice dei prezzi alla produzione suggerisce che le pressione inflazionistica proseguirà. L’unico domanda è quando l’inflazione andrà oltre il 2% e, soprattutto, per quanto tempo rimarrà al di sopra del tasso obiettivo.

Negli Stati Uniti, non ci si chiede se la Fed aumenterà i tassi, ma quando attuerà la manovra. L’incertezza sulla tempistica della banca centrale si riflette nell’andamento del dollaro all’inizio della settimana. Le ipotesi continueranno fino alla conclusione dell’audizione di Yellen innanzi al Congresso degli Stati Uniti, che avrà inizio nella giornata di oggi. All’apertura delle sessione europea, l’indice del dollaro spot cede lo 0,09% e, probabilmente, continuerà a muoversi in ribasso nel resto della giornata.

Yellen dichiarerà finalmente quando verrà attuata la manovra restrittiva o si nasconderà dietro l’incertezza che circonda la politica di bilancio dell’amministrazione Trump?

Qualora Yellen tacesse, i mercati ne sarebbero delusi, perché intendono sapere se, alla riunione del Fomc del prossimo mese, verrà attuato l’atteso innalzamento dei tassi. Nella giornata di luendì, Kaplan, uno dei membri del Fomc diritto di voto, si è espresso a favore di una manovra restrittiva che sia anticipata più che ritardata. A ogni modo, l’audizione di Yellen innanzi al Congresso influirà in maniera determinante sull’andamento del dollaro nel corso della settimana.

Considerato come il ribasso subito dal dollaro durante la sessione asiatica prosegua in quella europea, risulta evidente l’incertezza che pervade i mercati. Atteggiamento sicuramente fondato in attesa dell’esito dell’audizione di Yellen.

Qualora la presidente della Fed non si pronunciasse sulla manovra restrittiva, adducendo come motivazione l’incertezza riguardo la politica di bilancio dell’amministrazione Trump, il dollaro si deprezzerebbe, ma non gravemente. Al contrario, se Yellen affermasse che a marzo la Fed aumenterà i tassi, il dollaro verrebbe spinto in rialzo e i mercati potrebbero tornare ad aspettarsi tre manovre restrittive nel corso dell’anno e non più due come ora.

Rimane da vedere come l’amministrazione Trump gestirà l’apprezzamento del dollaro, ma ciò non è certamente motivo di preoccupazione per Yellen. Nella giornata di domenica, il vicepresidente della Fed, Fischer, ha affermato con chiarezza che la banca centrale continuerà a concentrarsi sul suo doppio mandato, sottolineando come permanga l’incertezza sulla politica di bilancio.

Alla redazione di questo articolo, l’indice del dollaro spot si attestava a quota 100,82, con un ribasso giornaliero dello 0,14%, mentre l’attenzione dei mercati si concentrava sull’audizone di Yellen innanzi al Congresso degli Stati Uniti.

Raramente ci si annoia sui mercati…

Sull'Autore

Bob Masonauthor

Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.

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