Pubblicita'
Pubblicita'

La geopolitica, la macroeconomia e la coppia dollaro-yen

Da
Bob Mason
Pubblicato: Jan 30, 2017, 14:11 GMT+00:00

Potrebbe essere troppo presto per iniziare a discutere di una grande frattura tra Oriente e Occidente, ma, se la recente tendenza del dollaro ha un

La geopolitica, la macroeconomia e la coppia dollaro-yen

Potrebbe essere troppo presto per iniziare a discutere di una grande frattura tra Oriente e Occidente, ma, se la recente tendenza del dollaro ha un qualche significato, l’incertezza sulla politica del commercio estero dell’amministrazione Trump pare pesare sulla propensione al rischio più in Oriente che in Europa e negli Stati Uniti.

Per il momento, una motivazione potrebbe trovarsi nelle dichiarazioni di Trump, che si sono concentrate non soltanto sulla Cina e la debolezza dello yuan, ma anche sul Giappone. Se l’economia nipponica era un tempo fortemente appoggiata dagli Stati Uniti, oggi le recenti affermazioni di Trump contengono un un non troppo velato atto di accusa, secondo cui le imprese automobilistiche giapponesi adottano pratiche commerciali disoneste.

La politica protezionista annunciata da Trump è della più grande preoccupazione per le imprese esportatrici del Giappone. Per gran parte dello scorso anno, la Banca del Giappone e il governo di Tokyo hanno adottato ogni possibile misura per rafforzare lo yen, dalla politica monetaria agli annunci di intervento da parte dell’esecutivo, ma senza ottenere alcun risultato. Il deprezzamento dello yen origina, infatti, dal sentimento positivo nei confronti dell’economia degli Stati Uniti, che sosteneva e in una certa misura continua a sostenere la crescita globale. Ora, è da vedere se Trump e gli altri leader mondiali troveranno dei punti in comune. Tra due settimane, il primo ministro nipponico, Abe, si recherà a Washington: la visita è di particolare interesse per la regione dell’Asia-Pacifico.

Nell’ultimo fine settimana, Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta temporaneamente l’ingresso dei cittadini di alcuni Stati negli Usa. Alla luce di ciò, le accuse mosse dal presidente degli Stati Uniti  sulle pratiche commerciali disoneste devono essere tenute nella più seria considerazione, non soltanto dai governi, ma anche dai mercati.

Durante la sessione asiatica, lo yen ha guadagnato fino allo 0,72%, toccando un massimo di 114,27¥. Il volume inferiore, dovuto al capodanno cinese, stato tra i fattori del rialzo della valuta nipponica. Al contempo, avvicinandosi l’apertura della sessione europea, si è registrato un calo dell’interesse verso lo yen che, attualmente, si attesta a quota 114,66 in ribasso dello 0,37%.

Qualora Trump dovesse adottare ulteriori misure protezionistiche a favore del settore manifatturiero degli Stati Uniti, ci si dovrà chiedere se le imprese esportatrici ritengono le idee di Trump un modello che continuerà oltre la conclusione del suo mandato.

Se questo è il caso, una migrazione non soltanto di autovetture, ma di prodotti in generale, sarebbe un’opzione praticabile per le imprese esportatrici del Giappone, in particolare se si considera che gli Stati Uniti sono il principale mercato di esportazione per l’economia nipponica, mentre la Cina è il primo partner commerciale. Relativamente alle esportazioni, le importazioni dagli Stati Uniti in Giappone sono praticamente insignificanti.

Sebbene il 70% circa delle autovetture nipponiche siano in realtà prodotte negli Stati Uniti, le esportazioni negli Usa mantengono un’importanza strategica per il Giappone  e altre economie della regione.

Il rialzo sperimentato dallo yen nella mattinata di oggi è certamente giustificato. Tuttavia, con una posta in gioco così alta, ci si chiede se l’interesse per lo yen rifletta veramente i venti contrari che circondano le economie dell’Asia, di cui è massima espressione il recesso degli Stati Uniti dal TPP posto in essere da Trump.

La visione dei mercati europei potrebbe essere più pragmatica e qui potrebbe individuarsi la ragione del ribasso subito dallo yen all’apertura della sessione europea. Nell’ultima settimana, dopo una conversazione telefonica con il presidente messicano, Trump ha cambiato opinione riguardo il commercio col Messico.

Che la visione sia pragmatica o meno, è evidente che le diverse regioni abbiano una differente percezione del rischio geopolitico. Rimane tutto da vedere se vi sia un contrasto tra Oriente e Occidente. Quel che è da venire dipende ampiamente da come procederanno gli Stati Uniti nei negoziati commerciali con UE e Regno Unito, senza dimenticare l’Asia e il Medio Oriente.

Se nella prima parte della giornata i mercati hanno reagito alle dichiarazioni di Trump, saranno i dati macroeconomici che verranno pubblicati in serata a determinare l’andamento del dollaro. Verranno, infatti, diffusi l’indicatore di inflazione adottato dalla Fed, l’indice dei prezzi della spesa individuale per i consumi, e i dati sulla spesa individuale di dicembre. I mercati attendono risultati positivi che possano annullare l’effetto del deludente Pil pubblicato nella giornata di venerdì. I mercati stanno, inoltre, tentando di misurare le tempistiche del primo innalzamento dei tassi da parte della Fed. Tuttavia, considerato il rocambolesco stile dell’amministrazione Trump, la solita ossessione per la Fed i suoi tempi deve ancora materializzarsi.

Considerando i dati macroeconomici, qualora fossero coerenti con le aspettative o migliori, il dollaro potrebbe essere spinto in rialzo. Tuttavia, come si è notato nelle settimane recenti, un effettivo apprezzamento potrebbe essere ostacolato da quello che pare un minore interesse per il dollaro in periodi di incremento del rischio geopolitico.

All’avvio della sessione europea, lo yen è sceso ai 114,936¥, con i guadagni giornalieri ridottisi ad appena lo 0,14%. Alla redazione di questo articolo, la coppia USD/JPY si attestava a 114,66¥, con un ribasso giornaliero dello 0,35%. L’indice del dollaro spot ha recuperato dal minimo di quota 100,17, toccato durante la sessione asiatica, per raggiungere quota 100,52, con un ribasso dello 0,04 alla redazione di questo articolo. In attesa della pubblicazione dei dati di oggi, l’interesse per il dollaro torna a salire, sebbene i mercati europei paiano meno convinti a causa dell’ultimo ordine esecutivo firmato da Trump.

Sull'Autore

Bob Masonauthor

Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.

Pubblicita'