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La conferenza stampa di Trump: che fine hanno fatto i rialzisti?

Da:
Bob Mason
Pubblicato: Jan 12, 2017, 12:56 UTC

Per il mercato valutario, la conferenza stampa di Trump è stata tutt'altro che convincente. Quanti puntavano sul rialzo del dollaro hanno lasciato il

La conferenza stampa di Trump: che fine hanno fatto i rialzisti?

Per il mercato valutario, la conferenza stampa di Trump è stata tutt’altro che convincente. Quanti puntavano sul rialzo del dollaro hanno lasciato il campo ai ribassisti.

Nelle speranze dei mercati, Trump avrebbe dovuto fare chiarezza sulle politiche che adotterà una volta in carica. Tuttavia, la conferenza stampa è stata praticamente l’opposto, giustificando l’ansia da cui era stata preceduta. L’indice del dollaro spot ha perso lo 0,84%, scendendo a 100,92, e tale tendenza al ribasso dovrebbe continuare.

Le previsioni effettuate dalla Fed a dicembre si sono rivelate corrette, con Trump che conferma l’incertezza sulle prospettive dell’economia. Il discorso tenuto dal candidato repubblicano l’8 novembre pare essere stato scritto da qualcuno che non fa più parte dello staff di Trump.

Le indicazioni circa le politiche che verranno adottate dalla nuova amministrazione repubblicana costituivano certamente la questione principale. Tuttavia, Trump ha rivelato la propria incapacità di tenere una conferenza stampa, chiaramente mancando delle doti necessarie. Inoltre, ciò che più preoccupa è l’interruzione del rialzo del dollaro innescato dalla vittoria del magnate alle elezioni presidenziali di novembre. A quanto pare, i mercati finanziari non risentono più dell’effetto Trump.

L’economia degli Stati Uniti si muove lungo una tendenza positiva e ciò potrebbe avere disinnescato la necessità di attuare un insieme di misure di stimolo e di adottare tariffe commerciali punitive. Per Trump, il muro al confine col Messico pare ora avere maggiore importanza della politica economica che, a sua volta, è per i mercati meno rilevante della politica estera della nuova amministrazione. A ogni modo, è ancora troppo presto per escludere l’attuazione di misure di stimolo fiscale.

L’effetto propulsivo dato al dollaro dall’intenzione di Trump di adottare misure di stimolo per l’economia degli Stati Uniti è evidente dall’andamento della valuta statunitense nella mattina di oggi, con l’euro che guadagna lo 0,45% per salire a 1,0631$ e la sterlina che si apprezza dello 0,73% ritornando a 1,23$. La divisa britannica si è mossa in rialzo nonostante il pessimismo per la Brexit. Contro lo yen, il dollaro cede lo 0,91% e la valuta nipponica balza a quotazioni non raggiunte dagli inizi di dicembre. Al contempo, la preoccupazione per la revisioni degli accordi di libero scambio, una probabile guerra commerciale con la Cina e l’assenza di dettagli sulle misure di stimolo dell’amministrazione Trump hanno provocato una diminuzione dei rendimenti dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, ampliando il differenziale a favore dell’AUD che, alla stesura di questo articolo, guadagna lo 0,8% per toccare gli 0,75008$. Un ulteriore fattore di rialzo del dollaro australiano è rappresentato dall’aumento del prezzo delle materie prime, con l’indice Bloomberg che segna un incremento dello 0,75%. Tuttavia, è necessaria un po’ di prudenza, poiché una guerra commerciale con la Cina costituisce certamente un rischio per l’economia australiana e l’AUD.

Con i rialzisti del dollaro che si sono nascosti, la sessione europea si fa senza dubbio interessante, con la pubblicazione dei verbali della riunione della Bce sulla politica monetaria prevista per questo pomeriggio. Il documento dovrebbe provocare un lieve rialzo dell’euro. Tuttavia, considerato il deprezzamento del dollaro, la mossa della moneta unica europea non dovrebbe essere particolarmente rilevante. L’unica domanda è capire se la Bce abbia rinunciato o meno a ridurre il proprio programma di acquisto di titoli. Qualora i verbali mostrassero toni da falco, l’euro potrebbe andare a 1,07$ o anche oltre.

Pare improbabile che i dati sugli Stati Uniti, limitati alle richieste settimanali di sussidio di disoccupazione e agli indici dei prezzi di importazioni ed esportazioni, possano avere notevoli conseguenze sul dollaro. Ora, i mercati devono considerare la possibilità che la Fed riadotti un approccio prudente all’innalzamento dei tassi. Tuttavia, nel pomeriggio di domani, il dollaro dovrebbe rimbalzare. I dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti dovrebbero, infatti, riconsegnare l’iniziativa a quanti puntano sul rialzo del dollaro.

Sull'Autore

Bob Masonauthor

Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.

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