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Harker, Trump e il dollaro: la vera guerra valutaria?

Da
Bob Mason
Aggiornato: Feb 8, 2017, 12:10 GMT+00:00

// Nella giornata di martedì, il sentimento verso il dollaro migliora. Il rialzo è stato provocato dai toni da falco che Hawker, membro del Fomc con

Harker, Trump e il dollaro: la vera guerra valutaria?

// Nella giornata di martedì, il sentimento verso il dollaro migliora. Il rialzo è stato provocato dai toni da falco che Hawker, membro del Fomc con diritto di voto, ha impiegato nelle proprie dichiarazioni. Il dollaro ha continuato ad apprezzarsi durante la sessione asiatica e nelle prime ore di quella europea.

Nonostante i suoi sforzi per convincere i mercati, Harker non è riuscito a mutare radicalmente il sentimento verso una manovra restrittiva a marzo. I rendimenti non hanno, infatti, potuto riflettere il sentimento da falco. Le probabilità di un innalzamento dei tassi a marzo sono salite dal 10% della giornata di lunedì ad appena il 13%.

È assodato che vi sono diverse ragioni per cui valute come l’euro e la sterlina si trovano attualmente sotto pressione, tra cui il crescente rischio geopolitico in Europa. A ogni modo, il rialzo sperimentato dal dollaro nella giornata di martedì si è verificato nonostante il disavanzo commerciale degli Stati Uniti nel 2016 abbia raggiunto il massimo dal 2012. La diminuzione registrata dal deficit a dicembre ha leggermente alleviato la preoccupazione per il dato annuale.

I dati economici sugli Stati Uniti continuano a sostenere le prospettive di una politica monetaria maggiormente restrittiva e, sebbene nel Fomc vi siano abbastanza colombe da mantenere i tassi per il momento invariati, i toni da falco impiegati dai membri con diritto di voto nelle loro dichiarazioni hanno un chiaro impatto sull’andamento del dollaro. L’unica domanda è se l’amministrazione Trump sia nella condizione di trattenere i falchi.

I verbali della riunione del Fomc di dicembre danno motivo all’amministrazione Trump di mantenere la Fed nella posizione di non modificare i tassi. Probabilmente, gli ultimi dati sul commercio hanno fornito a Trump un’ulteriore ragione per tentare di svalutare il dollaro. A ogni modo, il presidente degli Stati Uniti non intende svalutare l’intera economia, almeno non volontariamente.

Sebbene Trump abbia fatto di tutto per provocare un deprezzamento del dollaro, la realtà è i fattori principali in grado di determinare l’andamento della valuta degli Stati Uniti rimangono la politica monetaria della Fed e le aspettative dei mercati sulle tempistiche della prima manovra della banca centrale.

Lo scontro tra l’amministrazione Trump e la Fed è già cominciato, con l’ottimismo di Yellen per l’economia degli Stati Uniti che ha fornito supporto al dollaro, mentre Trump tenta di provocarne il ribasso, annunciando ai mercati la propria intenzione di ridurne il valore per migliorare le ragioni di scambio degli Stati Uniti.

Alla fine, Yellen e la Fed avranno l’ultima parola sul dollaro, ma Trump ha certamente la capacità di far esitare la banca centrale nel breve periodo. Il continuo rinvio dell’adozione delle tanto propagandate misure di stimolo pone, infatti, la Fed in una sorta di limbo nella prima metà dell’anno. A ciò si devono aggiungere la minaccia di una guerra commerciale con Messico, Cina, Giappone e Germania e i possibili effetti negativi che questa avrà sull’economia degli Stati Uniti. È tutto più che sufficiente a far sì che sia il Fomc a dettare le regole.

Si parla molto di guerre valutarie, ma una simile ipotesi potrebbe essere senza precedenti. Trump si è già espresso sulla Fed e la sua capacità di sostenere l’economia degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti stanno per scatenare una guerra valutaria? È certamente possibile e ciò spiegherebbe le mosse del dollaro nelle ultime settimane. Nonostante l’ottimismo per l’economia degli Stati Uniti, il dollaro non è, infatti, riuscito a registrare un netto apprezzamento.

Una simile prospettiva lascia il dollaro e i mercati esposti alle opposte visioni opposte della Fed e dell’amministrazione Trump.

Considerata l’assenza di dati economici rilevanti sugli Stati Uniti nella giornata di oggi, non è affatto escludibile che un intervento di Trump con effetti disastrosi. Difficilmente i membri del Fomc intendono immischiarsi in una ripicca di dichiarazioni con il presidente degli Stati Uniti in grado di influire sull’andamento dei mercati. Una simile possibilità fungerebbe da sicuro incentivo per la riscossione dei profitti prima dell’avvio della sessione degli Stati Uniti, mentre nuove dichiarazioni della Casa Bianca continuano a influenzare il sentimento del mercato.

Alla redazione di questo articolo, l’indice del dollaro spot è a quota 100,56 con un rialzo intragiornaliero dello 0,17%. La coppia GBP/USD rimane invariata a 1,25048$ e l’euro perde lo 0,33% per toccare gli 1,06599$, con il cambio col dollaro che recupera all’avvio della sessione europea mentre l’indice del dollaro spot si muove in ribasso dal massimo intragiornaliero di quota 100,64.

Sull'Autore

Bob Masonauthor

Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.

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