Nonostante i suoi sforzi per convincere i mercati, Harker non è riuscito a mutare radicalmente il sentimento verso una manovra restrittiva a marzo. I rendimenti non hanno, infatti, potuto riflettere il sentimento da falco. Le probabilità di un innalzamento dei tassi a marzo sono salite dal 10% della giornata di lunedì ad appena il 13%.
È assodato che vi sono diverse ragioni per cui valute come l’euro e la sterlina si trovano attualmente sotto pressione, tra cui il crescente rischio geopolitico in Europa. A ogni modo, il rialzo sperimentato dal dollaro nella giornata di martedì si è verificato nonostante il disavanzo commerciale degli Stati Uniti nel 2016 abbia raggiunto il massimo dal 2012. La diminuzione registrata dal deficit a dicembre ha leggermente alleviato la preoccupazione per il dato annuale.
I dati economici sugli Stati Uniti continuano a sostenere le prospettive di una politica monetaria maggiormente restrittiva e, sebbene nel Fomc vi siano abbastanza colombe da mantenere i tassi per il momento invariati, i toni da falco impiegati dai membri con diritto di voto nelle loro dichiarazioni hanno un chiaro impatto sull’andamento del dollaro. L’unica domanda è se l’amministrazione Trump sia nella condizione di trattenere i falchi.
I verbali della riunione del Fomc di dicembre danno motivo all’amministrazione Trump di mantenere la Fed nella posizione di non modificare i tassi. Probabilmente, gli ultimi dati sul commercio hanno fornito a Trump un’ulteriore ragione per tentare di svalutare il dollaro. A ogni modo, il presidente degli Stati Uniti non intende svalutare l’intera economia, almeno non volontariamente.
Sebbene Trump abbia fatto di tutto per provocare un deprezzamento del dollaro, la realtà è i fattori principali in grado di determinare l’andamento della valuta degli Stati Uniti rimangono la politica monetaria della Fed e le aspettative dei mercati sulle tempistiche della prima manovra della banca centrale.
Lo scontro tra l’amministrazione Trump e la Fed è già cominciato, con l’ottimismo di Yellen per l’economia degli Stati Uniti che ha fornito supporto al dollaro, mentre Trump tenta di provocarne il ribasso, annunciando ai mercati la propria intenzione di ridurne il valore per migliorare le ragioni di scambio degli Stati Uniti.
