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Hai venduto durante un ultimo panic selling? Ecco quando rientrare

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Sep 26, 2021, 09:13 UTC

Hai venduto durante un recente o passato panic selling, ma non hai saputo quando rientrare nei mercati? Ecco cosa dice la ricerca del MIT di Boston.

panic selling

In questo articolo:

A chi non è capitato di vendere d’impulso durante una fase di “vendita in preda al panico” (o panic selling). Si vende nel timore di perdere tutto o parte del capitale, e durante il crash dei mercati finanziari di febbraio – marzo 2020 furono in tanti a vendere.

Il problema è che poi chi scarica gli investimenti in parte si pente perché lo ha fatto nel momento sbagliato (non ha anticipato il panic selling) o perché successivamente il titolo ha recuperato tutte le perdite ed è addirittura andato in guadagno rispetto al prezzo d’acquisto.

Una ricerca del Massachussets Institute of Technology (MIT) ha studiato la questione, ed ha verificato che il problema cruciale non è tanto la vendita, che potrebbe essere fatta giustamente per evitare perdite o per limitarle, ma il problema principale è che gli investitori non sanno poi quando è il momento di rientrare nei mercati.

Il panic selling è prevedibile

I ricercatori del MIT partono dall’assunto che un panic selling è prevedibile, così come si osservano delle tendenze tipiche tra coloro che vendono le attività finanziarie durante i periodi di volatilità.

Ad esempio la ricerca ha scoperto un profilo di persona, negli Stati Uniti, che si può considerare un panic seller:

  • è uomo;
  • ha 45 anni di età in media;
  • è sposato ed ha figli;
  • dicono di avere una eccellente esperienza o conoscenza degli investimenti.

Tuttavia, nonostante dichiarino di conoscere bene il settore finanziario, sono quelli che vendono in preda al panico. Probabilmente alla loro esperienza deve mancare il capitolo della finanza comportamentale, una conoscenza che proprio durante i periodi di alta volatilità dei mercati può tornare utile.

Perché gli investitori si lasciano prendere dal panico? Beh, questa domanda resta irrisolta anche questa volta. La ricerca non intendeva dare una risposta a questa domanda, piuttosto si è concentrata sul dare una risposta al fatto che molti di questi investitori che vendono, in seguito non rientrano nel mercato perdendo l’opportunità di cogliere la ricrescita dei prezzi.

Panic seller che non ricomprano

Analizzando i sell-off dal 31 dicembre 2015 ad oggi, la ricerca del MIT ha scoperto che circa il 30% degli investitori che avevano venduto asset finanziari in preda al panico dopo i cali dei mercati, non sono mai più rientrati nell’azionario.

Questi investitori si perdono il recupero perché, come noto, i migliori rendimenti si ottengono proprio a seguito dei maggiori cali (vedasi ancora recupero dei mercati post febbraio – marzo 2020).

Prendendo in considerazione un ampio periodo storico delle performance dell’indice S&P 500, che va dal 1930 a oggi, i ricercatori hanno verificato che chi ha perso i 10 migliori giorni di performance di ogni decennio, ha portato ad un ritorno sull’investimento del +28%. Ma chi non ha venduto nonostante i crolli nei vari cicli ribassisti e durante i “cigni neri”, ha ottenuto un ritorno del +17.715% (oltre il 17 mila per cento).

Come deve comportarsi l’investitore durante i panic selling?

Vendere durante una forte fase di calo non è un errore. Warren Buffett ha venduto gran parte delle sue partecipazioni nel comparto aereo degli USA durante il sell off di febbraio marzo 2020.

La questione è che bisogna vendere non quando ormai tutti gli altri hanno venduto, ma bisogna usare indicatori (VIX index, ad esempio) e strumenti capaci di far comprendere che il panic selling sta arrivando e che è quindi il caso di uscire dalle posizioni più esposte al problema che sta causando il sell off.

Quindi bisogna rientrare immediatamente dopo, quando la calma ritorna, perché si verifica sempre un naturale recupero che va sfruttato.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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