I fondamentali di base sembrano essere ritornati ai mercati energetici dopo che gli speculatori hanno spinto i prezzi del petrolio a livelli ridicoli approfittando delle preoccupazioni geopolitiche che muovevano i prezzi di petrolio e gas. Il petrolio greggio ha solo di recente toccato i 110 e ha chiuso lo spread con la domanda e la produzione di Brent rimaste comunque in pista. La crescita globale ha continuato a farsi declassare, cosa che ha ridotto le previsioni per la domanda di petrolio fino al 2014, ma gli speculatori hanno continuato a spingere in alto i prezzi. La scorsa settimana, gli speculatori hanno scaricato i beni energetici, lasciando l’olio ad un prezzo inatteso nel range dei 96.00 finché questo non ha recuperato per essere negoziato sopra i 97 e questa mattina è rimasto nella gamma dei 97.00, attestandosi a 97.66 mentre il Brent è sceso da 112 a 107,21, con un leggero rialzo questa mattina. I prezzi del petrolio hanno continuato a calare durante la scorsa settimana: il Wti è sceso del 2,94%, il Brent del 2,74%. Come risultato, il divario del petrolio Brent rispetto al WTI si è leggermente ampliato: Il premio varia dai 9,08 ai 12,17. L’aggiornamento settimanale dell’EIA della scorsa settimana ha mostrato un aumento delle scorte di petrolio di 3,7 milioni di barili. Le scorte sono aumentate leggermente di 3,7 MB e hanno raggiunto gli 1,827.0 milioni di barili. La correlazione lineare tra le variazioni in scorte è rimasta stabile a -0,20: questa correlazione implica che il prezzo del petrolio, assumendo che il resto resti uguale, potrà diminuire la prossima settimana. Ma, al fine di comprendere meglio gli sviluppi dei fondamentali, dobbiamo guardare da vicino il lato della domanda e dell’offerta. Le importazioni di petrolio sono diminuite dello 0,8 % la scorsa settimana. Le importazioni settimanali di petrolio hanno mostrato una forte correlazione negativa (-0,226) che suggerisce che il prezzo del petrolio potrebbe diminuire la prossima settimana . Al contrario, la produzione di petrolio è aumentata dello 0,4%. Le entrate nelle raffinerie sono bruscamente diminuite dell’1,2% la scorsa settimana. In totale la domanda è risultata molto più bassa rispetto alle forniture, inoltre, la differenza si è allargata, cosa che può tirare giù i prezzi del petrolio, visto che il mercato del petrolio negli Stati Uniti continua a perdere terreno. I fatti sono piuttosto semplici, i sauditi stanno producendo livelli record di oro nero, mentre gli Stati Uniti stanno aumentando la loro produzione giornaliera. La possibilità che le sanzioni vengano ammorbidite in Iran metterà ancora più combustibile sul mercato. Anche se la situazione economica mondiale sta migliorando, passeranno anni prima che la Cina torni alle sue esigenze precedenti e con l’aumento della domanda di gas naturale, ci sarà meno bisogno di greggio.
Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti sta approvando sempre più progetti di esportazione di gas naturale degli Stati Uniti e, visto che vengono scoperte sempre più riserve in tutto il mondo, l’ energia a buon mercato inizia a calare i propri prezzi. Il gas naturale è così scambiato a 3,749, in calo di 64 punti visto che le temperature non sono ancora così fredde come era previsto, la domanda residenziale rimane quindi scarsa, tranne che per il riscaldamento e il raffreddamento, aspetto che comunque sta cambiando rapidamente. Circa il 49% delle famiglie americane utilizzano gas per il riscaldamento, mentre il 39% usa energia elettrica, questo secondo la Energy Information Administration, braccio statistico del Dipartimento dell’Energia. Le rimanenze di gas aumentano, con un +87 miliardi di piedi cubici rilevati nella settimana conclusa il 18 ottobre, attestandosi a 3.741 miliardi, dato superiore alla media di cinque anni di 67 miliardi per il periodo. Gli analisti prevedevano un incremento di 82 miliardi. L’eccesso di offerta rispetto alla media di cinque anni è salita a 2,1% dall’iniziale 1,6%.