Pubblicita'
Pubblicita'

Cina e pressioni USA su sue società tecnologiche: nasce data security initiavite cinese

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Sep 8, 2020, 06:44 UTC

La Cina e le pressioni USA sulle sue società tecnologiche giunge a una svolta. Nasce la global data security initiavite cinese per rassicurare i partner.

Tecnologiche

Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha annunciato martedì 8 settembre una iniziativa di global data security per sostenere le società tecnologiche cinesi che operano in altri Paesi.

L’iniziativa nasce come risposta alle continue pressioni esercitate dagli Stati Uniti su imprese tecnologiche cinesi, come Huawei, TikTok e da pochi giorni anche SMIC, il produttore di semiconduttori e chip a cui Trump vuole chiudere i rubinetti per l’approvvigionamento di materie indispensabili.

L’iniziativa punta in particolare a rassicurare i partner internazionali e a contrastare l’iniziativa degli Stati Uniti che da tempo fanno pressione sui loro alleati affinché cessino a loro volta di adottare tecnologia cinese, e di optare per quella statunitense.

Ufficialmente gli USA affermano che la Cina carpisca informazioni dalle persone a scopo di spionaggio, ma sullo sfondo si delinea una strategia puramente commerciale volta a contrastare l’espansione tecnologica cinese.

Cosa prevede l’iniziativa cinese

L’iniziativa cinese si sviluppa su 8 punti chiave, tra cui il non uso della tecnologia per danneggiare l’infrastruttura strategica di altre nazioni o per rubare dati, assicurarsi che i fornitori di strumentazioni tecnologiche cinesi non progettino backdoor nei rispettivi prodotti per carpire illegalmente dati degli utenti.

Il ministro degli Esteri cinese ha anche affermato che l’iniziativa mira a porre fine alle attività che “violano le informazioni personali”. La tecnologia non dovrà essere usata per condurre una sorveglianza di massa a danno delle altre nazioni.

Wang ha inoltre sottolineato il rispetto delle leggi dei partner internazionali. Le imprese tecnologiche cinesi che operano all’estero dovrebbero rispettare le leggi e le norme dei paesi ospitanti in cui operano. Non dovrebbero più, quindi, memorizzare i dati generati dagli utenti su server collocati in Cina.

L’accusa USA e la difesa delle tecnologiche cinesi

Gli Stati Uniti da tempo accusano le società tecnologiche cinesi di trasferire in Cina i dati degli statunitensi, e questo perché in Cina è in vigore una legge che impone alle imprese cinesi di trasferire informazioni al governo cinese, se questi lo dovesse richiedere.

Anche i servizi di sicurezza italiani avevano sollevato la questione portandola all’attenzione delle massime autorità di governo italiane.

Huawei e ByteDance, ormai bloccate negli USA, hanno sempre respinto ogni accusa mossa dell’amministrazione Trump affermando che non hanno mai trasferito dati degli utenti statunitensi al governo cinese.

La rassicurazione di Wang

Ed ora arriva anche la rassicurazione di Wang ai partner internazionali, il quale afferma che:

“Non abbiamo chiesto e non chiederemo alle società cinesi di trasferire dati di altri Paesi al governo (cinese, ndr) violando le leggi di altre nazioni”.

Come funziona in Cina

Come detto la Cina ha una legge che può imporre alle società cinesi di fornire i dati al governo cinese, ma dal canto suo il Paese asiatico ha un sistema di censura chiamato Great Firewall che blocca tutto ciò che non piace al sistema di governo cinese.

Il Great Firewall blocca in modo efficace i contenuti di Google, di Facebook e di altre società straniere o interne che non sono in linea con la strategia del partito.

La Cina ha anche un esercito di censori che scandagliano il web interno alla ricerca di “contenuti non idonei” da rimuovere.

Chi ha aderito all’iniziativa cinese

Per ora non si hanno notizie su adesioni all’Iniziativa cinese, ma è chiaro lo sforzo della seconda economia mondiale di fornire rassicurazioni al mondo intero per evitare che l’iniziativa americana possa danneggiare pesantemente l’espansione all’estero delle sue aziende tecnologiche.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

Hai trovato utile questo articolo?

Pubblicita'