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Chi ha paura del lupo cattivo? Il dollaro…

Da
Bob Mason
Pubblicato: Jan 23, 2017, 20:02 GMT+00:00

Si sperava che Trump avrebbe riportato in scena lo statista vittorioso delle elezioni presidenziali che aveva affascinato i mercati. Purtroppo, con grande

Chi ha paura del lupo cattivo? Il dollaro…

Si sperava che Trump avrebbe riportato in scena lo statista vittorioso delle elezioni presidenziali che aveva affascinato i mercati. Purtroppo, con grande delusione, non vi è stato niente di nuovo per i mercati in termini di politiche, ma soltanto la solita retorica propagandata dall’avvio della campagna elettorale. I mercati hanno dovuto fare i conti con la realtà: Trump non è né un diplomatico né un oratore convincente.

Forse, la vera sorpresa è nell’uscita di Trump dall’atmosfera che aveva circondato la sua vittoria: nelle maggiori città degli Stati Uniti, sono, infatti, in corso proteste che rappresentano il deludente risultato della cerimonia di insediamento del presidente degli Stati Uniti meno amato della storia moderna.

Si sperava che questa sarebbe stata una settimana di novità per i mercati, un’opportunità di movimento, di riportare l’attenzione sulla politica monetaria e su quella di bilancio e sulle previsioni economiche, riguardanti sia gli Stati Uniti sia gli altri paesi e il sistema economico internazionale.

Le dichiarazioni rese da Trump nel fine settimana e il suo attacco alla stampa hanno sconfessato gli ottimisti e consegnato il campo ai realisti. L’unica domanda è se i pessimisti avranno la possibilità di entrare nel mercato, data la ragionevole probabilità che la nuova amministrazione non riesca a restaurare l’ordine e la fiducia.

Per il dollaro sono stati tempi sempre difficili: nell’ultima settimana, l’unica mossa al rialzo è stata causata dai toni da falco impiegati da Yellen nelle sue affermazioni.

Se va in cerca di un dollaro debole, Trump ha certamente compreso come contrastare la Fed e, se il nuovo presidente degli Stati Uniti dovesse continuare lungo la linea tracciata dalla sua vittoria, potrebbe certamente riuscire a metter la Fed davanti all’unica scelta di non modificare i tassi nel breve periodo, almeno fino al ristabilimento della stabilità e alla riduzione del rischio geopolitico.

Gli eventi negli Stati Uniti sono al centro dell’attenzione e tutto dipende dal programma di politica estera di Trump. Per quanto riguarda la politica interna, tra i primi ordini esecutivi firmati dal nuovo presidente nella giornata di venerdì vi è stata l’abrogazione dell’Obamacare. Tale decisione pare suggerire che, in politica estera, la nuova amministrazione repubblicana potrebbe presto iniziare a riscrivere l’ordine mondiale.

I mercati asiatici sono stati particolarmente sensibili agli eventi negli Stati Uniti, e giustamente. Durante la sessione asiatica, l’andamento del dollaro ha riflettuto ha riflettuto il sentimento. Nella giornata di oggi, priva di dati macroeconomici sugli Stati Uniti in grado di distrarre i mercati, il Nikkei ha perso l’1,29%. I mercati dovranno attendere fino a domani, quando verranno pubblicati l’indice preliminare dei direttori degli acquisti del settore manifatturiero di gennaio e i dati sulle vendite delle abitazioni di nuova costruzione di dicembre. Tuttavia, si può azzardare che i mercati avranno bisogno di qualche tempo per scrollarsi di dosso due mesi di rialzo. L’effetto Trump è, infatti, troppo ampio per essere ignorato.

Non volendo unirsi alle schiere dei pessimisti,. il sentimento negativo potrebbe sperimentare una netta inversione qualora Trump e la sua amministrazione attuassero le politiche tanto attese dai mercati: misure di stimolo senza precedenti e incontri con gli altri leader internazionali per discutere di politica estera e, in particolare, di commercio.

Nel corso delle sessioni europea e statunitense, il dollaro potrebbe muoversi in rialzo, dopo avere recuperato dai minimi intragiornalieri toccati nei mercati europei. Tuttavia, per rimbalzare, il dollaro avrebbe bisogno di qualcosa di veramente speciale.

Durante quello che verrà sempre ricordato come effetto Trump, gli ottimisti hanno spinto il dollaro ai massimi degli ultimi quattordici anni. Ora, i realisti cominciano a prendere l’iniziativa, con l’indice del dollaro spot che cede lo 0,39% per toccare quota 100,35 dopo avere recuperato da un minimo intragiornaliero a quota 100,21. L’oro spot guadagna lo 0,19%, salendo a 1212,59$ e il cambio tra dollaro e yen perde lo 0,86% per scendere a 113,63¥ dopo avere recuperato da un minimo intragiornaliero a 113,17¥.

Sull'Autore

Bob Masonauthor

Bob Mason ha oltre 20 anni di esperienza nel settore finanziario, avendo lavorato in Europa e Asia per istituzioni finanziarie globali prima di concentrarsi sulla fornitura di capacità di ricerca per i clienti in Asia, principalmente focalizzati sui mercati finanziari inclusi, ma non limitati a valute, materie prime, criptovalute e mercati azionari globali.

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