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Canale di Suez, Shell fa cambiare rotta alle petroliere: indietro di 150 anni

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Mar 28, 2021, 08:35 UTC

Nel Canale di Suez, la Shell fa cambiare rotta alle sue petroliere e lo stesso fanno anche altre società. Un ritorno al passato, suggestivo ma costoso.

Canale di Suez

Il Canale di Suez resta ancora bloccato, si tenta di disincagliare la Even Given della società armatrice Evergreen dopo aver scavato per metri una sorta di trincea intorno alla prua. Si attendono alcuni rimorchiatori potenti che possano spostarla da lì, almeno per metterla su di un lato del canale e consentire il transito alle circa 200 navi che sono in attesa.

Ma non tutte attendono e chi può ha riprogrammato la rotta e l’unica rotta possibile è ovviamente circumnavigare l’Africa, sì, proprio come Marco Polo e sono all’incirca 151 anni che le navi dirette verso il Mediterraneo o l’Europa del Nord, non hanno più bisogno di farlo.

Dal 1869, infatti, il Canale di Suez è la scorciatoia per la navigazione marittima mondiale. Dall’Europa verso Asia e Oceania e viceversa, passi da lì per fare prima, ma molto prima.

Ebbene alcune navi hanno deciso di cambiare rotta e di non attendere oltre. Si tratta in particolare di una nave della compagnia petrolifera Shell e di una nave che trasporta gas naturale della Cheniere.

In totale sarebbero almeno 10 le navi che hanno cambiato rotta e dal Mar Rosso si stanno portando fuori verso il Golfo di Aden, da dove dovranno virare lungo la costa africana. Si tratta di una circumnavigazione non solo lunga, ma anche assai pericolosa per via dei pirati che navigano su quelle rotte.

Non è noto se le navi che hanno deciso il cambio di rotta hanno ottenuto un qualche appoggio militare da navi di Paesi terzi o se sono in contatto con navi militari del proprio Paese che transitano su quelle rotte in questo momento.

Canale di Suez bloccato: 400 milioni di perdite orarie

Fatto sta che ogni ora che passa si perdono 400 milioni di dollari in movimento di merci nel Canale di Suez. Senza dimenticare che sono passati di lì 1,74 milioni di barili di greggio al giorno e 1,54 milioni di barili di prodotti petroliferi raffinati nel solo 2020.

Fino ad ora si è parlato solo dell’errore umano compiuto dal comandante della immensa nave cargo da 400 metri, anche se l’armatore ha parlato di un problema da addurre alle cattive condizioni meteo.

Nulla si è detto sulla incapacità dell’Autorità del Canale di Suez di evitare l’incidente e di liberare in fretta la fondamentale rotta per il commercio mondiale.

Vedere nelle immagini una piccola escavatrice provare a disincagliare l’enorme nave, fa tenerezza e anche tristezza allo stesso tempo. Il fatto che non ci siano rimorchiatori di stazza adeguata a spostare la nave, tutti hanno visto i minuscoli rimorchiatori in un tentativo disperato di spingere la Ever Given, fanno comprendere che l’Egitto forse non ha tutte le capacità per gestire al meglio il Canale di Suez e il passaggio di navi commerciali.

Le perdite per l’Italia

Il Canale di Suez è una importante via di comunicazione anche per il Made in Italy italiano. Lo scorso anno sono passati di lì circa 550 milioni di merci dirette verso la Cina, ha scritto Coldiretti.

E quest’anno il Made in Italy diretto verso l’Asia aveva ripreso alla grande, con psedizioni di abbigliamento, agroalimentare e autovetture in fortissima crescita. Questa battuta di arresto rischia di complicare il già compromesso quadro economico.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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