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“Allentare o non allentare?” È questo il dilemma del giorno (come sempre)

Da
Barry Norman
Pubblicato: May 15, 2014, 16:22 GMT+00:00

Sembra che Mario Draghi non riesca a farne una giusta. Solo due mesi fa l’Fmi e l’Oecd lo spronavano a fare qualcosa (leggi: adottare misure di stimolo

“Allentare o non allentare?” È questo il dilemma del giorno (come sempre)

Sembra che Mario Draghi non riesca a farne una giusta. Solo due mesi fa l’Fmi e l’Oecd lo spronavano a fare qualcosa (leggi: adottare misure di stimolo monetario) per sostenere la ripresa economica dell’Eurozona; per tutta risposta, il presidente Bce si è limitato a pronunciare parole rassicuranti circa il fatto che la bassa inflazione non era motivo di preoccupazione, aggiungendo che la banca centrale avrebbe monitorato attentamente ogni eventuale sviluppo. Naturalmente si è trattato, oggi come allora, di semplice buon senso. Ora, a un mese di distanza dalla prossima riunione e dopo qualche settimana dall’ultima – ove, come al solito, la banca centrale non ha fatto nulla – sembra che il presidente Draghi stia tentando di tutto per convincere i mercati che a giugno sarà dato il là a nuovi stimoli monetari. Si tratta di mere promesse o di pre-tattica? Nell’arco di pochi giorni la Bce è comunque riuscita a calmierare l’euro dai massimi recenti (intorno a quota 1,39) per portarlo stamattina a quota 1,3720. Secondo Eurostat, si è contratta a marzo la produzione industriale dell’Eurozona che ha perso lo 0,3% dopo esser cresciuta dello 0,2% nel mese precedente: il trend è del resto in linea con quanto rivelato dagli indicatori più recenti, secondo i quali la ripresa economica europea è ancora troppo fragile. In Francia l’inflazione è crescita dello 0,7% ad aprile su base annua, mentre per la prima volta nel 2014 accelerava anche quella tedesca, al +1,3%.

Il responsabile capo degli investimenti di Interactive Investor, Renecca O’Keeffe, ha affermato che “i numeri odierni provenienti dall’Eurozona sembrano voler confermare il fatto che l’inflazione è sempre flebile, il che rende sempre più probabile un alleggerimento monetario da parte della Bce a giugno. Ciò potrebbe supportare in qualche modo le piazze azionare europee, anche se fintanto che alle belle parole non seguiranno azioni concrete, gli investitori saranno molto cauti potendo cogliere l’opportunità di realizzare qualche profitto bancario”.

Ieri l’agenzia di stampa Reuters ha citato alcune fonti anonime secondo le quali la Bce starebbe preparando un ventaglio di opzioni cui ricorrere nel corso della riunione di giugno che includono: taglio dei tassi d’interesse e misure specifiche per incrementare i prestiti alle medie e piccole imprese.

Stamattina il dollaro Usa si è mosso leggermente al ribasso per essere scambiato a quota 80,08 dopo aver toccata quota 80,20 nel corso della settimana, in particolare grazie alla pubblicazione di indicatori economici più che positivi e alla solida ripresa della sua economia. La banconota verde ha comunque dovuto registrare alcune perdite contro quasi tutte le sue 16 maggiori controparti valutarie dopo che ieri è emersa la convinzione che il presidente Fed Janet Yellen farà in modo che la banca centrale mantenga le sue politiche di stimolo monetario.

La sorpresa di giornata proviene dal Giappone, dove nel primo trimestre la crescita del pil ha superato di gran lunga ogni più rosea previsione; questo perché l’incremento della tassa sui consumi di aprile ha portato i consumatori ad anticipare gran parte dei propri acquisti. Va detto che l’espansione del pil rimane superiore alle attese, finendo per supportare il JPY. L’economia nipponica è cresciuta a un ritmo annualizzato del 5,9% nel primo trimestre rispetto a quanto fatto nell’ultimo del 2013, battendo le stime degli analisti che immaginavano una crescita del 4,2%. Secondo Bloomberg, la grande sfida che aspetta il primo ministro Abe sarà ora quella di gestire l’impatto dell’aumento della tassa (+3%) che potrebbe portare a una contrazione del prodotto interno lordo già nel corso del secondo trimestre. Il JPY è scambiato a 101,83 contro il dollaro Usa e a 139,70 contro l’euro (in fase calante).

Mentre i trader si aspettavano di vederla rompere al di sopra del livello di prezzo di 1,70, stamattina la sterlina britannica si è contratta con decisione per esser scambiata a quota 1,6776. Il GBP è finito nell’occhio del ciclone dopo che la Banca d’Inghilterra ha sorpreso i mercati affermando che nel breve periodo non ha alcun piano per un inasprimento della propria politica monetaria; tutto ciò, mentre gli indicatori economici di questa settimana hanno mostrato il buon momento di salute del mercato del lavoro britannico e delle vendite al dettaglio.

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