Sembra che Mario Draghi non riesca a farne una giusta. Solo due mesi fa l’Fmi e l’Oecd lo spronavano a fare qualcosa (leggi: adottare misure di stimolo
Il responsabile capo degli investimenti di Interactive Investor, Renecca O’Keeffe, ha affermato che “i numeri odierni provenienti dall’Eurozona sembrano voler confermare il fatto che l’inflazione è sempre flebile, il che rende sempre più probabile un alleggerimento monetario da parte della Bce a giugno. Ciò potrebbe supportare in qualche modo le piazze azionare europee, anche se fintanto che alle belle parole non seguiranno azioni concrete, gli investitori saranno molto cauti potendo cogliere l’opportunità di realizzare qualche profitto bancario”.
Ieri l’agenzia di stampa Reuters ha citato alcune fonti anonime secondo le quali la Bce starebbe preparando un ventaglio di opzioni cui ricorrere nel corso della riunione di giugno che includono: taglio dei tassi d’interesse e misure specifiche per incrementare i prestiti alle medie e piccole imprese.
Stamattina il dollaro Usa si è mosso leggermente al ribasso per essere scambiato a quota 80,08 dopo aver toccata quota 80,20 nel corso della settimana, in particolare grazie alla pubblicazione di indicatori economici più che positivi e alla solida ripresa della sua economia. La banconota verde ha comunque dovuto registrare alcune perdite contro quasi tutte le sue 16 maggiori controparti valutarie dopo che ieri è emersa la convinzione che il presidente Fed Janet Yellen farà in modo che la banca centrale mantenga le sue politiche di stimolo monetario.
La sorpresa di giornata proviene dal Giappone, dove nel primo trimestre la crescita del pil ha superato di gran lunga ogni più rosea previsione; questo perché l’incremento della tassa sui consumi di aprile ha portato i consumatori ad anticipare gran parte dei propri acquisti. Va detto che l’espansione del pil rimane superiore alle attese, finendo per supportare il JPY. L’economia nipponica è cresciuta a un ritmo annualizzato del 5,9% nel primo trimestre rispetto a quanto fatto nell’ultimo del 2013, battendo le stime degli analisti che immaginavano una crescita del 4,2%. Secondo Bloomberg, la grande sfida che aspetta il primo ministro Abe sarà ora quella di gestire l’impatto dell’aumento della tassa (+3%) che potrebbe portare a una contrazione del prodotto interno lordo già nel corso del secondo trimestre. Il JPY è scambiato a 101,83 contro il dollaro Usa e a 139,70 contro l’euro (in fase calante).
Mentre i trader si aspettavano di vederla rompere al di sopra del livello di prezzo di 1,70, stamattina la sterlina britannica si è contratta con decisione per esser scambiata a quota 1,6776. Il GBP è finito nell’occhio del ciclone dopo che la Banca d’Inghilterra ha sorpreso i mercati affermando che nel breve periodo non ha alcun piano per un inasprimento della propria politica monetaria; tutto ciò, mentre gli indicatori economici di questa settimana hanno mostrato il buon momento di salute del mercato del lavoro britannico e delle vendite al dettaglio.