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Rame, Analisi Fondamentale Giornaliera – Gli Hedge Fund escono ed i prezzi calano a picco

Da:
Armando Madeo
Pubblicato: Jul 4, 2018, 14:57 UTC

Gli investitori ed i fondi speculativi tagliano le loro posizioni nette long sul rame, mentre aumentano i rischi correlati alla guerra commerciale

rame

Grosso tonfo oggi del Rame che ad un ora dalla chiusura dei mercati Europei, e con i desk americani chiusi per il giorno dell’Indipendenza, perde oltre due punti percentuali. La guerra commerciale, l’aumento dell’offerta ed il dollaro forte sono tutte motivazioni valide offerte dai traders e dai fondi speculativi per tagliare le posizioni long sui metalli di base.

I fondi abbandonano i piazzamenti long

Se il rame è la materia prima per eccellenza in quanto studio ed analisi dello stato dell’economia globale allora c’è da preoccuparsi.

Il rame quotato al London Metal Exchange (LME) per la consegna nei prossimi tre mesi, ha toccato questa settimana quota 6,519 dollari per tonnellata, il livello più basso da dicembre 2017.

C’è stato ieri un rimbalzo parziale dal minimo di Lunedì, ma il rame, che era già sceso del 10 percento in un mese, ha quest’oggi toccato nuovi minimi e si sta preparando a sprofondare sempre più

I fondi hanno ridotto la loro esposizione al rame. I contratti netti long dei futures di rame del CME sono crollati nello spazio di un mese da 77.740 contratti a soli 22.061.

E non è solo rame a crollare.I dirigenti del settore monetario erano short su 19 delle 24 principali materie prime scambiate la scorsa settimana, secondo Saxo Bank.

I dazi e le crescenti tensioni commerciali hanno fatto decollare il rischio per gli investitori e crollare l’appetito per il rischio. Il rame, tuttavia, è particolarmente vulnerabile a causa della sua esposizione all’economia cinese, che mostra già segni di perdita di slancio e che ora sembra aver battuto i boccaporti per uno stallo commerciale con gli Stati Uniti.

La Cina rimane il motore principale dell’utilizzo del rame grazie ai suoi massicci settori industriali e delle costruzioni. I tori del rame sono sempre più preoccupati per i segnali di un rallentamento del motore di produzione della Cina, con un indebolimento degli indici di investimento fisso e degli indici degli acquisti.

Anche Pechino, a quanto pare, è preoccupata. Ha tagliato il suo coefficiente di riserva per alcune banche e martedì è stato dichiarata la possibilità che lo yuan venga ampiamente sostenuto dal governo nei mercati valutari.

E tutto questo prima che i dazi statunitensi per 34 miliardi di dollari di beni cinesi entrino, ovvero a due giorni dall’entrata in vigore degli stessi. La paura di una crisi economica danneggia dunque la futura domanda di rame, che è  anche aggravata dal crollo immediato dei mercati azionari cinesi.

 

Le grandi mosse in una parte dell’ecosistema finanziario cinese hanno spesso effetti a catena in altri, come i mercati dei metalli industriali, che a loro volta possono tornare ai mercati internazionali.

Ma se il rame sta ora reagendo ai fattori di prezzo globali, il suo stesso aspetto lo ha reso sempre più vulnerabile anche prima dell’ultima svendita.

Troppe scorte in deposito

In effetti, la produzione mondiale di rame estratto è aumentata del 7% nei primi tre mesi di quest’anno, un notevole tasso di crescita per un metallo associato a interruzioni croniche delle forniture. Le Interruzioni ci sono state, ma sta avvenendo sempre meno lungo la catena di approvvigionamento.

La chiusura, forse in modo permanente, della gigantesca fonderia di Tuticorin in India imporrà un massiccio reindirizzamento dei flussi di rame nei mercati asiatici. La stretta della Cina sulle importazioni di rottami di scarto ha interrotto il flusso di rame riciclato dal suo maggiore fornitore, gli Stati Uniti.

Ma nessuna delle due superpotenze economiche sta diminuendo la quantità di rame estratto dalle miniere, che è ciò che gli analisti guardano nelle loro previsioni sulla domanda e sull’offerta. Questo senso di surplus di scorte, inoltre, è stato rafforzato dai segnali di un mercato ben fornito.

Le scorte di rame raffinato scambiate aumentate a 757.000 tonnellate alla fine del mese scorso, in aumento di 214.000 tonnellate dall’inizio dell’anno e di 154.000 tonnellate nel mese di giugno 2017. Ci sono altre 500.000 tonnellate sedute nelle zone del deposito doganale della Cina, secondo Shanghai Metal Market.

Previsioni

I prezzi del rame, come detto, sono in caduta libera. Il supporto in area 2,976 dollari non ha retto ed ora ci si attende un crollo ancor più grande fino all’area 2,77 dollari. A quel punto se nemmeno quest’ultimo sarà in grado di reggere la furia degli orsi e se le condizioni derivanti dalla guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina si dovessero mettere in sfavore dei metalli, a quel punto potremmo rivedere i 2,6 dollari che è anche una sorta di soglia psicologica nonché il minimo da Luglio 2017.
Si ricorda che siamo ampiamente sotto la media mobile a 200 giorni e la media mobile esponenziale a 50 giorni.
Rame 04-07-18

Sull'Autore

Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.

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