Il prezzo del petrolio greggio WTI passa di mano ancora sopra i 60 dollari al barile, mentre il gas naturale è scivolato sul supporto intermedio di 3,350$ e vicino all'EMA a 200 giorni.
Il prezzo del petrolio greggio WTI pare aver trovato una fascia di stabilizzazione sopra i 60 dollari al barile, ma rimane schiacciato da una pressione ribassista costante mentre la guerra commerciale tra USA e Cina prosegue.
Ha toccato invece nuovi minimi mensili il prezzo del gas naturale, trovando momentaneo supporto sul target da noi individuato a quota 3,35 dollari. I livelli successivi da monitorare si trovano a 3,28 e 3,20 dollari.
Precisamente, oggi al momento della scrittura, il petrolio greggio WTI segna 61,69 dollari al barile e il gas naturale passa di mano a 3,352 dollari.
Il prezzo del petrolio greggio WTI era scivolato fino al supporto di 55 dollari, per poi riprendere quota con la sospensione dei dazi di Trump (per 90 giorni) nei confronti di molti Paesi. La Cina è rimasta esclusa da questo armistizio e ha risposto all’escalation di Trump.
Sebbene il petrolio greggio non sia direttamente toccato dalla guerra commerciale, le pressioni sull’economia cinese hanno fortemente affossato le quotazioni. L’indebolimento della domanda globale di energia rappresenta infatti una delle conseguenze della guerra commerciale avviata dalla Casa Bianca.
Attualmente, la pressione di vendita si mostra più limitata rispetto al passato e il supporto a 60 dollari tondi potrebbe riuscire a reggere. Un nuovo calo verso i supporti intermedi di 60,8 e 60,5 dollari al barile rappresenterebbe un segnale di rinnovata debolezza per il greggio texano, con possibilità di nuovi break-out.
In tal caso, il raggiungimento dei minimi relativi a 55 dollari al barile non sarebbe più così improbabile.
Per scongiurare questa ipotesi, il prezzo del petrolio greggio WTI dovrà tentare di mantenersi sulla fascia di prezzo attuale o spingersi oltre i 62 dollari al barile.
Tutti gli indicatori tecnici si trovano ancora ben oltre questi valori, tra i 65 e i 68 dollari al barile, ma ritengo poco plausibile un rialzo tanto ampio. Per la settimana in corso, sul fronte rialzista, devo dunque limitare le previsioni alle resistenze tra i 62 e i 63,5/63,8 dollari al barile.
Per il gas naturale, un’eventuale spinta rialzista potrebbe garantire il raggiungimento del target recentemente abbandonato a 3,5 dollari. Su questo livello intermedio potremmo osservare un nuovo tentativo di consolidamento, ma ci sarebbe spazio sufficiente per un’estensione anche fino ai 3,65 dollari.
Se però la pressione ribassista dovesse proseguire, il supporto da monitorare è proprio quello attuale di 3,35 dollari. Si tratta di un livello intermedio molto solido, che potrebbe però cedere per riavvicinare il gas naturale all’EMA a 200 giorni individuata a quota 3,290 dollari.
Per uno sguardo a tutti gli eventi economici in agenda questa settimana, controlla il nostro calendario economico. È inoltre possibile seguire la nostra pagina Facebook per rimanere aggiornati sulle ultime notizie economiche e analisi tecniche.
Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.