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Petrolio, Analisi Fondamentale Giornaliera – L’OPEC è divisa sull’estensione dei tagli

Da:
Armando Madeo
Aggiornato: Mar 19, 2019, 11:46 UTC

Crescono le tensioni fra Arabia Saudita e Russia; la riunione del gruppo potrebbe slittare su richiesta dei Russi

piattaforma crude oil

La partnership al centro dell’alleanza tra i membri del cartello OPEC, Non OPEC ha mostrato ulteriori segnali di rottura dopo che la Russia ha fatto pressione sul gruppo guidato dai sauditi per ritardare la decisione chiave sul prolungamento dei tagli alla produzione. L’insolita richiesta di annullare l’incontro programmato del prossimo mese si traduce nel fatto che il gruppo probabilmente non è coeso e non ha ancora deciso se prolungare fino a Giugno i tagli, quando ormai mancano pochi giorni alla scadenza.

Durante i colloqui a Baku, in Azerbaigian, Lunedì, il ministro dell’Energia russo Alexander Novak ha convinto la commissione che la riunione programmata ad Aprile dovrebbe essere rinviata, poiché è presto per trovare un accordo su di una possibile estensione. Khalid Al-Falih, il ministro saudita dell’energia che inizialmente era stato favorevole a prendere una decisione in quel momento, acconsentì, dicendo che “Aprile sarebbe stato prematuro”.

La cancellazione del meeting è l’ultima di una serie di disaccordi tra i due membri più grandi e potenti della coalizione composta da 24 nazioni produttrici. Mentre c’è un sostegno generale all’interno dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio per un’estensione, Novak privatamente si oppone. Se queste divergenze non potranno essere risolte nei prossimi mesi, il 25 e 26 giugno a Vienna si terrà una riunione ad alto rischio che potrebbe dare ai commercianti di petrolio pochissimo tempo per adeguarsi ad un importante rimodulazione dell’offerta.

“La necessità di stretti legami tra Arabia Saudita e Russia è diminuita”, ha detto Andrew Dodson, fondatore del fondo di scambio di materie prime Philipp Oil. “La mancata riunione dell’OPEC sembra indicare una reticenza della Russia a volersi impegnare a tagliare di più e dunque lasciare che ogni decisione venga presa il più tardi possibile, senza doversi ulteriormente impegnare”.

C’è uno squilibrio nel cuore dell’alleanza. L’Arabia Saudita ha bisogno del suo petrolio per coprire le spese del governo quest’anno, essendo un’economia che si basa quasi interamente sui ricavi della vendita del greggio. La Russia è più resiliente, con una base industriale più diversificata e uno stato meno gonfiato che significa che ha basato il suo bilancio del 2019 su di un greggio stabile a 40 dollari al barile, contro gli 80 dollari necessari ai Sauditi.

Dal momento che i tagli alla produzione OPEC + sono entrati nel loro terzo anno – avendo inizialmente previsto una durata di sei mesi – Mosca ha mostrato meno entusiasmo. La Russia è stata a più riprese criticata dall’Arabia Saudita per non aver fatto progressi verso il suo obiettivo di output. Entro il 12 marzo, i produttori russi avevano implementato metà dei loro tagli concessi, dando loro solo un paio di settimane per fare il resto.

La Russia adotterà un approccio attendista sull’opportunità di estendere l’accordo OPEC + perché il mercato ha raggiunto un equilibrio fragile, ha detto Novak in un’intervista con Bloomberg Television. “Attualmente, il prezzo è accettabile per tutte le parti, sia per i consumatori che per i produttori”, ha detto Novak. Le incertezze, comprese le fluttuazioni nella produzione venezuelana in mezzo a una crisi politica ed economica, rendono difficile dire quali misure il gruppo dovrebbe prendere nella seconda metà, ha aggiunto.

Ciò contrasta con il messaggio di Al-Falih, che in una conferenza stampa a Baku ha detto che il lavoro di riequilibrio del mercato petrolifero non è ancora compiuto, perché le scorte degli Stati Uniti rimangono significativamente sopra i livelli normali. Il regno continuerà a tagliare più a fondo di quanto richiesto dall’accordo fino alla fine di aprile, ha detto.

Il segretario generale dell’OPEC, Mohammad Barkindo, ha cercato martedì di smorzare le incertezze derivanti dalle questioni di approvvigionamento in Venezuela e in Iran.

Previsioni

Nonostante le tensioni fra i membri del gruppo OPEC + i prezzi del greggio viaggiano quest’oggi in territorio positivo, con gran parte dei dissapori che erano già sotto la lente di ingrandimento degli investitori. L’analista Jan Stuart si è detto comunque positivo sul rinvio, perché a poche settimane dall’incontro, essendo i membri in disaccordo, di certo sarebbe stata una riunione flop, fiducioso comunque sul fatto che l’OPEC riuscirà a trovare un accordo.

Il mercato sembra ancora inebriato dai dati sulla produzione americana, che sembra in leggera flessione. Alle 12:30 il WTI guadagna lo 0,62% prossimo ai 60 dollari al barile, mentre il Brent segna sui listini i 68 dollari, con un +0,8% di giornata. Il fatto che entrambi i benchmark si trovino a dover affrontare una resistenza importante (vedi Apr-Mag 2015 per il WTI e Apr 2018 per il Brent) non lascia comunque presagire ulteriori rialzi a meno di un cambio di fondamentali, con i dati EIA sempre sotto osservazione sul lato shale oil.

 

Sull'Autore

Giornalista pubblicista indipendente iscritto all’ODG Campania con laurea Magistrale in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Classe 1988, svolge attività di trading part-time con una passione per gold, silver, oil e le valute ad essi correlate.

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