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Investire in asset non correlati in un mondo interconnesso è possibile?

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Sep 24, 2021, 10:46 UTC

Come investire in asset non correlati, in un mondo così interconnesso e che spesso ci mostra correlazioni lì dove non ce lo aspettavamo?

asset non correlati

In questo articolo:

Il rompicapo periodico dell’investitore è come costruire il portafoglio azionario perfetto, quello capace di restare in attivo anche quando un evento avverso e incalcolabile impatta pesantemente sui mercati finanziari. Entrano qui in campo gli asset non correlati e il concetto di decorrelazione, termini molto usati (e forse abusati) e che forse rischiano di farci tendere verso una vera utopia.

Esiste davvero il portafoglio diversificato perfetto? Davvero è possibile individuare asset asincroni capaci di controbilanciare le perdite in ogni occasione? Procediamo con ordine e analizziamo questi e altri punti dell’argomento, per costruire il giusto approccio quando si decide di intraprendere la strada degli investimenti.

Cosa significa asset non correlati?

Per capire cosa significa asset non correlati, bisogna introdurre il concetto di correlazione nel settore finanziario. La correlazione è un indicatore statistico usato per misurare le relazioni tra due differenti classi di attività o strumenti finanziari.

Il coefficiente di correlazione va da 1 a -1, dove 1 indica una alta correlazione tra gli asset che costituiscono il paniere del portafoglio e -1 una bassa correlazione tra le attività finanziarie.

La decorrelazione è quindi ciò che desiderano gli investitori che basano il loro stile di investimento sulla diversificazione.

Decorrelazione e classi di attività

Creare un portafoglio finanziario con asset non correlati richiede una certa dose di studio e di conoscenza di molti mercati. Ecco perché spesso ci si limita a diversificare all’interno della stessa classe di attività, ad esempio comprando titoli azionari di settori industriali diversi, e collocati in aree geografiche distinte.

Come le cronache quasi quotidiane ci insegnano, però, le borse mondiali sono tra loro talmente interconnesse che una crisi importante all’altro capo del mondo si riverbera in 24 ore sul resto delle borse mondiali.

Per creare una decorrelazione più forte, quindi, è necessario individuare più classi di attività su cui investire. Ed ecco quali:

  • titoli azionari;
  • titoli obbligazionari;
  • valute straniere (euro, dollaro USA, ecc.);
  • criptovalute;
  • fondi negoziati in borsa (ETF);
  • materie prime.

Sostenibilità dell’investimento in asset non correlati

Avere un portafoglio di asset class non correlati ampio come quello appena elencato, può risultare molto dispendioso in termini economici. Non a tutti gli investitori è infatti possibile diversificare su azioni, obbligazioni, valute fiat, semplicemente perché si potrebbero non avere a disposizione le risorse economiche per farlo.

Ecco allora che vengono in soccorso alcune soluzioni, come la moderna teoria del portafoglio la quale si basa sulla diversificazione del portafoglio prendendo come riferimento solo un gruppo di titoli azionari, e quindi una unica classe di attività.

I piccoli risparmiatori, invece, decidono di affidarsi al risparmio gestito da banche e SICAV, attraverso cui ottenere una ampia esposizione ai mercati grazie alle articolate soluzioni che il risparmio gestito offre.

Altri ancora, sempre in ottica di risparmio gestito, si rivolgono ai fondi comuni di investimento, attraverso i quali “l’unione fa la forza” consentendo anche con piccole somme di diversificare in modo ampio su asset non correlati.

Asset non correlati: una utopia?

Quando si presentano sui mercati finanziari delle crisi economiche o puramente finanziarie, si scopre quasi con stupore che classi di attività e strumenti finanziari tra loro apparentemente decorrelati (o garantiti come tali da chi li ha proposti), in realtà non lo sono poi così tanto.

Un esempio ci viene fornito dalla crisi generata tra il 2007 e il 2008 dai mutui secondari (subprime) ad alto rischio di insolvenza perché concessi a chi presentava un profilo di rischio elevato. Una analisi approfondita che Borsa Italiana pubblicò già a ottobre del 2007 (un anno prima che Lehman Brothers fallisse), ci spiega quanto sia sofisticata la complessità degli strumenti finanziari che investono in classi di attività.

Spesso all’investitore vengono proposti strumenti finanziari innovativi, ma così complessi che non si capisce realmente dove stanno investendo e che grado di correlazione stanno creando tra settori industriali e classi di attività.

Sono questi strumenti finanziari a mettere in alcuni casi a repentaglio l’intero sistema economico, rendendo qualsiasi strategia o teoria della diversificazione del portafoglio, carta straccia, utopia.

In definitiva, la spinta verso la diversificazione rischia alla lunga di sortire l’effetto opposto, cioè generare una fitta e complessa rete di interconnessioni tra strumenti finanziari e classi di attività rappresentate, tale da rendere impossibile distinguere.

L’arte della diversificazione e la rapidità

Dal ragionamento riportato nel paragrafo precedente, ne deriva che la diversificazione del portafoglio è un impegno e anche un’arte da apprendere anche al costo dei fallimenti e degli errori, è una arte che richiede conoscenze e competenze, ma anche rapidità.

Prendiamo come esempio la crisi sistemica generata dalla pandemia. Tra gennaio e marzo 2020 i mercati sono crollati brutalmente. Ma non tutti gli asset sono stati accomunati dalla stessa sorte. Alcuni titoli azionari, ad esempio, hanno superato indenni la prova. Tra questi le società come Moderna (MRN), impegnata nella ricerca di nuovi vaccini virali, e che da subito (già a febbraio 2020) ha orientato la ricerca verso il coronavirus.

La lezione da apprendere dalle crisi del passato è quindi questa. Possiamo trovare la migliore soluzione di decorrelazione degli asset per il nostro portafoglio finanziario, ma non evitare perdite durante crisi sistemiche gravi. La rapidità nell’uscire dalle posizioni e la capacità di comprendere in breve tempo quali sono gli asset vincenti e non correlati nel frangente della crisi, aiutano l’investitore nel restare quantomeno a galla.

Dalla diversificazione agli investimenti mirati

Ricerca di asset non correlati, diversificazione, decorrelazione, teorie per una adeguata gestione dei rischi… Sono parole che poco riguardano una certa categoria di investitori che, alla non correlazione delle class di attività, preferiscono gli investimenti mirati.

Nelle strategie di questa specie di investitore, la diversificazione resta sullo sfondo. I suoi obiettivi sono altri:

  • individuare una società quotata in borsa in grado di realizzare il suo progetto industriale e di crescere nel tempo;
  • anticipare gli altri in settori nascenti o emergenti scoprendo le società quotate promettenti;
  • studiare i cambiamenti per individuare quali materie prime serviranno più di altre nel futuro;
  • investire da early adopter in crypto asset con una visione sul futuro ampia e un progetto di crescita solido.

Tale stile non è per tutti, perché richiede approfonditi studi degli asset prima di investire in ognuno di essi. Tuttavia è una strada che, se percorsa con diligenza e attenzione ai particolari e anche una buona dose di fiuto, può far compiere all’investitore un salto di qualità trasformandolo in un private equity (un investitore con la capacità di entrare nel capitale di società non ancora quotate in borsa).

Ricapitolando

Il concetto di decorrelazione fa il paio con correlazione, quest’ultimo è un indicatore finanziario con il quale viene individuato un coefficiente di correlazione all’interno di un portafoglio di investimento o di uno strumento che investe su più classi di attività (esempio: fondo comune di investimento).

Gli asset non correlati richiedono la diversificazione su numerosi asset, ciò riduce i rischi ma richiede la disponibilità di capitali. Chi dispone di un patrimonio da investire ridotto, può rivolgersi con soddisfazione al patrimonio gestito da apposite società finanziarie specializzate.

La ricerca spasmodica di diversificazione può portare ad errori, e anche a creare interconnessioni lì dove non vi era correlazione, creando l’esatto opposto di ciò che si ricercava.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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