Scopri come investire negli ETF materie prime della transizione energetica. Ti illustriamo alcuni ETF ed ETC di facile accesso e info sul superciclo dei metalli.
Stiamo passando da un’economia basata sui combustibili fossili a una economia basata sui metalli e altri materiali con proprietà fisiche specifiche, e necessarie per la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Terre rare (o metalli rari) e altre materie prime diverse dal petrolio e dal gas stanno emergendo già da tempo, ed emergeranno sempre più in futuro. Da qui nasce l’opportunità di investire sugli ETF materie prime della transizione energetica.
Sono disponibili dei numeri, che di seguito pubblichiamo, che ci fanno comprendere l’importanza di alcune materie prime per il tempo che stiamo vivendo e che vivremo mentre ci occupiamo – come comunità umana – della transizione energetica.
Secondo i dati forniti dallo sviluppatore di ETF, HANetf, da marzo 2022 la spesa globale dei governi per sostenere la produzione di energia pulita è aumentata di oltre 500 miliardi di dollari.
La traiettoria degli investimenti mondiali indica che si potrebbe arrivare a una media annuale di 4.200 miliardi di dollari dal 2026 al 2030.
Naturalmente, se gli investimenti nei metalli aumenterà è chiaro che si verificherà uno spostamento di risorse finanziarie da un comparto all’altro.
Già nel 2021 l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, aveva spiegato il perché dell’impennata del prezzo del gas naturale (notare: prima della guerra in Ucraina).
L’impennata si stava verificando perché negli anni precedenti erano stati privilegiati gli investimenti in eolico e fotovoltaico, e accantonati gli investimenti negli impianti di produzione del metano.
Sì, perché il denaro è quello e gli investitori semplicemente si spostano da un segmento all’altro alla ricerca di maggiore redditività.
Delle materie prime della transizione energetica, qui su Fxempire.it, ce ne siamo occupati già nel 2021 con una serie di articoli di approfondimento che consigliamo di leggere poiché restano molto attuali.
Le materie prime della transizione energetica sono le seguenti:
Materie prime come il rame e l’argento sono accessibili anche facendo trading dalle piattaforme dei migliori broker. Altre come il nichel o il manganese, invece, sono di più difficile accesso per l’investitore retail.
Per accedere al mercato della grafite o del litio, ad esempio, bisogna investire in futures attraverso le Borse mondiali che commerciano tali materie prime: London Metal Exchange (LME) o Chicago Mercantile Exchange (CME Group).
Ecco perché gli ETF legati ai metalli della transizione energetica possono essere l’approccio più semplice per l’investitore retail. Ovviamente sono semplici da raggiungere, ma ciò non vuol dire che siano meno rischiosi di altri strumenti di investimento.
Tra gli ETF materie prime della transizione energetica troviamo il recente Sprott Energy Transition Materials UCITS ETF – Acc. (SETM).
L’ETF investe nelle società che forniscono le materie prime utili alla transizione energetica e fornisce “accesso puro” ai “minerali critici necessari per la transizione globale verso l’energia pulita”, si legge nei documenti che accompagnano l’emissione.
L’ETF è stato quotato anche alla Borsa di Milano, ed è dunque accessibile agli investitori italiani che prediligono l’acquisto di asset reali (e non di CFD, contratti per differenza).
L’ETF replica passivamente l’indice Nasdaq Sprott Energy Transition Materials ex Uranium Index (NSTEMU).
Investendo in questo ETF delle materie prime della transizione energetica, ti esporrai indirettamente alle società sotto elencate (sono solo le prime 10 dell’indice):
Secondo HANetf l’investimento andrebbe mantenuto per 5 anni. Qui puoi raccogliere tutte le informazioni necessarie.
Non sono molti per ora gli ETF specificamente sviluppati per le materie prime della transizione energetica, mentre troviamo un interessante ETC di WisdomTree dedicato ai metalli della transizione energetica.
Il nome dell’exchange traded commodity (ETC) è WisdomTree Energy Transition Metals UCITS ETC. Il fondo è legato all’indice WisdomTree Energy Transition Metals Commodity Index (WTETMCTR).
L’indice investe in un paniere di metalli associati alla produzione di veicoli elettrici, trasmissioni, ricarica batterie, conservazione dell’energia, solare, eolico, produzione dell’idrogeno.
L’ETC è disponibile anche alla Borsa di Milano ed è riconoscibile dall’ISIN XS2425848053. Il periodo di investimento minimo consigliato dal KID è di 3 anni.
Concludiamo con una riflessione che riguarda la gestione del rischio dell’investimento. Infatti, prima di investire negli ETF materie prime della transizione energetica bisogna domandarsi se davvero siamo entrati in un superciclo dei metalli. E se la domanda è affermativa, quanto durerà?
Nel breve periodo i fattori macroeconomici quali l’inflazione e i tassi di interesse elevati per combattere l’inflazione, potrebbero causare volatilità agli ETF ed ETC sopra presentati. Il timore nel breve riguarda il rischio di una recessione che potrebbe durare un semestre o poco più nel corso del 2023.
Tuttavia, se si guarda al lungo periodo è iniziata una corsa da parte dei governi ad accaparrarsi giacimenti per la produzione di metalli e terre rare. In Svezia è stato scoperto di recente un giacimento di metalli rari che servirà l’Europa. Negli Stati Uniti si tenta di riportare in patria la produzione di batterie per i veicoli elettrici, mentre il Dipartimento dell’Energia degli USA ha annunciato investimenti in progetti di apertura di nuove miniere.
Anche in Italia si esplorano alcune aree dove potrebbe essere presente il litio o altre terre rare.
Non va dimenticata la guerra in Ucraina. Al di là dalle ipotesi sulla fine (a breve o tra anni), a cambiare è l’assetto geopolitico mondiale che polarizza l’Occidente da una parte e la Cina e la Russia dall’altra. Ma, come sappiamo, la Russia è tra i grandi estrattori ed esportatori di materie prime, compresi i metalli rari. Un aspetto da non sottovalutare se si vuol prendere in considerazione l’investimento in materie prime legate alla transizione energetica.
Grandi investimenti. Secondo Sprott, una società di asset management specializzata in metalli preziosi e transizione energetica, dopo “3 decenni di offshoring e dopo un decennio di sottoinvestimenti cronici” nelle materie prime, si sta passando a un periodo di maggiori investimenti di capitali nel settore. E di capitali ne serviranno in grandi quantità secondo Sprott, come è possibile leggere nel suo aggiornamento di febbraio 2023.
E neppure va trascurata la scarsità delle materie prime, in particolare dei metalli. Infatti, mentre si cercano nuovi giacimenti di metalli diventati più preziosi dell’oro, bisogna fare i conti con la loro scarsità a fronte di un’alta domanda prevista in aumento nei prossimi anni.
Aggiungiamo a margine che, forse, uno dei motivi per cui si guarda letteralmente alla Luna come uno dei potenziali giacimenti di materie prime da cui attingere per le esigenze terrestri, è dettato dalla scarsità. Tuttavia, l’estrazione e il trasporto di materie prime dalla Luna alla Terra richiederà probabilmente ancora molti decenni. Non tanto per via della fattibilità tecnica, quanto per i costi.
Ecco perché l’economia circolare dei metalli dovrà diventare il fulcro del nostro agire, altrimenti non basteranno per tutti e altre guerre si profilerebbero all’orizzonte.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.