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Come investire nella cattura della CO2 e guadagnarci

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: May 15, 2023, 07:23 GMT+00:00

Come investire nella cattura della CO2 e guadagnarci nel medio e lungo periodo? Vediamo quali sono le tecnologie, i numeri e i rischi del settore.

investire nella cattura della CO2

In questo articolo:

La scorsa settimana abbiamo parlato di investimento nel cambiamento climatico nel 2023. Ora approfondiamo quell’argomento per toccare gli investimenti in cattura della CO2.

Qui ci domandiamo se investire nella cattura della CO2 possa essere redditizio, per quanto tempo e quali potrebbero essere le tecnologie più promettenti, oltre a valutare i rischi potenziali.

Che dobbiamo ridurre le emissioni di CO2 e di altre sostanze inquinanti lo abbiamo compreso quasi tutti, ma in che modo farlo è un vero problema. Nei fatti non abbiamo “la tecnologia” capace di risolvere il nostro problema in breve tempo. Serve quindi associare alle soluzioni per la riduzione delle emissioni, altre soluzioni capaci di catturare o di scomporre la CO2 e le altre sostanze inquinanti per renderle innocue e sul lunghissimo periodo.

Più CO2 proprio mentre ne servirebbe di meno

Il paradosso dal 2021 è che proprio mentre abbiamo acquisito maggiore consapevolezza sull’importanza di ridurre la CO2, ne stiamo producendo più di prima.

E non è colpa soltanto della guerra in Ucraina. Le cause sono legate a un insieme di fattori dovuti, come sempre, a scelte politiche sbagliate e dettate “dalla pancia” piuttosto che dalla “ragione”.

Abbiamo preferito importare il gas dall’estero perché gli ambientalisti dicevano che quello nostro inquinava (ma importarlo inquina 2 volte di più).

Abbiamo sancito che il nucleare è pericoloso, ma non avendo risolto il problema energetico abbiamo importato l’elettricità delle centrali nucleari di altri paesi (una profonda contraddizione che ha avuto conseguenze economiche oltre che ambientali).

In Germania, ad esempio, gli ambientalisti hanno preferito far chiudere le centrali nucleari che non emettono CO2 e accettare di estrarre e consumare più carbone, il quale tra le fonti di energia fossile è il peggiore in termini di CO2 prodotta. La Germania priva di centrali nucleari (ormai chiuse) e senza il gas russo (Nord Stream 1 e il mai entrato in funzione Nord Steam 2), ha ben poche alternative.

La IEA (Agenzia internazionale per l’energia), scrive Morningstar, ha rilevato un aumento nel consumo di carbone fossile dell’1,2% nel 2022 e la domanda crescerà fino al 2025.

Catturare la CO2

Tutto questo discorso a cosa vuole portare? A una constatazione di fatto: non siamo in grado di ridurre nel breve termine le emissioni di CO2 e dunque servono le tecnologie per la cattura della CO2.

In questa esigenza gli investitori di medio e lungo termine possono trovare una loro collocazione, allocando risorse finanziarie. Per farlo devono però capire bene le dinamiche del mercato e studiare quale la soluzione tecnologica effettivamente vincente.

Le strade per la cattura della CO2 e le tecnologie

Due le strade per ridurre la CO2 presente nell’aria. La prima prevede la cattura e lo stoccaggio in siti geologici (CCUS), una seconda strada prevede la cattura per il riutilizzo (CCU).

Per quanto riguarda lo stoccaggio verranno utilizzati i giacimenti esauriti di gas naturale, oppure altri tipi di formazioni geologiche profonde e vuote che possono essere riempite di CO2 in maniera perpetua.

Il riutilizzo, invece, prevede l’uso della CO2 nella realizzazione di materiali per l’edilizia, oppure per la produzione di plastica. In questo caso sarebbero i prodotti finiti a fare da “sito di stoccaggio” della CO2 intrappolata in essi.

L’IEA ha creato una lista di progetti internazionali che sperimentano tecnologie di cattura e/o di riutilizzo. Spiccano l’Australia e la Germania per numero di progetti, ma c’è anche l’Italia con tre progetti.

Troviamo così progetti come H2 Valcamonica che punta all’abbattimento della CO2 attraverso la mancata produzione del gas serra. Il progetto è una iniziativa di A2A, FNM e Snam. Tre società italiane quotate alla Borsa di Milano. L’obiettivo è produrre idrogeno a partire dall’energia del termovalorizzatore di Brescia. Si prevede la produzione di 830 tonnellate di idrogeno l’anno, ma serviranno 43.870 Mwh di elettricità e 16.600 metri cubi di acqua. La criticità di questa soluzione è legata all’alta quantità di energia necessaria e alla notevole quantità di acqua necessaria per produrre l’idrogeno. Sul lungo periodo è un progetto in grado di reggere tra siccità crescente e diminuzione dei rifiuti inviati ai termovalorizzatori, grazie a una migliore differenziazione dei rifiuti?

Buzzi Unicem, altra società quotata a Piazza Affari, sperimenta Cleanker un nuovo tipo di cemento che include la cattura di CO2. Il progetto è finanziato da Horizon2020 dal 2017 ed è attivo presso l’impianto di Vernasca (Vicenza), dove una porzione della CO2 emessa durante il processo di produzione del cemento viene assorbito e immagazzinato dal materiale stesso.

I numeri della cattura di CO2

Secondo l’IEA nel 2021 sono stati catturati 44 milioni di tonnellate di CO2 ed entro il 2030 si arriverà a poco più di 250 milioni di tonnellate annue. Servirebbe, però, superare gli 1,25 miliardi di tonnellate annue entro il 2030 per raggiungere lo scenario “Net Zero”.

Questi dati ci portano a capire che il potenziale di crescita c’è ed è molto ampio. Bisogna domandarsi, tuttavia, se le tecnologie di oggi e dei prossimi anni sapranno dare una risposta concreta all’esigenza che abbiamo di catturare la CO2.

Il ruolo del venture capital nella cattura della CO2

Qui entrano in gioco gli investitori come i venture capital. Secondo Morningstar nel 2022 gli investimenti nel comparto della cattura di carbonio sono aumentati a 734 deal contro i 704 del 2021, a fronte d una lieve diminuzione nel valore degli investimenti pari a 13,8 miliardi nel 2022 contro i 14,1 miliardi nel 2021.

Sostanzialmente il settore non ha subito la crisi e la fuga di capitali, ed ha continuato la sua crescita.

I capitali sono fondamentali. Senza gli investimenti nel settore non sarà possibile portare a termine i progetti in essere e non sarà possibile dare slancio al settore perché possa crescere secondo le aspettative.

L’Unione Europea ha una tecnologia in fase di sperimentazione avanzata nota come Advanced atmospheric carbon capture technology (AACCT). Si tratta di un dispositivo in grado di utilizzare materiali porosi per filtrare l’aria dalla CO2. Il prototipo ha bisogno di finanziamenti da parte di venture capital.

Come investire nella cattura di CO2 grazie alle società quotate in Borsa

Lasciamo i venture capital per concentrarci sulle società di cattura della CO2 che si sono quotate in Borsa di recente. Come sempre facciamo riferimento al mercato finanziario statunitense, quello dove le quotazioni sono più semplici (ma non meno rischiose per l’investitore).

Negli USA si sono quotate di recente LanzaTech Global (LNZA) al Nasdaq (febbraio 2023) e prima ancora Origin Materials (ORGN) quotata da febbraio 2021. Quest’ultima è una società carbon negative, che cioè riesce a catturare più CO2 di quanta ne emetta nel processo di produzione.

ETF cattura della CO2

Infine sono da segnalare gli ETF legati alla cattura della CO2 o più precisamente alle strategie e tecnologie di energia pulita e di low carbon.

Tra i fondi di investimento più grandi in Europa troviamo il Vontobel Clean Technology esistente dal 2008, quindi troviamo il L&G Clean Energy ETF legato ai titoli del settore delle energie pulite.

Ancora in Italia, è disponibile anche il fondo Invesco Global Clean Energy ETF.

Quali i rischi?

Concludiamo con una panoramica sui rischi legati agli investimenti nelle tecnologie di cattura della CO2.

Il primo rischio è legato alle soluzioni tecnologiche. Quelle che possono attualmente sembrare straordinarie e capaci di risolvere il problema, potrebbero nei fatti dimostrarsi fallimentari. Come investitore è sempre meglio agire dalla posizione “dell’avvocato del diavolo” e analizzare bene la soluzione tecnologica proposta da una azienda che chiede finanziamenti.

Un altro rischio è legato al crescente numero di progetti che stanno rapidamente “riempiendo le liste”. Oltre a diventare difficile discernere sui migliori, si corre il rischio di un eccesso di offerta che potrebbe mandare giù il valore dei nostri investimenti.

Un anticipo nel raggiungimento degli obiettivi di cattura della CO2 sarebbe un grande successo per l’umanità, ma per l’investitore quello sarà anche il momento di fare take profit o lo faranno altri. Meglio non farsi cogliere impreparati se dovesse accadere.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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