Come investire attraverso i PIR obbligazionari e azionari, per investimenti esentasse sui titoli quotati e non quotati del Bel Paese.
Il sogno dei piccoli e grandi investitori sarebbe quello di poter investire nei mercati dei capitali con tasse pari o prossime a zero. Ciò sembra un miraggio, eppure proprio in Italia si è aperta la porta verso tale possibilità grazie ai PIR (Piani individuali di risparmio).
Ma come investire attraverso i PIR obbligazionari e azionari? Quali benefici si hanno e come accedere a un piano individuale di risparmio? Vediamolo insieme attraverso alcune domande e risposte esaustive.
Nel 2016 una norma di legge ha consentito la nascita dei Piani individuali di risparmio (PIR) per consentire l’investimento dei risparmi sui titoli azionari e obbligazionari italiani, con una particolare attenzione alle società a media e piccola capitalizzazione.
Ciò al fine di sostenere un segmento poco valorizzato nel mercato azionario italiano: le piccole e medie imprese.
Un PIR è tipicamente un fondo comune che investe seguendo uno schema imposto dalla legge che possiamo riassumere come segue:
Dal 2019 anche i fondi pensione e le casse previdenziali sono libere di investire non più del 10% delle masse gestite nei fondi PIR.
In sintesi, attraverso i PIR l’investitore concentra i suoi risparmi sui titoli italiani. Ciò vale per i PIR azionari e per quelli obbligazionari.
Esistono PIR ordinari, istituiti nel 2017 e PIR alternativi istituiti nel 2021. I primi sono rivolti a tutti, piccoli risparmiatori compresi.
I PIR alternativi sono sofisticati e adatti a investitori con un patrimonio da investire di minimo 300mila euro e massimo 1,5 milioni di euro. Gli alternativi investono molto in segmenti illiquidi come le azioni dell’Euronext Growth Milan (EGM) o su titoli del tutto non quotati in Borsa.
I PIR esentano completamente dal pagamento dell’aliquota del 26% sugli investimenti ed esentano dalle tasse di successione, se l’investimento è tenuto per almeno 5 anni.
L’investitore accede a un PIR con un investimento minimo di 500 euro. Per garantirsi l’esenzione dalle tasse deve investire non oltre i 40mila euro all’anno su un solo PIR, e con un limite complessivo di 200mila euro.
Dunque i PIR sono anche autolimitanti nella somma massima investibile e questo naturalmente incentiva alla diversificazione in altri strumenti chi ha maggiori disponibilità di denaro da investire.
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La normativa vigente impone al risparmiatore di mantenere l’investimento per 5 anni, al fine di non perdere i benefici fiscali previsti per i PIR in Italia.
Tuttavia, se gli strumenti finanziari inclusi in un PIR vengono venduti anticipatamente, non si perdono i benefici fiscali se entro 90 giorni si provvede a reinvestire la somma in strumenti finanziari equivalenti.
Guardando ai PIR tradizionali, possiamo classificare i fondi PIR in azionari e obbligazionari. Nel corso del 2025, secondo le rilevazioni di Milano Finanza, i PIR obbligazionari vivono una fase di afflusso a danno dei PIR azionari.
Data la loro giovane costituzione, i rendimenti dei PIR obbligazionari presentano ancora uno storico molto risicato, tuttavia continuano a performare bene. Inoltre, il risparmiatore ha la possibilità di risparmiare completamente le tasse sui rendimenti anche dei Titoli di Stato.
Come noto i titoli sovrani sono tassati al 12,5%, ma attraverso un PIR obbligazionario si risparmia anche questa tassazione agevolata. Inoltre, i PIR obbligazionari investono in obbligazioni corporate di società italiane o europee con stabile impresa in Italia.
Veniamo ai costi di gestione di un PIR, cioè quanto il gestore chiede all’investitore per occuparsi di gestire il fondo seguendo le norme italiane previste per lo strumento e per ottenere un suo guadagno.
Tendenzialmente i costi di gestione da pagare delle società di gestione si aggira tra lo 0,4% e l’1% annuo, che andrà sottratto alla performance del PIR, anche in caso di rendimento negativo.
Quando si investe in un PIR bisogna essere consapevoli che non vi è un rendimento minimo garantito. In particolare i PIR azionari possono anche maturare rendimenti negativi per più anni, anche consecutivi.
I PIR obbligazionari non sono esenti dal rischio dell’emittente i bond, in particolare le obbligazioni corporate potrebbero non essere ripagate con la conseguenza di un impatto negativo sul fondo.
Sotto il profilo normativo e della trasparenza, le società emittenti sono tenute a rispettare tutte le normative vigenti relative all’informativa sui rischi del prodotto di investimento, sulle sue caratteristiche e a informare l’investitore sull’andamento con aggiornamenti periodici.
Sì, puoi disinvestire anticipatamente rispetto ai 5 anni previsti, tuttavia perderai i privilegi fiscali e sarai costretto a pagare le tasse.
Ricorda che disinvestire da un PIR non è tecnicamente così veloce come quando disinvesti da un singolo titolo azionario o da un ETF.
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Dal momento che non viene garantito un rendimento annuo, c’è il rischio del capitale. Infatti, dopo cinque anni potresti anche ritrovarti con un capitale inferiore rispetto a quello investito.
Ciò è normale per uno strumento di investimento, poiché è quanto potrebbe accadere anche investendo per 5 anni sulle azioni Eni, o sulle azioni Moncler, ecc.
Sì, la normativa concede al risparmiatore di costituirsi un portafoglio di titoli PIR compliant (PIR conforme). Tuttavia bisognerà conoscere adeguatamente la normativa vigente, assicurarsi che non sopravvengano modifiche alla normativa tali da richiedere la modifica del portafoglio.
Si dovranno rispettare tutti i “pesi” previsti dalla normativa, poiché è sufficiente anche un solo parametro non rispettato per non rientrare nell’esenzione fiscale.
Di seguito i link ad alcune risorse web ufficiali da cui ricavare ulteriori informazioni utili a completare la comprensione dei PIR.
Investire sui PIR obbligazionari e azionari è interessante se desideri investire sull’Italia e farlo con una totale esenzione delle tasse quando fai la dichiarazione dei redditi, e in fase di successione.
Tuttavia dovrai tenere conto dell’alta concentrazione su un solo mercato, quello italiano, del tuo investimento e della necessità di tenere il capitale investito per 5 anni.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.