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Che cos’è il Direct Indexing? Come funziona, Come investire

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Sep 23, 2022, 13:06 UTC

Apprendi che cos'è il Direct Indexing, come funziona, come investire e soprattutto a quale tipo di investitore conviene l'indicizzazione diretta.

Che cos'è il Direct Indexing

In questo articolo:

 

Hai sentito parlare di direct indexing ma non hai ben capito di cosa si tratta? Leggi la nostra guida introduttiva e apprendi cos’è il direct indexing, quanto costa praticarlo e quali profili di investitori ne possono trarre i maggiori benefici.

Cos’è il direct indexing

Partiamo dal definire il direct indexing, traducibile in italiano come indicizzazione diretta. Il direct indexing è un approccio all’investimento in indici azionari che prevede l’acquisto diretto dei titoli che compongono l’indice, rispettando le stesse ponderazioni dell’indice.

Questa caratteristica appena descritta spiega cos’è il direct investing, ma ci dice subito anche la differenza tra direct inxing e un ETF (exchange traded fund) o un fondo comune di investimento indicizzato, i quali hanno come obiettivo tracciare passivamente le performance dell’indice.

Come funziona il Direct Indexing

Come funziona il direct indexing nella pratica. L’investitore che intende praticare l’approccio d’investimento direct indexing deve acquistare tutti i titoli presenti in un indice, rispettando la ponderazione dei titoli inclusi nell’indice.

Pensiamo all’indice delle blue chip italiane, il Ftse MIB. Possiamo investire nell’indice acquistando un ETF che replica l’andamento nel Ftse MIB, oppure possiamo praticare il direct indexing sul Ftse MIB acquistando i 40 titoli azionari che lo compongono.

Questo è il meccanismo di funzionamento di base del direct indexing.

Perché si diffonde il Direct Indexing oggi?

Fino ad alcuni anni fa, voler praticare il direct indexing era altamente costoso. Si pensi, ad esempio, a un investitore che avesse voluto replicare l’indice S&P 500. L’investitore avrebbe dovuto collocare 500 ordini di acquisto e pagare per ciascuno una commissione. E non è tutto, perché gli indici periodicamente vengono ribilanciati, dunque l’investitore che pratica il direct indexing deve ribilanciare anch’egli acquistando e vendendo i titoli.

Si comprende come gli alti costi di un tale approccio agli investimenti risultava essere antieconomico un po’ per tutti, non solo per gli investitori retail.

Oggi, però, le piattaforme di trading online hanno abbassato di molto le commissioni, rendendo la pratica del direct indexing economicamente fattibile, a fronte di un impegno che resta sempre elevato se praticato fai da te.

Commissioni sul Direct Indexing

Per praticare il direct Indexing si ha bisogno di acquistare le azioni presenti nel paniere dell’indice di nostro interesse.

L’acquisto di titoli azionari ha quasi sempre un costo di commissione, anche se piccolo, e non sempre le piattaforme di trading offrono le commissioni zero sull’acquisto di azioni al dettaglio.

Direct Indexing con i CFD o azioni frazionate?

Parlando ancora di commissioni zero, va ricordato come la stragrande maggioranza delle piattaforme di trading offrano transazioni gratuite in particolare sui CFD (contratti per differenza). I CFD, tuttavia, non sarebbero i più indicati per praticare il direct indexing poiché i contratti per differenza non permettono di acquistare i titoli ma speculano sul prezzo del titolo sottostante.

Le azioni rappresentate dal benchmark (l’indice) devono essere acquistate, è basilare. Perché è basilare? Lo è perché con questo approccio agli investimenti, in un certo senso, siamo noi che stiamo “costruendo un ETF”.

Come spiegato nella guida agli ETF, questi sono fondi passivi che replicano un indice e, per replicare l’indice, gli ETF comprano dal mercato i titoli azionari presenti nell’indice.

Tutto chiaro? Ricapitolando. I contratti per differenza (CFD) sono i meno indicati per fare direct indexing anche se offrono commissioni zero, serve acquistare direttamente i titoli azionari dell’indice e di solito ciò richiede il pagamento di commissioni (anche se di molto ridotte rispetto a 10 anni fa).

Altra cosa è fare direct indexing con azioni frazionate. In questo caso, anche se si acquistano porzioni di azione con uno strumento derivato, il broker acquista effettivamente le azioni detenendole presso una banca custode. Le azioni frazionate sono quasi sempre a 0 commissioni.

Tuttavia, si tenga presente che un indice si compone di azioni intere e non di mezze azioni. Quindi la domanda che ci si dovrebbe porre come investitori è: “Come faccio a replicare fedelmente un indice se compro mezza azione Ferrari o Diasorin?”

Il Direct Indexing per investitori retail

Appreso cos’è il direct indexing e come funziona, proviamo a capire se il direct indexing per investitori retail è praticabile oppure no.

Come abbiamo spiegato negli ultimi due paragrafi molto dipende dalle commissioni che applica il broker all’acquisto di azioni.

Bisogna tenere conto del fatto che replicare un indice significa seguirlo costantemente e ribilanciare ogni qualvolta l’indice viene modificato. Gli indici, infatti, cambiano nel tempo perché alcuni titoli possono uscire e altri entrare.

Si prenda l’indice Ftse MIB. Tra il 2022 e il 2023 è prevista la fuoriuscita di alcuni titoli che lo compongono per via di delisting (Atlantia) e di collocazioni presso altre Borse (Exor). Un investitore ideale che sta praticando questo approccio agli investimenti sull’indice principale di Piazza Affari, dovrà vendere i titoli che usciranno per acquistare quelli che entreranno.

Il Direct Indexing conviene?

La domanda che sorgerà all’investitore è se il direct indexing conviene oppure no, e a quale categoria di investitore può convenire realmente.

Fare direct indexing del DAX 40, dell’IBEX 35 o del CAC 40, i quali sono indici (come suggerisce il numerico) con un numero basso di titoli azionari rappresentati, può risultare fattibile.

Voler fare direct indexing del Ftse Russell 2000 o dello S&P 500, potrebbe risultare complesso anche a un investitore che non paga commissioni sulle transazioni. Acquistare 500 o addirittura 2.000 titoli azionari è complesso, bisogna farlo seguendo la ponderazione degli indici e richiede molto tempo.

Quanto bisogna investire?

E poi c’è un altro aspetto fondamentale che non abbiamo ancora trattato: i soldi necessari per fare direct indexing. Quanto bisogna investire per fare direct indexing?

Riferendoci sempre al nostro “caro” Ftse MIB, guardiamo la lista per scoprire che il prezzo di una singola azione va dagli €0,1869 di TIM ai €189,4 di Ferrari (RACE), alla data del 23/09/22.

Se per assurdo volessimo acquistare una sola azione di ciascuno dei 40 titoli del Ftse MIB, dovremmo investire €509,8703 (alla data del 23/9/22). E l’indice non è certo uno di quelli che vale di più tra le grandi borse mondiali. Va aggiunto che ovviamente per seguire la strategia del direct indexing non potremo comprare “una azione per” soltanto.

Com’è facilmente intuibile da questo piccolo esercizio pratico, il direct indexing non è alla portata di tutti e in particolare risulta essere poco praticabile dagli investitori con budget ridotto. Per questi ultimi potrebbe risultare molto più conveniente e strategico un Piano di accumulo del capitale (PAC) fai da te.

I servizi di Direct Indexing

A causa di questi problemi e difficoltà, negli ultimi tempi sono nati vari servizi di direct indexing forniti da gestori di fondi e banche d’investimento.

Forniscono servizi di direct indexing Morgan Stanley, BlackRock, Vanguard, Fidelity. Sono disponibili prodotti finanziari appositamente sviluppati come il Direct Indexing Morningstar, tuttavia, si tratta di servizi a pagamento e che date le caratteristiche si presentano accessibili a un tipo di investitore con disponibilità medio alte.

Conclusione

Il direct indexing è sicuramente affascinante, l’investitore ha modo di trasformarsi in uno sviluppatore di uno strumento di investimento basato su un indice. Gli investitori con maggiore esperienza e competenza e con consistente liquidità, potranno iniziare a cimentarsi nel direct indexing partendo dagli indici con pochi titoli.

Consigliamo anche di leggere come investire negli indici Euro STOXX 50.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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