Non più tardi di 3 mesi fa, il presidente della BCE, Mario Draghi, sulla falsariga di un orientamento che già aveva previsto misure come il LTRO (Long
Non più tardi di 3 mesi fa, il presidente della BCE, Mario Draghi, sulla falsariga di un orientamento che già aveva previsto misure come il LTRO (Long Term Refinancing Operations) e il Quantitative Easing, lancia un nuovo strumento di rifinanziamento bancario, il TLTRO (Targeted Long Term Refinancing Operation- Operazioni Mirate di Rifinanziamento a Lungo Termine), con lo scopo di favorire i prestiti alle aziende, per l’appunto, in maniera mirata (Targeted).
Si tratta di prestiti a un tasso di 10 punti base sopra quello di riferimento (dunque lo 0,15%) con scadenza a 4 anni: l’obiettivo è quello di vincolare i finanziamenti alle banche alla concessione di crediti a famiglie e imprese.
Dalla loro struttura e dalla loro funzione si evince come l’intento originale della BCE sia quello di sostenere ed incentivare l’economia reale, motore di ogni Stato e primo indicatore di salute, non solo finanziaria, ma anche strutturale di ogni realtà nazionale.
Il proposito iniziale di vincolare tali finanziamenti è stato mistificato dalle banche italiane, che, anziché compiere investimenti produttivi ed erogare credito alle imprese, hanno scelto di direzionare i 2/3 di questa copiosa liquidità (26 miliardi) concessa da Francoforte in titoli di stato, peggiorando di fatto la situazione economica del paese.
Un’ingente marea di liquidità che è andata a sostenere il debito pubblico domestico, invece che aiutare l’economia reale, e che, come sostiene Il Sole 24 Ore “per le banche ha rappresentato una sorta di carry trade (debito a tassi bassi e investimenti a tassi più alti)”, aiutandole a rivitalizzare i propri conti vessati dagli stress test di ottobre, ma, per il sistema paese ha rappresentato una promessa europea mantenuta ma non realizzata, specie in riferimento al difficile momento economico e agli impegni assunti da privati e imprese che, ancora una volta, vedono negarsi un accesso al credito, anche quando è stato destinato loro in maniera specifica e sovranazionale.
Questa situazione è possibile, perché, a differenza del qe, dove è la Banca Centrale a decidere quanti titoli acquistare, quanta liquidità iniettare e di quanto aumentare il suo bilancio e la sua base monetaria, nell’asta TLTRO sono le banche a decidere quanta liquidità chiedere, quindi, fatti salvi alcuni limiti temporali, come il rimborso a settembre 2016 di tutti i finanziamenti se i prestiti netti eleggibili sono al di sotto del benchmark (parametro definito dalla BCE) e la scadenza di tutte le operazioni nel settembre dei successivi 2 anni, tali banche gestiscono la liquidità in maniera quasi discrezionale: il risultato è stato che solamente 8 miliardi su 26 siano stati destinati ad imprese et similia.
Quello che ne deriva è un record nei livelli di investimento nei BTP ad opera delle banche italiane, attestatosi su 414,3 miliardi di euro, in contrapposizione ai 209,64 miliardi di euro del 2011, lievitati a 331,1 miliardi l’anno successivo, per poi raggiungere i 387,44 miliardi a fine 2013.
E’ vero che calando i rendimenti dei Titoli di Stato, grazie agli annunci della BCE sulla stabilizzazione del mercato del credito, il Tesoro italiano pagherà interessi sul debito più sostenibili, ma è anche vero che se il Presidente Draghi non impegnerà a livello sostanziale i suoi propositi di vincolo di prestiti a credito ed investimenti nell’economia reale, le aste successive andranno a risanare per l’ennesima volta gli enti non erogatori di credito, ma anzi stagnatori dell’economia reale, con il contrapposto ennesimo danneggiamento di privati ed imprese.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.