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Testa A Testa Tra Il Ministro Del Petrolio Saudita E I Produttori Statunitensi

Da
Barry Norman
Pubblicato: Dec 29, 2014, 16:15 GMT+00:00

Nel fine settimana il ministro del petrolio saudita continua a "fare notizia" poiché un lieve cambiamento del suo linguaggio apre le porte ad un possibile

Testa A Testa Tra Il Ministro Del Petrolio Saudita E I Produttori Statunitensi

Nel fine settimana il ministro del petrolio saudita continua a “fare notizia” poiché un lieve cambiamento del suo linguaggio apre le porte ad un possibile taglio della produzione. Questa mattina il greggio WTI  si muove al rialzo guadagnando 55 centesimi ed è scambiato a 55,28$ mentre il Brent posta un rincaro di 20 centesimi per attestarsi su quota 59,87$. Il combustibile europeo rimane al di sotto dei 60$. Stando a quanto riportato da Bloomberg, questa mattina il combustibile posta il primo rincaro in tre giorni sul retro delle speculazioni di un escalation del conflitto in Libia, scenario che potrebbe ridurre l’attuale surplus delle scorte mondiali, uno  dei principali fattori che continua a spingere il greggio al ribasso. I future del Brent guadagnano più dell’1,6% sulla borsa di Londra. Secondo un funzionario di governo, il terminal di Es Sider che si trova nel più grande porto petrolifero della Libia,  rischia di prendere fuoco a causa dei forti venti. Il terminal può contenere quattro volte la produzione giornaliera del paese. Secondo  l’Associated Press, Youcef Yousfi , ministro dell’energia algerino, ha chiesto all’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio di tagliare la produzione al fine di contenere i prezzi e spingerli nuovamente al rialzo. Nelle sue dichiarazioni, insolitamente dettagliate, Naimi difende la decisione dell’OPEC che, nel mese di novembre, ha scelto di mantenere il suo tetto di produzione a 30 milioni di barili al giorno. Ricordiamo come l’Arabia Saudita sia il principale produttore della suddetta organizzazione.

Tale decisione ha spinto i prezzi del greggio ulteriormente al ribasso registrando un calo di oltre il 50% dal mese di giugno.  Detto questo, secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’Arabia Saudita tende a bilanciare l’equilibrio tra domanda e offerta poiché è l’unico paese capace incrementare notevolmente i suoi livelli di produzione.

Il regno produce 9,6 milioni di barili giornalieri e non sembra intenzionato a ridurre i suoi attuali livelli. «L’Arabia Saudita e altri Paesi – ha puntualizzato polemicamente al-Naimi – hanno cercato di riportare il mercato in equilibrio, ma la mancanza di cooperazione dei Paesi produttori fuori dall’Opec e il diffondersi di informazioni fuorvianti e della speculazione hanno fatto crollare i prezzi».

Quest’anno i prezzi del greggio perdono circa il 46% registrando il più grande calo annuo dal 2008 poiché l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio sceglie di difendere la quota di mercato e di mantenere invariato il suo tetto di produzione. Contemporaneamente la produzione statunitense posta i massimi degli ultimi trent’anni sul retro di un boom dello scisto. Detto questo, nel mese di novembre, la Libia ha prodotto 580.000 barili giornalieri, postando un calo di 1,59 milioni rispetto alla fine del 2010. La Libia spegna tre dei cinque incendi insorti la scorsa settimana a seguito dei bombardamenti da parte dei militanti islamici. Infatti, stando a quanto riportato da un portavoce del Petroleum Facilities Guard, i vigili del fuoco sono riusciti a spegnere le fiamme in tre serbatoi nel porto di Es Sider, Ali al-Hasy, tuttavia, la nazione potrebbe non essere in grado di contenere ulteriori incendi.

In uno scenario globale, il mercato del greggio è sempre più competitivo, infatti, nonostante un costo di estrazione tre o quattro volte superiore a quello del Medio Oriente, dal 2006 ad oggi, gli Stati Uniti hanno registrato un incremento della produzione del 40%.

“E’ giusto che un produttore altamente efficiente riduca la sua produzione mentre i produttori inefficienti continuano a produrre?”, questa la domanda che Naimi pone durante l’intervista rilasciato a Mees. Il ministro aggiunge:” Se io riduco la produzione che fine farà la mia quota di mercato? Il prezzo salirà e i russi, i brasiliani e i produttori di scisto statunitensi si impossesseranno della mia parte, motivo per cui, reputo ingiusto ridurre la mia produzione”

I produttori di scisto degli Stati Uniti continuano ad incrementare la loro produzione mentre i consumatori traggono costanti benefici dal calo prezzi della benzina, prezzi che hanno raggiunto i minimi pluriennali. Secondo un sondaggio Lundberg, in queste due settimane il prezzo medio di un gallone di benzina negli Stati Uniti è sceso di 25 centesimi postando i minimi degli ultimi sei anni. Il calo registra una perdita di 1,25$ rispetto al mese di maggio. Ricordiamo, inoltre, come il crollo dei prezzi del gas naturale sia stato dettato principalmente dal  processo di fratturazione idraulica – meglio conosciuto come fracking – meccanismo che consente alle aziende petrolifere di raggiungere le grandi quantità di petrolio precedentemente disponibili, ma al tempo stesso irraggiungibili,  scenario che ha portato ad un boom del greggio nazionale.

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