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Strette fra avversione e propensione al rischio, le valute vacillano

Da
Barry Norman
Pubblicato: Dec 11, 2014, 17:09 GMT+00:00

Nel corso della sessione asiatica il dollaro Usa ha perso qualche punto scivolando sino a 88,23 dopo che la scorsa settimana aveva rotto il livello a 89

Strette fra avversione e propensione al rischio, le valute vacillano

Nel corso della sessione asiatica il dollaro Usa ha perso qualche punto scivolando sino a 88,23 dopo che la scorsa settimana aveva rotto il livello a 89 mentre fra i trader si riaffacciava la propensione al rischio. In apertura di settimana gli investitori sono stati scossi dalle notizie provenienti dalla Grecia (che potrebbe andare a nuove elezioni molto presto) e da quelle riguardanti l’Opec che, combinate a dati economici piuttosto insoddisfacenti stampati da Cina e Giappone, hanno spinto i trader a cercare investimenti sicuri quali oro e yen nipponici.

A novembre l’inflazione cinese ha toccato il minimo degli ultimi 5 anni, alimentando le aspettative per un intervento deciso da parte delle autorità di Pechino al fine di scongiurare il rischio deflazione e il rallentamento economico: tale prospettiva ha contribuito a risollevare i mercati dopo il tonfo registrato martedì. I prezzi al consumo sono cresciuti al ritmo più basso degli ultimi 5 anni, laddove l’indice dei prezzi alla produzione era già in territorio negativo dopo essersi contratto per il 33° mese di fila, perdendo il 2,7% su base annua.

Il governo ellenico ha anticipato alla prossima settimana l’elezione del presidente della Repubblica, voto che costringerà quasi due dozzine di parlamentari indipendenti a decidere se schierarsi con l’esecutivo riformista del premier Samaras o con i radicali di sinistra che si sono espressi contro ogni piano di salvataggio internazionale targato Bce, Fmi e Commissione Europea. La decisione è giunta subito dopo che i ministri dell’economia e delle finanze dell’Eurozona si erano detti favorevoli a garantire alla Grecia gli aiuti promessi solamente per i prossimi due mesi, regalando al premier Samaras un’inaspettata via di fuga: il primo ministro era infatti alla ricerca di una soluzione per sottrarsi il prima possibile dalla tutela internazionale e da un programma di salvataggio che è fortemente impopolare all’interno della Grecia. Il voto del parlamento per eleggere il prossimo capo dello Stato, la cui prima tornata avrà luogo il 17 dicembre (e non il 15 febbraio) potrebbe portare il paese a elezioni anticipate se Samaras non dovesse riuscire a far eleggere il suo candidato. Nel corso della settimana l’euro si è mosso decisamente in rialzo, scambiato a 1,2450 mentre i trader restano incollati a ogni dichiarazione proveniente dalla Bce.

Intervistato dal Birmingham Times, il governatore BoE Carney ha sorpreso i mercati affermando che i tassi d’interesse britannici dovranno essere ritoccati verso l’alto nonostante il probabile calo dell’inflazione; le tempistiche di quello che sarà il primo rialzo dal 2007 restano comunque incerte, laddove il processo dovrà essere molto graduale. Ieri la sterlina si è apprezzata sino a 1,5714 e si mantiene in rialzo anche stamane. A ottobre il deficit commerciale del Regno Unito si è ridotto al minimo degli ultimi 7 mesi, soprattutto per il calo dell’import di benzina, portandosi a 9,6 miliardi di sterline dai 10,5 di settembre; le previsioni puntavano invece a un calo fino a 9,5 miliardi. Il deficit relativo al commercio con i paesi-Ue si è ridotto a 6 miliardi dai precedenti 6,4; quello con i paesi extra-Ue è invece passato a 3,6 miliardi dai 4,1 di settembre. L’export è cresciuto di 0,2 miliardi, soprattutto per via dell’incremento degli scambi di argento. Le importazioni sono invece calate sino a 0,7 miliardi per via del calo dell’import di benzina. Il saldo degli scambi di servizi ha registrato un surplus di 7,6 miliardi, contraendosi rispetto ai 7,7 di settembre.

Lo yen giapponese ha perso 30 punti ed è scambiato a 118,13 mentre va attenuandosi l’avversione al rischio. Nel corso della sessione odierna conosceremo gli ordini di macchinari nipponici, l’indice IPC tedesco e le vendite al dettaglio statunitensi: questi indicatori potrebbero alimentare la volatilità presente sui mercati valutari.

Il Kiwi ha perso circa 16 punti per via della revisione al ribasso dell’output del settore dei latticini e dopo che la Rbnz ha lasciato inalterato il tasso di sconto ufficiale; il governatore Wheeler ha comunque affermato che il suo istituto è pronto a ritoccare verso l’alto i tassi, rimasti sino a questo momento bloccati al valore deciso mesi e mesi fa. L’Aussie è scambiato invece in rialzo di 11 punti per toccare quota 0,8328 dopo le buone notizie giunte dal fronte occupazionale: ha infatti ricominciato a crescere la creazione di posti di lavoro in Australia.

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