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Robo advice in Italia, nuova frontiera che garantirà migliori consigli finanziari?

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Dec 29, 2019, 10:06 UTC

Robo advice in Italia, la nuova frontiera che garantirà migliori consigli finanziari? Lo studio della Consob per gettare luce su un fenomeno in crescita anche in Italia.

Robo advice in Italia

L’occasione per parlare di robo advice in Italia ci viene offerto dal recente quaderno della Consob ‘Valore della consulenza finanziaria e robo advice nella percezione degli investitori. Evidenze da un’analisi qualitativa’, pubblicato da poco. 71 pagine di studio che gli interessati troveranno sicuramente utili. Qui non possiamo che fare sintesi di quanto la Consob vuole dirci attraverso il suo quaderno fintech.

Robo advisor o Consulente finanziario?

La tecno-finanza ha aperto nuove prospettive di accesso al mondo finanziario. Fino a qualche decennio fa bisognava essere investitori da decine di migliaia di euro almeno, per poter accedere ai mercati attraverso i broker, perché erano richiesti capitali consistenti e perché i servizi costavano molto.

La digitalizzazione della finanza, ha cambiato molto e dato la possibilità a tutti di accedere in vari modi ai mercati finanziari. Piattaforme di trading accessibili con soli 100 euro di capitale, strumenti derivati come CFD e barrier option alla portata di tutti… Per non parlare dell’opportunità di usare questi strumenti derivati praticamente in ogni mercato (commodity, metalli preziosi, forex, azioni) e comparto (energetico, tecnologico, immobiliare).

Ma la cultura finanziaria? E la consulenza finanziaria?

Quanti entrano nel mondo del trading senza sapere un accidenti di quello che stanno facendo? …Troppi.

Ma il consulente finanziario costa troppo, come può permettersi un consulente chi ha mille euro da investire (non chi li ha da buttare, semmai ci fosse chi ne ha). Il consulente finanziario ha un costo e solo chi ha un budget adeguato se lo può permettere.

Ecco allora il servizio di robo advice, la consulenza automatizzata che fornisce consigli basati su una serie di input. Va precisato, a scanso di equivoci, che i robo advisor non sono gratuiti ma a pagamento. Diffidare di chi vuole proporre un servizio del genere gratuitamente, domandarsi dove sta la fregatura è un bene.

Chi sceglie i robo advisor e chi preferisce il consulente tradizionale

Non abbiamo ancora risposto alla domanda del precedente paragrafo, perché essa è articolata e dipende dall’inclinazione soggettiva. Lo studio della Consob mette in luce proprio questo. Da un punto di vista emozionale in molti sono curiosi di scoprire la novità del robo advisor, salvo poi rendersi conto che rispetto al consulente finanziario tradizionale c’è una differenza sostanziale: la maggiore autonomia decisionale.

Sì, perché se ci si affida a un consulente è perché si ripone in esso la fiducia di chi sa come consigliarci e quali investimenti profittevoli consigliarci. Siamo sempre noi a decidere, ma nel rapporto con una persona reale è chiaro che le dinamiche psicologiche sono altre: ci affidiamo.

Con il robot advisor, la prospettiva cambia, siamo più autonomi e quindi più liberi di scegliere tra la platea di proposte che il servizio automatizzato fornisce. E questo spaventa alcuni.

Chi vincerà? Il futuro dei servizi di robot advice in Italia e della consulenza tradizionale

Ecco quindi che forse in futuro non ci sarà la prevalenza dell’uno sull’altro, piuttosto la fusione tra le due opportunità.

Già perché non dobbiamo dimenticarci che il consulente finanziario è anche un educatore, che ci fornisce informazioni preziose di cultura finanziaria, di cui esso è portatore. Il consulente può aprirci l’orizzonte sull’ampio periodo e aiutarci a pianificare nel tempo la strategia d’investimento, fornirci una visione d’insieme e di lungo periodo.

Mentre il robot advisor servirà per le situazioni più di breve periodo, per le consulenze immediate, quelle che richiedono decisioni abbastanza rapide e urgenti.

C’è futuro per i servizi di Robo advice in Italia? Sì.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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