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Previsioni economiche primavera UE: recessione profonda. Come uscirne? – Approfondimento

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: May 7, 2020, 08:33 UTC

Pubblicate le previsioni economiche di primavera 2020 nell'Unione Europea, che prospettano una recessione profonda. Come uscirne? Un approfondimento.

Previsioni economiche primavera

“La pandemia di nuovo coronavirus ha colpito duramente i consumi, la produzione industriale, gli investimenti, gli scambi, i flussi di capitali e le catene di approvvigionamento. Il previsto allentamento progressivo delle misure di contenimento dovrebbe porre le basi per una ripresa. Tuttavia non si prevede che l’economia dell’UE recuperi interamente le perdite di quest’anno prima della fine del 2021”.

Questo quanto ha scritto la Commissione UE ieri presentando le Previsioni economiche di primavera 2020.

Oltre i dati negativi la situazione viene descritta chiaramente come depressa dalle parole poste in grassetto come: “Un duro colpo alla crescita seguito da una ripresa incompleta”; o come “la disoccupazione è destinata a crescere, anche se le misure politiche dovrebbero limitarne l’aumento”.

Attendiamoci non uno, ma almeno due anni (2020-2021) critici per l’economia reale.

Nel 2021 il rimbalzo parziale

Se quest’anno il Pil dell’UE è previsto a -7,5%, nel 2021 sarà del +6%; mentre la disoccupazione è prevista in aumento al 9% nel 2020 e calerà all’8% nel 2021 (nel 2019 era al 6,7%).

I dati sono un po’ più negativi se si guarda alla zona euro, ovvero tenendo conto dei Paesi che hanno adottato l’euro.

I dati sono chiari, il prossimo anno in gran parte si recupereranno le perdite di quest’anno ma la vera ripresa bisognerà attenderla nel 2022 o nel 2023.

La ripresa dipenderà da come i singoli Paesi reagiranno, lo dice anche l’Ue nelle previsioni economiche di primavera:

“Lo shock per l’economia dell’UE è simmetrico, poiché la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma secondo le previsioni sia il calo della produzione nel 2020 che l’ampiezza del rimbalzo nel 2021 saranno marcatamente diversi”.

Come se ne esce da tutto questo?

In Italia se ne uscirà facendo quanto non si è fatto negli ultimi 40 anni, come ammodernare le infrastrutture esistenti prima che costruirne di nuove. Lo ha detto Zeno D’Agostino a Teleborsa, uno dei massimi esperti nel settore dei trasporti e della logistica ferroviaria e portuale, e presidente dell’Adsp che gestisce i porti di Trieste e Monfalcone.

Vanno recuperate le infrastrutture esistenti “non solo a Trieste ma in tutta Italia”, aveva detto D’Agostino in una intervista rilasciata a Teleborsa. Infrastrutture “abbandonate e che potrebbero in maniera molto più sostenibile e meno impattando sul territorio essere recuperate e dare sostanziale aiuto alla logistica nazionale”.

Ed ha poi aggiunto: “Io vedo molti che si preoccupano di creare nuove infrastrutture, vedo pochissima attenzione al recupero delle infrastrutture esistenti”.

A Trieste, ad esempio, è stata recuperata la vecchia linea ferroviaria austriaca.

Rinnovabili

Il Global Wind Energy Council, in rappresentanza di 1.500 tra aziende e organizzazioni del settore eolico in 80 nazioni, ha lanciato un appello ai governi affinché si prenda in considerazione una ripartenza che tenga conto della sostenibilità perché in grado di generare nuovi posti di lavoro.

Secondo il Council il solo eolico potrebbe creare circa 4 milioni di posti di lavoro diretti e indiretti entro il 2030 in tutto il mondo.

E gli investimenti nel settore sono imponenti, dal 2015 al 2019 oltre 652 miliardi di dollari, e potrebbero aumentare di ulteriori 207 miliardi annui fino al 2030.

La risposta è l’innovazione non il ritorno al passato

Se è vero quanto si dice che dopo il nuovo coronavirus il mondo non sarà più lo stesso, allora dovrà significare anche che lo sviluppo economico non guarderà al passato, che gli investimenti non verranno indirizzati su tecnologie passate.

La ripresa economica e finanziaria passerà per il nuovo e non per il vecchio.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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