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Il Pil dell’Italia è in calo su base annua: -0,1% per Istat

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Jun 2, 2019, 09:26 UTC

Il Pil dell’Italia è in calo su base annua: -0,1% secondi i dati Istat ufficiali, che smentiscono le migliori stime pubblicate ad aprile 2019. Cresciamo meno del resto dell'Europa.

Italy budget

Si gioca sui decimi per valutare il Pil dell’Italia, secondo gli ultimi dati Istat ufficiali nel primo trimestre del 2019 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, ma è diminuito del -0,1% rispetto al primo trimestre del 2018.

Ad aprile l’Istat aveva diffuso delle stime sul Pil dell’Italia, che parlavano di un +0,2% su base congiunturale e di un +0,1% su base tendenziale. I dati definitivi, quindi, sconfessano le previsioni e indicano un peggiore quadro della crescita, ma è comunque migliore rispetto alla seconda metà del 2018.

Cresce la domanda interna dello 0,2%, indicando che c’è una lieve ripresa dei consumi nazionali, in crescita dello 0,6% anche gli investimenti fissi lordi. In aumento le esportazioni dello 0,2%, mentre è netta la contrazione delle importazioni: -1,5%.

La domanda interna ha contribuito alla crescita del Pil dell’Italia del +0,2%, i consumi delle famiglie, infatti, sono aumentati di un +0,1 punti percentuali, il contributo alla spesa delle pubbliche amministrazioni è invece nullo.

Sul versante del lavoro, le ore lavorate sono aumentate dello 0,7% e le unità di lavoro dello 0,4%. L’incremento è dovuto in particolare ai settori agricoltura, silvicoltura e pesca (+3,6%); al settore industriale (+1,4%) e ai servizi (+0,4%). Aumentano anche i redditi da lavoro dipendente procapite del +0,5%, grazie ad aumenti in tutti i settori: il settore industriale è quello che ha apportato il maggiore contributo ai redditi da lavoro.

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Pil dell'Italia

I dati qui sopra riportati indicano l’andamento del Pil dell’Italia dal 2007 ad oggi.

La crescita degli investimenti

Gli investimenti crescono grazie alla spesa per le abitazioni (+2,5%), per l’acquisto di fabbricati non residenziali (+2,8%) e per l’acquisto di prodotti di proprietà intellettuale (+1,6%).

Diminuiti, invece, gli investimenti per impianti, macchinari e armamenti del 2,2%. Calati del 5% gli investimenti sui mezzi di trasporto e dello 0,7% per le risorse biologiche coltivate.

Il contributo dei vari settori

L’agricoltura apporta al Pil Italia un incremento del +2,9%, l’industria del +0,5% e le costruzioni del +2,4%.

Nel settore dei servizi, i dati sono negativi dello 0,2%. In particolare diminuisce l’apporto dato dal commercio, dalla riparazione di veicoli, trasporto e magazzinaggio, alloggio e ristorazione, che insieme si contraggono dello 0,3%. Diminuisce l’apporto delle attività finanziarie e assicurative (-0,8%), delle attività professionali (-1,4%).

Crescono invece i servizi di informazione e comunicazione (+0,5%), e le attività immobiliari (+0,2%). Aumentano anche le attività artistiche, di intrattenimento e gli altri servizi: +0,6%.

Come sta andando il Pil negli altri Paesi

Nel primo trimestre, gli Stati Uniti hanno riportato un aumento del Pil dello 0,8%, mentre la Germania del +0,4% e la Francia del +0,3%. In generale il Pil dell’Europa è cresciuto dello 0,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% se confrontato con il primo trimestre del 2018.

Questi dati indicano che l’Italia è decisamente sotto la media europea e che cresciamo poco, molto poco.

Italia ed Europa: senza più poveri

Intanto il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha affermato ieri, 1 giugno, che noi italiani: “Saremmo più poveri senza l’Europa, lo diventeremmo se dovessimo farne un avversario”.

“Addossare all’Europa le colpe del nostro disagio è un errore; non porta alcun vantaggio e distrae dai problemi reali”.

E poi prosegue: “Quelli che sono talvolta percepiti come costi dell’appartenenza all’euro sono in realtà il frutto del ritardo con cui il Paese ha reagito al cambiamento tecnologico e all’apertura ai mercati. Quasi tutti gli altri paesi hanno fatto meglio di noi.”

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Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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