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Petrolio Greggio WTI e Brent, Analisi Fondamentale Settimanale, Previsioni dal 15 al 19 Dicembre 2014

Da
Barry Norman
Aggiornato: Dec 14, 2014, 16:48 GMT+00:00

Il petrolio greggio WTI continua a perdere terreno, chiudendo la settimana a 57,46, il minimo degli ultimi anni. Il Brent, in seguito alla revisione al

Petrolio Greggio WTI e Brent, Analisi Fondamentale Settimanale, Previsioni dal 15 al 19 Dicembre 2014

Il petrolio greggio WTI continua a perdere terreno, chiudendo la settimana a 57,46, il minimo degli ultimi anni. Il Brent, in seguito alla revisione al ribasso della domanda globale da parte della IEA (Agenzia Internazionale per l’Energia), segue l’andamento del WTI. Oggi il greggio WTI, lo standard sul mercato statunitense, è sceso ulteriormente, precipitando per la prima volta dal luglio 2009 (quando il paese era però in piena recessione) sotto quota $ 60 il barile. L’Opec ha tagliato le stime sul consumo mondiale di petrolio per il prossimo anno, e l’Arabia Saudita, indubbiamente il più influente fra i paesi membri del cartello, ha ripetuto di non avere alcuna intenzione di tagliare la produzione, nonostante il fatto che teoricamente togliendo di mezzo il combustibile fossile in eccesso si potrebbe favorire un aumento dei prezzi.

Petrolio Greggio WTI e Brent, Analisi Fondamentale Settimanale, Previsioni dal 15 al 19 Dicembre 2014
“Perché dovremmo tagliare la produzione?” ha chiesto ieri ai giornalisti Ali al-Naimi, Ministro del Petrolio Saudita. “Questo è un mercato e noi vendiamo al prezzo di mercato. Perché dovremmo tagliare la produzione?”

La risposta di Nami non è solo una replica sarcastica a una domanda che arrovella la mente dei dirigenti tutto il mondo (che sicuramente accoglierebbero a braccia aperte un taglio anche minimo da parte dell’Arabia Saudita); è anche un bel modo per ricordarci che questa situazione di mercato pesa su alcuni paesi molto più che su altri – i sauditi, da molti punti di vista, non hanno niente da temere.

Lo scorso mese in Cina, il secondo più grande consumatore al mondo, in corrispondenza del crollo dei prezzi – favorito dall’eccesso di offerta – ai minimi degli ultimi cinque anni, le raffinerie hanno prodotto volumi record di greggio, incrementando la produzione di petrolio del 5,5% rispetto allo scorso anno, a 42,25 milioni di tonnellate, o 10,32 milioni di barili al giorno (secondo i dati della National Bureau of Statistics).

Il crollo di prezzi del petrolio, che perdura oramai da sei mesi, questa settimana ha subito un’accelerazione, culminata nel tonfo del 4% di venerdì – la terza chiusura in ribasso in cinque giorni – toccando i minimi dal maggio 2009, quando gli USA erano però in piena recessione. A innescare questo movimento al ribasso sono state le previsioni sul consumo da parte dell’Agenzia Internazionale per l’Energia.

Mercoledì l’Opec ha fatto sapere che il prossimo anno l’aumento di produzione dei paesi non membri e la debole crescita economica globale porteranno la domanda di petrolio a 28,9 milioni di barili al giorno, il minimo degli ultimi 10 anni e oltre, un dato comunque inferiore ai 30 milioni di barili al giorno che il gruppo ha dichiarato di voler produrre il prossimo anno.

Sempre mercoledì, il Dipartimento per l’Energia ha riportato un sorprendente incremento delle riserve di petrolio negli USA di 1,5 milioni di barili, quando gli analisti si aspettavano una contrazione di 2,2 milioni di barili. Anche le riserve di benzina hanno registrato un incremento superiore alle aspettative.

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